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Halving bitcoin : cos’e’ e come avvantaggiarsene

01/05/2020

Siamo ormai a pochi giorni da un evento storico per Bitcoin, l’ Halving Bitcoin (clicca per vedere quanto manca) , e molti di voi si chiederanno senz’altro cosa significa e quale sia la portata di questo evento che implica il “dimezzamento” delle ricompense per i miners. In questo articolo ho raccolto alcune informazioni e vi lascio qualche suggerimento su come poterlo sfruttare nella maniera più redditizia. Buona lettura. GavriloBTC

COS’E’ L’HALVING BITCOIN?

E’ un evento che dimezza la velocità con cui vengono creati nuovi Bitcoin. Avviene automaticamente ogni quattro anni.

I Bitcoin (BTC) hanno una produzione e immissione sul mercato che è limitata, una volta raggiunto il limite, il network Bitcoin Core smetterà di produrre criptovaluta. Questo è scritto nell’algoritmo matematico che sta alla base della creazione del Bitcoin e non è pertanto modificabile. Per questo motivo viene considerato e definito “oro digitale”, anzi esso, contrariamente a qualsiasi elemento naturale, incarna esattamente il concetto di scarsità addirittura più del metallo prezioso. Bitcoin non è quindi illimitato e un giorno non potrà più essere estratto. Oggi esistono circa 18 milioni di BTC, che rappresentano approssimativamente l’85% dell’offerta monetaria complessiva. Ogni 210.000 blocchi viene infatti eseguito il cosiddetto “halving” o “dimezzamento” nel sistema di produzione dei Bitcoin, rendendo sempre più difficile la sua produzione . Siccome la produzione di bitcoin è legata al processo di verifica delle transazioni effettuato dai miners (controllori e validatori di rete), ciò significa che il protocollo dimezza le ricompense (block reward) legate alla generazione di ogni nuovo blocco e, dopo ogni halving, i miner ricevono metà dei BTC per la verifica delle transazioni rispetto a prima.

Cos’è un block reward?

E’ la quantità di BTC che il miner riceve ogni qual volta aggiunge un nuovo blocco alla blockchain.

Per capir meglio , bisogna innanzitutto spiegare che alla base del Bitcoin c’è una tecnologia innovativa e rivoluzionaria: la Blockchain. In sintesi, la Blockchain è un registro digitale che archivia informazioni sulle transazioni all’interno di blocchi di dati. Ad esempio, quando una persona A invia BTC ad una persona B, questa transazione verrà memorizzata all’interno di un blocco assieme ad altre 500 transazioni avvenute approssimativamente nello stesso momento. Le ricompense legate alla generazione di nuovi blocchi, o “block reward“, indicano la quantità di nuova criptovaluta che i miner producono e ricevono dopo aver convalidato con successo un nuovo blocco sulla blockchain. Per fare ciò è necessario risolvere problemi matematici estremamente complessi utilizzando hardware con un’enorme potenza di calcolo (asic miners): si tratta quindi di una ricompensa per il duro lavoro compiuto dai miners.

Quanti BTC riceveranno i miner dopo il prossimo halving?

Ogni nuovo blocco produrrà 6,25 BTC: inizialmente questa ricompensa era otto volte maggiore.

Inizialmente nel 2009, i miner ricevevano 50 BTC per ogni blocco validato: questo significa che, prima dell’halving avvenuto nel novembre del 2012, sono stati generati complessivamente 10.500.000 BTC. Dopo tale data, i miner hanno iniziato a ricevere soltanto 25 BTC per ogni blocco. Potrebbe sembrare una cifra eccessivamente alta (quasi 200.000 € ogni dieci minuti, stando al cambio attuale), ma non bisogna dimenticare che al tempo il network era ancora agli albori e nessuno sapeva se la gente avrebbe continuato o meno ad investire la potenza di calcolo dei propri computer per mantenere in vita la rete di Bitcoin. Un altro fattore da tenere a mente è che prima del 2012 il prezzo più alto mai raggiunto da BTC fu soltanto 28,32 €, nel giugno del 2011. Poco più tardi questa “bolla” scoppiò, facendo tornare il prezzo della criptovaluta sotto i 2 €. Ciononostante, è innegabile che il mining si sia dimostrato molto più redditizio per coloro che hanno iniziato a svolgere questa attività nei primi anni della criptovaluta: è per questo motivo che molti critici definiscono Bitcoin uno schema Ponzi. Il secondo halving di Bitcoin si è verificato il 6 luglio 2016, in concomitanza con la produzione del blocco numero 420.000: tale evento ha ridotto le ricompense per i miner a 12,5 BTC, corrispondente al tasso attuale. Il terzo halving dimezzerà ulteriormente tale cifra, che scenderà a 6,25 BTC.

Interessante grafico che mostra il vertiginoso aumento di valore che Bitcoin ha beneficiato ad ogni Halving

Perché le ricompense per i miner vengono dimezzate?

Satoshi Nakamoto, l’anonimo creatore di Bitcoin, ha scelto di programmare una serie di Halving ogni 210.000 blocchi fino a quando la rete (Bitcoin Core) non avrà generato la fornitura massima di 21 milioni di Bitcoin per limitare l’offerta di nuove monete , così a parità di domanda, i prezzi della criptovaluta dovrebbero aumentare. Insomma,  gli halving sono utili per poter sostenere i prezzi della criptovaluta evitando che un’eccessiva offerta possa deprimere le valutazioni di Bitcoin.

Quando avverrà il prossimo halving di Bitcoin?

Sulla base delle prestazioni attuali, il prossimo halving di Bitcoin è previsto per il 12 maggio 2020.

Il prossimo halving di Bitcoin è attualmente previsto il 12 maggio 2020, quando il numero di blocchi raggiungerà le 630.000 unità, ma per lungo tempo la data è restata incerta, in quanto il tempo necessario per generare nuovi blocchi potrebbe accelerare o rallentare. In media, il network produce infatti un nuovo blocco ogni dieci minuti circa. Si prevede che l’ultimo halving si verificherà nell’anno 2140, quando verrà estratto il 21.000.000° BTC. Dopo tale evento i miners smetteranno di ricevere ricompense per la generazione di nuovi blocchi, ma continueranno comunque a ottenere delle entrate: le commissioni che gli utenti pagano per effettuare le transazioni vanno infatti proprio ai miners.

Considerazioni finali, opportunità e benefici

Nella breve storia del bitcoin, l’halving ha sempre rappresentato un momento importante dal punto di vista speculativo perchè sostanzialmente riduce l’offerta di nuove monete immesse regolarmente nel mercato: questo renderà l’asset più scarso. Le precedenti fasi di dimezzamento del block reward nel 2012 e 2016 hanno dato vita a un significativo aumento di prezzo della moneta nel lungo termine. Analizzando i precedenti storici , il 28 novembre del 2012, corrispondente al primissimo halving di Bitcoin, il prezzo della criptovaluta aumentò da 10 a 11€. Il suo valore continuò a crescere per tutto l’anno successivo, raggiungendo il valore di 1000 € nella prima metà di dicembre del 2013. Circa quattro anni più tardi il prezzo di Bitcoin iniziò a seguire un simile movimento rialzista passando dai 526€ del 9 giugno ai 594€ del 9 luglio 2016, data del secondo halving. Ancora una volta il prezzo di BTC ha continuato a crescere nell’anno successivo, raggiungendo il picco di valore mai raggiunto prima e mai eguagliato di 18.000€ il 17 dicembre del 2017. Anche questa volta accadrà lo stesso? Secondo gli scettici, il mercato è già preparato a tale evento e il prezzo non verrà in alcun modo alterato. Ma negli ultimi quattro anni l’industria delle criptovalute è notevolmente cambiata: Bitcoin non è più soltanto un interessante esperimento tecnologico, ma una reale opportunità d’investimento presa seriamente in considerazione dal grande pubblico. E la riprova è arrivata puntuale nei giorni scorsi, un evento non prevedibile come la pandemia da Covid-19 ha nei mesi scorsi messo in difficoltà tutti i mercati compreso quello delle criptovalute, ma il Bitcoin, dopo aver fiutato l’aria, mercoledi 29 marzo ha fatto partire lo sprint pre-halving con un +16,7% nell’ultima settimana. Questo stimolerà notevolmente la domanda di criptovaluta da quei trader che hanno paura di perdere un’occasione irripetibile e, di conseguenza, farà aumentare ancora di più il prezzo. Ciò però non significa che da giugno 2020 assisteremo necessariamente a una salita esponenziale del valore del bitcoin, infatti i rendimenti passati non sono garanzia di profitti futuri. Anzi non è da escludere che nel breve periodo l’halving possa addirittura causare un temporaneo calo della quotazione dovuto al fatto che alcuni miners tenderanno a liquidare parte delle proprie monete poco prima dell’halving o, a seguito dell’evento, decidano di abbandonare l’attività a causa della riduzione del margine di guadagno.  Verosimilmente gli effetti positivi dell’halving sul prezzo della moneta si vedranno solo nel lungo termine con un outlook di fine del periodo rialzista solo a dicembre 2021 .

Smart Contracts: che cosa sono, come funzionano e dove si applicano

Quando si è iniziato a parlare di Smart Contract o di contratti intelligenti il primo pensiero e la prima semplificazione è stata quella di considerarli come una minaccia al lavoro di avvocati e notai. Ma non è affatto vero che la Blockchain o meglio, una delle dimensioni della Blockchain come gli Smart Contract sia destinata a mettere in discussione il lavoro degli studi legali o notarili. Certamente, come tutte le trasformazioni, imporrà un cambiamento, e certamente a queste figure professionali verrà chiesto di rivedere il proprio ruolo nella realizzazione di forme contrattuali fortemente innovative.

Ma per capire che tipo di cambiamento arriverà o sta arrivando con gli Smart Contract e quali settori saranno prima di altri interessati è importante capire di cosa si tratta.

SMART CONTRACT E BLOCKCHAIN

Gli Smart Contracts innanzitutto non sono una novità da associare necessariamente alla Blockchain. In effetti sono stati oggetto di sperimentazione già negli Anni ’90 e sono stati ideati ben prima, e hanno una loro specifica dimensione a prescindere dalla Blockchain. Certamente il fenomeno Blockchain ha permesso e sta permettendo di avere quelle garanzie di Trust, Fiducia, affidabilità e sicurezza che nel passato erano necessariamente delegate a una figura “terza”. Diciamo, come ultima premessa prima di entrare nel merito, che nello sviluppo e nella gestione di progetti Smart Contract appaiono oggi avvantaggi quelle realtà professionali che sanno coniugare una competenza sul profilo legale con solide competenze tecniche e di sviluppo.

Abbiamo detto che negli Anni ’90 le tecnologie hanno permesso di attuare forme di sperimentazione di Smart Contract, ma l’idea di contratto intelligente risale in realtà alla metà degli Anni ’70. Il termine adottato all’epoca non era quello di Smart Contract, ma il concetto era sostanzialmente quello che ha portato ai contratti intelligenti. All’epoca l’esigenza era molto semplice e atteneva alla necessità di gestire la attivazione o disattivazione di una licenza software in funzione di alcune condizioni molto semplici. La licenza di determinati software venne di fatto gestita da una chiave digitale che permetteva il funzionamento del software se il cliente aveva pagato la licenza e ne cessava il funzionamento alla data di scadenza del contratto. Semplicemente, in modo molto basico, era uno Smart Contract.

Dall’IoT (Internet delle Cose) i dati per gli Smart Contract

Uno Smart Contract è la “traduzione” o “trasposizione” in codice di un contratto in modo da verificare in automatico l’avverarsi di determinate condizioni (controllo di dati di base del contratto) e di autoeseguire in automatico azioni (o dare disposizione affinché si possano eseguire determinate azioni) nel momento in cui le condizioni determinate tra le parti sono raggiunte e verificate. In altre parole lo Smart Contract è basato su un codice che “legge” sia le clausole che sono state concordate sia la condizioni operative nelle quali devono verificarsi le condizioni concordate e si autoesegue automaticamente nel momento in cui i dati riferiti alle situazioni reali corrispondono ai dati riferiti alle condizioni e alle clausole concordate.

Semplificando lo Smart Contract ha bisogno di un supporto legale per la sua stesura, ma non ne ha bisogno per la sua verifica e per la sua attivazione. Eppure lo Smart Contract fa riferimento a degli standard di comportamento e di accesso a determinati servizi e viene messo a disposizione, accettato e implementato come forma di sviluppo di servizi tradizionali e senza che sia necessariamente espresso che si tratta di Smart Contract.

Assicurazioni: l’IoT sulle vetture dialoga con gli Smart Contract

Un esempio viene dal mondo delle assicurazioni per autoveicoli che sulla base di dati rilevati grazie ad apparecchiature Internet of Things a bordo delle vetture sono in grado di fornire dati sul comportamento del conducente che possono influire e creare determinate condizioni che attivano o disattivano clausole di vantaggio o svantaggio. Ad esempio il superamento di limiti di velocità determinati dal contratto possono essere lette come condizioni di maggior pericolo e determinare un cambiamento contrattuale delle condizioni applicate ad esempio nel valore del premio assicurativo.

Un altro esempio arriva dal mondo dei media dove con i Digital Rights Management viene gestita la erogazione e l’accesso a determinati servizi multimediali. Anche qui semplificando il concetto: si può ascoltare un determinato brano musicale o leggere un libro o assistere a uno spettacolo solo se la scelta effettuate corrisponde al valore collegato al servizio acquistato. Laddove si abbia scelto un servizio a tempo se ci sono le condizioni contrattuali stabilite. Ma se si cerca di ascoltare il brano quando il tempo è scaduto è uno smart contract che impedisce l’accesso ed è sempre uno smart contract che propone magari un nuovo smart contract a condizioni di particolare favore purché la scelta venga effettuata entro un certo tempo o magari da uno specifico device. O magari, ancora, se si “porta” un amico. Tutte condizioni che sono verificate, eseguite e implementate da uno smart contract senza intervento umano.

Big Data e Data Science per Smart Contract

E proprio perché l’assenza di un intervento umano corrisponde anche all’assenza di un contributo interpretativo lo Smart Contract deve essere basato su descrizioni estremamente precise per tutte le circostanze, tutte le condizioni e tutte le situazioni che devono essere considerate. Ecco che la gestione dei dati e dei Big Data in particolare diventa un fattore critico essenziale per stabilire la qualità dello Smart Contract.

Nello stesso tempo per gli Smart Contract è fondamentale definire in modo estremante preciso le fonti di dati alle quali il contratto è chiamati ad attenersi. Gli Smart Contract sono chiamati a ricevere dati e informazioni da soggetti che vengono definite e certificate dalle parti nel contratto stesso e che devono essere individuate, controllate lette e interpretate dallo Smart Contract sulla base di precise regole che a loro volta rappresentano una delle parti più rilevanti e strategiche del contratto che determinano ovviamente l’output finale.

E qui viene il punto più rilevante relativo alle differenze sostanziali tra contratto tradizionale e Smart Contract. Lo Smart Contract è di fatto “figlio” dell’esecuzione di un codice da parte di un computer. E’ un programma che elabora in modo deterministico (con identici risultati a fronte di identiche condizioni) le informazioni che vengono raccolte. In altre parole se gli input sono gli stessi i risultati saranno identici. Questo punto è estremamente rilevante perché se da una parte rappresenta una certezza e una sicurezza in quanto garantisce alle parti una assoluta “certezza di giudizio oggettivo” escludendo qualsiasi forma di interpretazione, dall’altra sposta sul codice, sulla programmazione, sullo sviluppo il peso e la responsabilità o anche il potere di decidere.

Ai contraenti spetta il compito di definire condizioni e clausole e modalità e regole di controllo e azione, ma una volta che il loro contratto è diventato codice e dunque uno smart contract e i contraenti lo accettano ecco che gli effetti non dipendono più dalla loro volontà.

Per portare fiducia negli Smart Contract serve la Blockchain

Ed ecco che il tema della fiducia si sposta, esce dallo studio legale per entrare nel terreno dello sviluppatore. Se lo Smart Contract è chiamato a fare bene il suo lavoro, deve fornire una serie di garanzie a tutte le parti coinvolte e primariamente a questo punto della nostra analisi lo Smart Contract deve garantire che il codice con cui è stato scritto non possa essere modificato, che le fonti di dati che determinano le condizioni di applicazione siano certificati e affidabili, che le modalità di lettura e controllo di queste fonti sia a sua volta certificato.
La licenza Cloud per le applicazioni destinate al pagamento delle fatture di una azienda non può essere disabilitata per un errore nella quantità di transazioni oggetto del contratto o nella data di scadenza del servizio o ancora perché non è arrivata la conferma di avvenuto pagamento presso la banca.

In altre parole lo Smart Contract deve essere preciso sia nella sua stesura sia nella gestione delle regole che ne determinano l’applicazione e delle regole che devono governarne le eventuali anomalie.

E si arriva, con questo passaggio al tema della fiducia. Nei contratti tradizionali il valore della fiducia viene corrisposto e garantito da una figura terza, tipicamente un avvocato o un notaio. Si tratta di figure che continuano ad essere coinvolte, anche se in modalità diverse. Resta sempre necessaria la figura di un intermediario che dialoga con le parti e che naturalmente viene retribuito per i suoi servizi. Anche per questo ruolo sono state individuate delle soluzioni alternative al ruolo delle persone fisiche.

Ad esempio all’interno di situazioni chiaramente definite come possono essere le filiere produttive costituite da diverse imprese sono stati sperimentati e sono oggi attivi Smart Contracts la cui stesura e la cui implementazione attengono alle regole organizzative definite tra le imprese. In questi contesti in particolare il ruolo della “terza parte” intesa come fiduciario viene reinterpretata dall’utilizzo della Blockchain. Nell’Industria 4.0, nella Smart Agrifood, nei progetti di Smart Logistics basati sulla diffusione di apparati Internet of Things, il controllo sul conferimento di determinate materie prime, sulla loro qualità e quantità viene già oggi gestito con Smart Contracts che hanno anche il compito di attuare, in automatico, nel rispetto delle logiche Industry 4.0, delle azioni corrispondenti.

Agli albori: contratti intelligenti alla ricerca di IoT e Big Data

Tornando alla storia degli Smart Contract va ricordato che uno dei primi a effettuare sperimentazioni e a coniare il nome stesso fu Nick Szabo, un esperto di crittografia americano di origine ungheresi che grazie alla passione per la Data Science iniziò a ipotizzare già nel 1993, quando ancora non si parlava di Internet of Things e di Big Data che determinati oggetti potevano essere gestiti in modo digitale in funzione di determinate condizioni. Un sistema di produzione in una impresa poteva modificare il proprio comportamento in funzione degli ordinativi presenti da mandare in lavorazione. Il codice alla base di quell’idea di Smart Contract leggeva le condizioni legate agli ordinativi e attivava le macchine necessarie per sostenere la produzione. Nick Szabo volle anche spiegare e divulgare le sue teorie e le sue idee in merito con “Smart Contracts: Building Blocks for Digital Free Markets” una pubblicazione che vide la luce nel 1996 e che in qualche modo ha rappresentato una delle basi “logiche” del moderno commercio elettronico.

Credits to www.blockchain4innovation.it

BITCOIN , MANUALE PRATICO SULL’ORO DEL 21° SECOLO – VIII. SEGWIT E LIGHTENING NETWORK

Cari amici  bitcoiners e newbies (novizi),

sono lieto di annunciarvi questa bella novità: un Manuale pratico e alla portata di tutti che vi aiuterà a capire ed entrare nel mondo delle criptovalute. Scritto da 3 giovani colleghi imprenditori italiani, che sono impegnati come me nel campo delle valute digitali decentralizzate, un mondo nuovo ed estremamente  rivoluzionario, ma ricco di opportunità. Come ho scritto nella prefazione/introduzione di questo libro/manuale, il Bitcoin oltre ad aver cambiato radicalmente ed in meglio la nostra vita  ci ha mosso l’esigenza di fornire ad una platea quanto più eterogenea, degli strumenti di conoscenza anche approfondita , ma scritta in maniera semplice ed alla portata di tutti, nel mio caso in lingua italiana ( ma il libro verrà tradotto in più lingue) .  Il manuale non ha alcuna pretesa scientifica o tecnica, ma solo divulgatoria. Vi preghiamo quindi in anticipo di scusarci ed eventualmente segnalarci se vi troverete eventuali imprecisioni. Molti sono però i punti di contatto anche ideali tra me e questi giovani colleghi entrapreneurs ed è per questo che ho deciso di aiutarli e collaborare con loro alla correzione e diffusione di questo manuale che è acquistabile su Amazon QUI ed anche in bitcoin contattandomi direttamente.  Vi potrà sembrare un controsenso pagare in bitcoin un manuale per iniziare a conoscerli, ma  la novità è che,  per chi nuovo di questo mondo cryptofinanziario volesse approfondire ed imparare le prime nozioni e notizie sulle criptovalute comprandolo e soprattutto leggendolo, sono disponibile ad insegnargli da subito a scaricarsi il suo primo portafoglio e a cambiare in bitcoin inviandogli la cifra necessaria poi all’acquisto del manuale.

A dimostrazione del linguaggio semplice e diretto utilizzato per il manuale, in accordo con gli autori, pubblico qui in anteprima assoluta un capitolo, quello che tratta un argomento piuttosto astruso per i non addetti ai lavori :

VIII CAPITOLO

SEGWIT E LIGHTENING NETWORK

All’interno della comunità Bitcoin, per molto tempo, ha tenuto banco un dibattito, riguardo la dimensione dei blocchi della Blockchain, all’interno dei quali vengono registrate le transazioni di Bitcoin. Il problema sorgeva da un conflitto di
interessi tra le parti in giochi. Per questo ora parliamo di SegWit
(Segregated Witness).
Il protocollo Bitcoin prevede che ogni 10 minuti, un nuovo blocco
della capacità di 1 Megabyte si aggiunga alla Blockchain. Grazie al
successo maturato nel corso dei mesi e l’aumento degli utilizzatori,
è stato raggiunto il limite di archiviazione delle transazioni
disponibile per blocco. Questo ha portato ad una saturazione del
network, ragion per cui si è arrivati ad un momento nel quale tra
l’invio e il ricevimento di una somma di Bitcoin, potevano passare
anche molte ore o persino giorni. L’unico modo per velocizzare il
processo era chiedere di pagare delle FEE (commissioni) più alte ai
Miner per avere maggiore priorità sulle altre transazioni, ma ad un
punto tale per cui utilizzare Bitcoin per piccole somme, diventava
persino sconveniente.
Gli alti costi di transazione rappresentano un problema, sia per gli
utenti finali, sia per tutte le aziende che volessero iniziare a fare
business con i Bitcoin; da ciò deduciamo che se come mezzo di
pagamento nell’utilizzo su larga scala non dovesse più funzionare, si
perderebbe lo scopo per cui è stato creato. A tal proposito, Satoshi
Nakamoto nella prima frase del “White paper”, il documento con
cui presentò il funzionamento alla base del protocollo Bitcoin,
afferma: “Commerce on the Internet has come to rely almost
exclusively on financial institutions serving as trusted third parties to
process electronic payments”, parlando apertamente di commercio
su Internet.

La soluzione per tutte le parti chiamate in causa è rendere Bitcoin
scalabile e cioè che abbia la possibilità di crescere in funzione delle
necessità per l’adozione di massa. Per fare ciò esistono due
possibilità:
1) Scalare “onchain”, tramite l`aumento delle dimensioni dei blocchi
e quindi portarli da 1 Megabyte a 2, 4 o 8, in base all`esigenza,
permettendo l’inclusione di un numero notevolmente superiore di
transazioni per ogni blocco, mantenendo un basso costo per gli
utenti.
2) Scalare “offchain”, la cui unica applicazione al momento
conosciuta consiste nella creazione della Lightning Network, una
rete di canali di pagamento che permette bassi costi di gestione e di
transazioni. Per creare la Lightning Network è stato necessario
l’upgrade a Segwit.
Prima di affrontare dettagliatamente Segwit, cerchiamo di andare a
capire dal punto di vista ideologico, ma anche geopolitico, le
posizioni degli schieramenti in campo, che vedono da una parte i
Miner, di cui le maggiori mining pool sono presenti in Cina e
dall’altra parte aziende come Blockstream, presente negli Stati
Uniti, che raccoglie i migliori sviluppatori al mondo e che è uno dei
maggiori finanziatori di Bitcoin Core (software principale e di
riferimento di Bitcoin).
Per molto tempo la conflittualità tra gli schieramenti ha portato ad
un impasse riguardo la soluzione possibile da adottare per
permettere a Bitcoin di scalare, fino ad arrivare al 23 maggio 2017,
data in cui venne stato siglato il New York Agreement, sottoscritto
da 58 firmatari. L’accordo consiste in un compromesso tra le due
parti del dibattito: coloro che vogliono scalare tramite SegWit e
coloro che vogliono scalare tramite aumento della dimensione del
blocco.

Segwit2x è il nome dato al progetto e consiste in due fasi
sequenziali. La prima riguarda l’attivazione di SegWit, avvenuta
ufficialmente il 24 agosto 2017 al blocco 481.822 e la seconda che
consente l’aumento del blocco a 2 Megabyte, che dovrebbe
avvenire a Novembre 2017.

In cosa consiste Segwit (Segregated Witness)?
SegWit è un aggiornamento del protocollo Bitcoin, che consente di
separare la parte della firma dal resto dei dati della transazione.
Questo non solo permette l’implementazione della Lightning
Network, ma riduce il peso in byte delle transazioni, aumentandone
quindi la quantità possibile al secondo. Si stima che l’aumento della
capacità possa essere equivalente ad un aumento virtuale del
blocco a circa 1,8 MB. “Segretate” significa “separare” e con
“Witnesses” si intendono le firme delle transazioni.
Nonostante possa sembrare un intervento per gli “addetti ai lavori”,
le modifiche apportate a Bitcoin sono epocali, perché hanno
concretizzato la scalabilità della criptomoneta, permettendone la
sopravvivenza.
La speranza ora è che la rete Lightning Network si sviluppi il prima
possibile, in modo da non rendere più necessario l’aumento della
dimensione dei blocchi. Nel caso in cui non si arrivi al risultato
sperato, l’aumento dei blocchi a 2 MB dovrebbe evitare un nuovo
intasamento della rete e il conseguente nuovo aumento delle
commissioni.
Finiamo questo capitolo spiegando brevemente in cosa consiste la
Lightning Network.
Questa crea dei canali di pagamento “offchain”, ovvero al di fuori
della Blockchain, con l’obiettivo di facilitare le microtransazioni nella
rete con notevoli benefici in termini di tempi e costi.

 

 

8 anni di BITCOIN e 58 fatti rilevanti da sapere

8 ANNI DI BITCOIN E 58 FATTI RILEVANTI DA SAPERE
 04/09/2017

Mi hanno segnalato questa interessante infografica che a quasi 10 anni dalla nascita del Bitcoin raccoglie 58 fatti rilevanti che lo riguardano. Per chi ha difficoltà con la lingua inglese troverà la traduzione in italiano in fondo, sotto l’immagine. Leggeteli, sono veramente interessanti, soprattutto per imparare le cose fondamentali da sapere sul Bitcoin, ma anche utili per chi  usa questa criptovaluta da tempo. Buon divertimento!!

1.  La leggenda del misterioso SATOSHI NAKAMOTO , il nome inventato del creatore (o dei creatori)  del bitcoin

2. Si crede che  Nakamoto possegga il primo milione di bitcoin che oggi vale circa 3.5 miliardi di euro

3. Nessuna singola entità o governo ha il controllo sulla criptovaluta Bitcoin

4. C’è un numero finito di Bitcoin: 21 milioni

5. L’ 1% della comunità bitcoin controlla il 99% del suo valore

6. Dal marzo 2015 il costo delle commissioni di transazione bitcoin è salito del 1289 %

7. Il 69% degli istituti bancari sta sperimentando  applicazioni basate sulla tecnologia blockchain

8. Il market cap totale è di 43 miliardi

9. Il valore del bitcoin si è moltiplicato di 879.999 volte dal 2010 al 2017

10. Il 64% dei bitcoin non è mai stato utilizzato  e potrebbe  essere così anche per il futuro

11. Blockchain, un wallet bitcoin, ha racimolato 40 usd da Google Adventures e da Richard Branson

12. Circle, Blockstream e Digital Asset Holding sono tre tra le più grosse startup nel mondo Bitcoin

13. L’ FBI possiede l’1,5% dei bitcoin di tutto il mondo

14. Circa il 5% dell’economia bitcoin è attiva sul deep web e sui mercati neri del dark web

15. Nel 2014, il crack  della più grande piattaforma mondiale di scambio Bitcoin di allora,   Mt. Gox,  provocò un crollo del 40% nella quotazione della criptovaluta

16. Il potenziale risparmio per una banca che utilizzasse la tecnologia Blockchain sarebbe di 8-12 milioni di usd all’anno

17. Solo 807 persone hanno dichiarato le entrate in bitcoin ai fini della tassazione

18. Bithumb, la quarta piattaforma exchanger esistente ha dichiarato di essere stata hackerata per un controvalore di miliardi nel luglio del 2017

19. Ci sono 7 tipi di carte di debito in bitcoin per privati e società

20. SatoshiDice  è stata la prima grande acquisizione societaria in bitcoin per una cifra di 126.315 BTC pari a 11,5 milioni di dollari

21. Mr Nakowa vinse 11.000 BTC su un sito di gioco d’azzardo nel 2013( pari allora a 1,3 milioni di dollari)

22. Le mining pools cinesi controllano più  del 70% dell’hashrate collettivo della rete Bitcoin

23. La mining pool cinese Antpool ha scoperto il 20% dei blocchi bitcoin prodotti tra il 2016 e il 2017

24. Pizza day. Il 22 maggio 2010, 2 pizze furono pagate 10 mila bitcoins. Fu il primo scambio di bitcoin per un bene/prodotto. Il 22 maggio del 2017 il loro valore sarebbe stato di 20 milioni di dollari

25. Il Bitcoin su GitHub ha 147 mila stargazers (bookmars) e   oltre 9 mila forks

26. I rimborsi non sono possibili nelle transazioni bitcoin

27.Le transazioni sono misurate in satoshi/bytes. 1 satoshi = 0,00000001 bitcoin

28. Perdere un portafogli bitcoin = perdere i bitcoin contenuti per sempre. James Howell ha perso 7500 bitcoins buttando nella spazzatura il suo hard disk contenente 4 milioni di sterline di controvalore

29. I bitcoins generati come ricompensa per il lavoro di mining (attualmente in blocchi da 12,5 bitcoin ), si dimezzano ogni 4 anni finchè tutti i bitcoin verranno completamente scoperti

30. Un nuovo blocco di monete “nasce” ogni 10 minuti con  6 nuove scoperte di blocchi in circa un’ ora

31. Diversamente dalle valute tradizionali , i Bitcoin sono decentralizzati e basati su un algoritmo (Satoshi algorithm), quindi sulla matematica

32. Tutti i dati riguardanti le transazioni bitcoin sono pubblici, trasparenti  e non falsificabili, sempre consultabili sul registro Blockchain

33. Sha256 è una funzione hash a 64 caratteri che viene utilizzata per crittografare gli indirizzi bitcoin

34. Da agosto 2017 ci sono 16,5 milioni di bitcoin prodotti ed  in circolazione

35. Nel dicembre del 2016 fu donato il 4 millesimo bitcoin a Wikileaks raggiungendo così il controvalore totale di 3 milioni di dollari

36. La rete Bitcoin ha una forza di calcolo maggiore dei 500 supercomputers mondiali messi insieme

37. Nel 2016 un bitcoiner mandò accidentalmente 137mila dollari di controvalore invece di 5 dollari senza nessun modo per recuperarli

38. Ci si aspetta  17 milioni di bitcoin in uso nei prossimi dieci anni

39. Il limite massimo di bitcoin prodotti sarà pari a 21 milioni, produzione che cesserà nel 2140

40. Austin Craig e Beccy Binghams del famoso “Life on Bitcoin” hanno dimostrato come vivere per 90 giorni solo con i bitcoin

41. Il phisher di Alphabay Phisherkingz ha affermato di aver fatto un milione di dollari in 14 mesi rubando bitcoins

42. L’università di Nicosia, Cipro, è stata la prima ad accettare bitcoin in pagamento per le rette universitarie

43. Virgin Galactic , il teorico club di avventure spaziali accetta prenotazioni in bitcoin

44. Puoi vincere dei bitcoin extra giocando al gioco della Blockchain

45. La Corte circondariale della Florida ha rigettato un processo per riciclaggio di denaro affermando che per le norme statali il bitcoin non è considerata valuta

46. Il valore del Bitcoin è aumentato di ben oltre il 162% nel 2017

47. Bitcoin Savings and Trust ha pagato 700 mila bitcoin a Trendon Shavers in una causa legale SEC per un Ponzi scheme

48.  Dell computers, Microsoft, Newegg, Overstock, Dish, Expedia, sono solo alcune delle grandi società che accettano bitcoin

49. Reeds Jewelers,  One Shot Hotels e Holiday in New York sono solo un esempio di famose società quotate in borsa che usano i bitcoins

50. Il numero degli esercizi commerciali che accettano bitcoin è cresciuto da 36 mila a 82 mila solo nel 2014

51.  Ethereum con 18,7 miliardi usd e Litecoin con 2,27 miliardi usd di market cup sono le due criptovalute che seguono il Bitcoin come importanza

52. il 90% degli indirizzi wallet bitcoin hanno saldo zero o di infimo valore

53. Roger Ver 52 milioni usd , Charlie Shrem  45 milioni usd, Dave Carlson con 35 milioni di usd sono solo alcuni dei milionari in bitcoin

54.  Attualmente ci sono 1525 Bitcoin ATM (bancomat ) istallati nel mondo, in 58 paesi, con 21 produttori di ATM e 261 operatori ( me compreso)

55.  Il Bitcoin è esente IVA in Belgio

56. la Svizzera ha classificato il bitcoin come valuta estera

57. Il bitcoin è illegale in  Kirgykistan, Vietnam, Bolivia, Islanda, Ecuador e Bangladesh

58. Nel 2013 la Thailandia ha bandito il Bitcoin

Courtesy of: Bitcoin Casino

BITCOIN WALLET – Il portafoglio bitcoin – Guida pratica

Il wallet Bitcoin è il conto o il portafogli su cui si detengono, inviano e ricevono i bitcoin, visualizzato con una stringa alfanumerica molto lunga (34 caratteri) detta CHIAVE PUBBLICA, iniziante per 1 o per 3  nel caso di indirizzi wallet legacy o per “bc” nel caso di indirizzi wallet segwit. Esso  ha la funzione di RICEVERE i bitcoin che arriveranno a quel wallet e si usa proprio come un IBAN bancario. Il wallet contiene anche la CHIAVE PRIVATA, che non è normalmente visibile e che permette di  INVIARE i bitcoin. La  chiave privata è desumibile dal backup del wallet attraverso una PASSPHRASE, ovvero una serie di dodici (o più) parole che servono a recuperare il wallet ed i fondi in bitcoin in esso contenuto in caso di smarrimento o distruzione/furto del wallet. E’ quindi buona pratica fare SEMPRE il back up del wallet per evitare di perdere irrevocabilmente i fondi bitcoin in esso contenuti. Da una chiave pubblica ( indirizzo bitcoin) infatti, non si può mai risalire alla chiave privata, mentre la chiave privata può generare “n” (infinite) chiavi pubbliche. Le transazioni bitcoin sono identificate con stringhe alfanumeriche ancora più lunghe di quelle dei wallet ( Transaction ID) . Queste stringhe alfanumeriche (transaction ID) e gli  indirizzi wallet (address wallet) possono svelare il saldo e tutti i movimenti del wallet se posti in consultazione sulla Blockchain, un registro pubblico inalienabile e immutabile, condiviso in rete tra tutti gli utenti bitcoin perchè contenuto nel wallet. Blockchain e indirizzi bitcoin non rivelano MAI e non sono MAI associabili al proprietario del wallet e dei bitcoin contenuti, nè il luogo fisico dove sono conservati i bitcoin. Questo è il motivo perchè i Bitcoin ed i wallet sono considerati anonimi, anche se in realtà è più corretto affermare che siano pseudonimi come, ad esempio, un indirizzo email  al cui proprietario si può risalire solo attraverso l’analisi dell’IP collegato in rete.  Esattamente il contrario perciò di quanto si possa desumere da un IBAN bancario che rivela il nominativo del proprietario del conto e l’indirizzo fisico della filiale dove quel conto è stato acceso, ma non il saldo e i movimenti del conto rappresentato in IBAN.

Fatte queste doverose premesse, una delle prime domande che ci si pone quando si vuole cominciare ad utilizzare i bitcoin è come fare a riceverli, detenerli, inviarli.     Si tenga sempre preliminarmente presente che il Bitcoin è uno strumento di piena libertà economica e finanziaria  e non necessita, anzi rifugge dall’essere affidato a intermediari come banche, istituti finanziari o assicurativi o peggio, come alcuni erroneamente fanno, su wallet/conti di terze parti come le piattaforme exchanger (Coinbase, Localbitcoin, Paxful  su tutte) o servizi vari online: è un po’ come lasciare il proprio portafogli dal salumiere e utilizzare i soldi che vi sono contenuti per comprare da lui o spenderli solo negli orari di apertura del negozio, quando il salumiere sarà disponibile. Uno dei problemi più diffusi dei wallet su terze parti  rispetto ad  un wallet di proprietà,  è infatti che non  si possiedono le chiavi private ( quelle che di fatto ci permettono di spendere/inviare i nostri bitcoin) e si resta  così esposti al volere ed alle regole del servizio che ospita i nostri bitcoin. Significa nel concreto che anche quando vi inviano bitcoin a quel wallet, non li vedrete immediatamente come normalmente accade con un wallet di proprietà , ma dovrete aspettare  che la transazione abbia le prime conferme dei blocchi di verifica  (cominci cioè ad essere verificata); ciò significa che potrebbero passare decine di minuti se non addirittura ore prima che possiate vedere su quel wallet i bitcoin che vi sono stati inviati, con il disagio che potete immaginare e il sospetto magari di essere stati imbrogliati. La scelta del wallet bitcoin appropriato  è quindi fondamentale per iniziare con il piede giusto e questo significa scaricarsi un wallet che ti permetta di gestire e salvare le chiavi private in modo di avere sempre il controllo dei propri bitcoin.

Quando si ha a che fare con i bitcoin si deve anche sempre tenere presente che chi li ha inventati , ha mutuato l’oro e il denaro contante, perciò molte domande che ci poniamo, trovano soluzione nel mondo reale proprio comportandoci come se possedessimo la stessa quantità d’oro o il suo equivalente in banconote. Ve ne andreste in giro con 50.000 euro in contanti  in tasca nel portafoglio? Ne dubito, soprattutto per il pericolo di perdere questa ingente somma e per motivi di sicurezza personale. Per questa ragione ed essendo  i wallet (portafogli) bitcoin scaricabili gratuitamente dalla Rete anche seguendo questo link, vi invito a scegliere  sempre i wallet adeguati alle vostre esigenze .

Il loro funzionamento è estremamente semplice ed intuitivo: tutti i wallet hanno tre sezioni : SALDO dove troverete il saldo attuale e lo storico di tutte le transazioni , INVIA per inviare i bitcoin dal vostro wallet ad un altro indirizzo ( bitcoin address) , RICEVI dove si genera il bitcoin address da passare alla controparte o il qr-code da far scansionare  per ricevere i bitcoin.  Tutti i bitcoin wallet hanno la possibilità di accesso sotto password, anche se naturalmente ciò non basta per mettere al sicuro il vostro capitale in bitcoin. L’importante è ricordare che i bitcoin non scompaiono per magia dal vostro wallet e virus e hackers riescono a penetrare nei vostri sistemi informatici perchè VOI li fate entrare, con qualche vostra disattenzione o negligenza.

Passiamo ora a vagliare quale tipo di wallet potrebbe servire alle nostre esigenze e quale scegliere. Ricordate sempre che i wallet bitcoin sono ANONIMI e GRATUITI,  anche quelli ” di proprietà”  che scaricate su pc o su cellulare. Se quindi vi saranno richieste credenziali soldi o dati personali, sicuramente potrete saltarli piè pari e scaricare comunque il wallet.  Se per esempio vogliamo che il nostro wallet abbia lo stesso utilizzo del portafoglio che abbiamo in tasca per le spese quotidiane, diciamo fino ad un massimo di 500- 1000€ , consiglio di aprire un wallet online come Blockchain walletche ha la praticità di poterlo configurare sul web e clonare poi anche sui propri dispositivi portatili come tablet e smartphones utilizzando l’omonima app scaricata dai rispettivi store e viceversa, si può scaricare come app e poi utilizzare le credenziali con il browser web  dal vostro computer.  Per il fatto di avere costantemente online  i vostri bitcoin e quindi sempre disponibili ad attacchi informatici,, sconsiglio di tenere per lungo tempo cifre superiori a quelle descritte su wallet sempre online.

Se l’esigenza invece è quella di conservare quantitativi di bitcoin di maggior valore e per più lungo tempo , diciamo fino a 5-10 mila euro su wallet bitcoin che equivalga ad un conto corrente bancario, ecco che sarà consigliabile depositarli su programmi wallet scaricabili solo su pc per Windows, IOS o Linux dove si potrà evitare virus e hackers anche semplicemente  staccando il computer dalla rete internet o meglio ancora spegnendolo dopo l’utilizzo. Suggerisco in questi casi di scaricarsi programmi come Electrum  e  di leggere questa guida approfondita su come utilizzarlo.

Infine per proteggere continuativamente quantitativi di bitcoin rilevanti e superiori anche ai 10.000 euro di valore il consiglio è di usare hardware wallets, portafogli fisici come il CASE di cui trovate qui la recensione o in alternativa il Trezor o un Ledger Nano.

Un discorso a parte va fatto per i paper wallets . Un paper wallet è un modo di custodire i bitcoins che consiste nello stampare il bitcoin address (la stringa alfanumerica o indirizzo bitcoin)e le chiavi private su un foglio di carta. Quando fatto in maniera appropriata  è uno dei modi possibili più sicuri (e meno costosi) di custodire i bitcoins. I suoi limiti sono dati dall’evidenza in cui le chiavi pubbliche e private sono stampate sulla carta e il supporto stesso che richiede sia conservato in luoghi adeguati (ad es. in cassaforte). Per poter inviare i bitcoin contenuti in un paper wallet bisognerà assorbire attraverso la scansione del qr-code, le chiavi private sulla applicazione wallet del proprio dispositivo portatile. Uno dei primi e migliori siti di generazione di paper wallet che vi invito ad utilizzare è Bitaddress, facile ed assolutamente intuitivo.

IMPORTANTISSIMO

 Tutti i wallet di proprietà vi danno la possibilità di fare il backup delle chiavi private ( quelle che di fatto permettono l’invio dei bitcoin dal wallet a un altro wallet), cosa che vi consiglio caldamente di fare e nella maggior parte dei casi sono rappresentate da 12 o più parole che vanno conservate in un luogo sicuro FUORI dal pc o dal dispositivo dove avete scaricato il wallet per evitare, se hackerati, di farsele rubare. Queste 12 o più parole vi permetteranno di ricostruire i vostro wallet ovunque e di recuperare sempre i vostri bitcoin.

Per chi volesse leggere e approfondire l’argomento:

http://www.portafoglioelettronicomigliore.com/bitcoin-wallet.asp

Come inviare i Bitcoin da un portafoglio di carta

http://www.kensan.it/articoli/Paper_wallet.php

http://darkwhite666.blogspot.it/2016/10/differenze-tra-wallet-virtuali-software.html

https://www.bitaddress.org/

Articolo aggiornato al 20 novembre 2020

Cinque cose che ogni investitore dovrebbe sapere sui Bitcoin

Cinque cose che ogni investitore dovrebbe sapere sui  Bitcoin

Five Things Every Investor Should Know about Bitcoin

Tra instabilità economica globale e crisi finanziaria, gli investitori stanno diventando sempre più consapevoli dei vantaggi che il Bitcoin offre rispetto alle forme tradizionali di beni di rifugio e del denaro. Anche se molti investitori rimangono cauti  per via del prezzo fluttuante dei Bitcoin, ci sono cinque principali aspetti cui ogni investitore dovrebbe conoscere .

1. Elevata liquidità

Il Bitcoin ha una liquidità notevolmente elevata nelle regioni e nei paesi con infrastrutture consolidate e regolamentate sulle criptovalute. Paesi come la Corea del Sud, Taiwan e la Svizzera offrono una liquidità superiore a quella della maggior parte di assets e, a volte, anche delle carte di credito per la presenza di start-up che consentono l’accessibilità a negozi di prossimità e prodotti di largo uso quotidiano facilitando il commercio fiat-to-Bitcoin.

Per i traders di alto profilo, molti exchangers abilitano scambi fino a $100,000 al giorno e in paesi altamente regolamentati come Corea del Sud e USA i limiti di scambio giornaliero sono molto più alti ancora.  Tutto ciò mentre gli investitori tradizionali hanno a che fare con politiche estensive di KYC  (Know Your Customer) e gli assets tradizionali trattati dal sistema bancario richiedono ancora più complessi requisiti KYC/AML (Anti Money Laundering).

2. Abbassamento della volatilità

I commercianti e gli investitori spesso esprimono le loro preoccupazioni verso la forte volatilità del Bitcoin. Tuttavia, nel corso dell’ultimo anno, il tasso di volatilità dei Bitcoin è diminuito. Di fatto, la criptovaluta è diventata meno volatile di alcune valute tradizionali, tra cui la sterlina.

Il tasso decrescente di volatilità lo rende più vitale, facendogli così assumere caratteristiche di moneta globale, riserva di valore e investimento sicuro. Ancora più importante, il prezzo dei Bitcoin ha mantenuto una tendenza al rialzo per quasi sei mesi al pari passo di un numero crescente di individui e di imprese che cominciano a riconoscere il Bitcoin come rifugio contro l’instabilità economica.

Per esempio, lo scambio e la domanda di Bitcoin in paesi come l’India e la Cina hanno registrato un’impennata negli ultimi tre mesi a causa di pesanti controlli sui capitali  e dei regolamenti finanziari imposti dalle autorità locali.

3. Trasportabilita

Il Bitcoin è l’unico asset, valuta e riserva di valore nel mondo con cui gli investitori oggi possono regolare i pagamenti transfrontalieri con facilità. Altre forme di valute o beni come l’oro, che è stato a lungo considerato il bene rifugio sicuro globale, hanno trattazioni inefficienti di valore in quanto richiedono la presenza di un provider di servizi di terze parti o alcune infrastrutture per il trasporto.

Ancora più importante, diversi paesi attualmente hanno ancora norme severe e restrizioni sugli scambi e il trasporto di beni materiali come l’oro. Così come, governi e autorità, possono sempre e facilmente controllare o confiscare beni come l’oro, il Bitcoin invece non può essere controllato da alcun ente centralizzato.

Inoltre, le tasse per le transazioni Bitcoin sono indipendenti e non si basano suun numero di transazioni. Ciò significa che, qualsiasi importo un investitore pensa di inviare a un destinatario può farlo con una commissione media di $ 0,11. Questa tassa si applica a qualsiasi operazione di qualsiasi dimensione, indipendentemente dalla quantità di denaro che viene trattato.

Bitcoin average fees

– fonte: bitcoinfees.21.co

4. Natura decentralizzata

Bitcoin è decentrato per natura. La moneta digitale non è controllata né manipolata da un ente centralizzato. Così, individui ed enti terzi non possono assumere il controllo dei fondi in bitcoin dei clienti come succede con l’attuale sistema bancario.

A volte, gli investitori hanno difficoltà a fare uso dei propri assets o  del proprio denaro causa la bassa liquidità. Nella maggior parte dei casi invece, ciò e dovuto ad un eccessivo livello di controllo solo per dimostrare il che il soggetto centrale è responsabile della protezione dei beni degli utenti e degli investitori. Se un’entità perciò decide di tenere o congelare le attività degli investitori, magari su richiesta di applicazione della legge o del governo, gli investitori non saranno in grado di ritirare o liquidare i propri assets.

Il Bitcoin invece impedisce situazioni come queste, con portafogli non detentivi con cui gli investitori possiedono Bitcoin senza avere a che fare con fornitori di servizi di terze parti. Inoltre per assicuraresi che le piattaforme dei wallet Bitcoin o i fornitori di servizi online non accedano ai propri Bitcoin ci si può creare portafogli di carta o di stoccaggio (cold wallets) per salvare i propri assets offline.

5. Aumento dei valore basato sulla domanda

Il valore del Bitcoin si basa unicamente sulla domanda di mercato di questa valuta digitale. Non è influenzato da regolamenti o manovre governative, a differenza del denaro fiat o degli assets finanziari. Il prezzo del Bitcoin va su e giù a seconda del livello della domanda di Bitcoin durante un certo periodo di tempo.

Tuttavia, esiste una correlazione indiretta tra il prezzo Bitcoin e l’instabilità economica. Ogni volta che un governo entra in uno stato di instabilità economica e finanziaria e impone pesanti restrizioni di trasferimento di denaro, gli utenti e gli investitori in panico acquistano Bitcoin per garantire che la loro ricchezza rimanga protetta.

In questo caso, il valore del Bitcoin aumenta, la domanda di moneta digitale aumenta, ma il suo numero è stabile e noto. Gli investitori possono così sfruttare l’instabilità del mercato globale e le restrizioni normative sull’uso dei contanti da allocando i propri capitali in Bitcoin.

Libera traduzione dell’articolo del 18/12/2016 a cura di Joseph Young per  The CoinTelegraph

TRUFFE E BITCOIN, QUALI SONO E COME PREVENIRLE

bitcoin-reveal

Dal suo inizio nel 2009, il Bitcoin è cresciuto in maniera esponenziale diventando una moneta digitale molto popolare ed usata in tutto il mondo. Purtroppo,  a causa della sua popolarità , del suo tasso di crescita e della sua capitalizzazione di mercato, anche i truffatori crescono e realizzano  benefici monetari molto consistenti.

Secondo Bitstamp, la prima piattaforma exchanger con regolare licenza, il bitcoin ha una capitalizzazione di mercato di più 11.3 miliardi di dollari, con una valutazione intorno ai $ 700/BTC (637€/BTC), al momento della pubblicazione. Va da sé che lo spazio Bitcoin e il suo valore attiri truffatori online che vogliono mettere le mani sulla moneta digitale impiegando metodi subdoli.

Naturalmente, indipendentemente dal fatto che tu sia un principiante nello spazio Bitcoin o ti sei dilettato in questa tecnologia per alcuni anni, è sempre una buona idea mantenersi aggiornati  sulle truffe da Bitcoin. Evidenzierò quindi le truffe bitcoin esistenti per rendervi consapevoli su cosa si può fare per evitare di diventarne vittima.

  1. LE TRUFFE DEGLI EXCHANGER BITCOIN

Questo tipo di truffa potrebbe non essere così facile da decifrare, semplicemente perché le organizzazioni possono avere un elevato livello di credibilità all’interno dello spazio bitcoin.

Ce ne sono alcune, però, che filtrano dalla rete. Ad esempio, nel 2014, la piattaforma di scambio valute digitali Cryptsy, perse 13.000 BTC e 300.000 LTC per una violazione  hacker dell’exchanger; tuttavia poi andò avanti senza informare i suoi utenti della situazione per paura di provocare panico di massa. Questo ha portato molti a credere che Cryptsy sia stata un mini-Mt.Gox .

Threat to digital currency. Criminal succeeds hacking theft. File contains Clipping mask, Transparency.
Threat to digital currency. Criminal succeeds hacking theft. File contains Clipping mask, Transparency.

Mt.Gox, l’ormai defunto exchanger bitcoin con sede a Hong Kong, assurse agli onori delle cronache sempre nel 2014, quando venne rivelato che circa 850.000 bitcoin erano stati rubati, per un valore all’epoca di circa $ 450 milioni. Nonostante 200.000 bitcoin furono ‘recuperati’,  molti utenti di quell’exchanger sono ancora in attesa di un rimborso per il  denaro che è stato loro rubato.

Cosa si può fare in situazione come questa? La migliore linea di difesa è quella di utilizzare solo i servizi di completa fiducia. Purtroppo, gli exchanger di cui sopra erano, in verso o nell’altro, exchanger di fiducia.

Che cosa può fare una persona?

Una soluzione è quella di non mettere tutte le uova nello stesso paniere e cercare di dividere quello che hai in diversi portafogli. In questo modo si può stare certi che non tutto quello che possiedi andrà perso se un exchanger viene hackerato. Inoltre è importante, come nel caso di Mt.Gox, accorgersi delle debolezze (ritardi nel rilascio del denaro per esempio) e cogliere i segnali di pericolo in anticipo. Sapendo di cosa si tratta si possono tenere a mente al momento del check out e passare ad altri exchangers (quello che fortunatamente feci io!!).

Naturalmente, prima di inviare il proprio denaro è saggio procedere con  cautela ed informarsi bene, ed essere consapevoli se eventuali exchangers evitano semplicemente di rispondere a domande nel tentativo di ignorare una situazione imbarazzante. Provate ad esempio a chiedere, quando vi faranno la procedura di antiriciclaggio, sulla sicurezza dei dati che state mandando loro e quali assicurazioni possano mettere in campo nel caso di una penetrazione del loro sistema di sicurezza con conseguente perdita di dati e di denaro/bitcoin (ma nemmeno una piattaforma come Bitstamp vi darà risposte rassicuranti, ci potete giurare!)

2. TRUFFE DA PHISHING

Sorprendentemente le truffe da phishing sono ben note per avere come obiettivo i bitcoin: dalle email con richieste di pagamento alle app di wallets che drenano i bitcoin degli ignari utenti che li scaricano dagli apple store sui propri smartphones, come è notizia di questi giorni, con seri dubbi sull’efficacia del livello di filtraggio fatto dalla casa della mela prima di pubblicare queste app e metterle a disposizione della propria clientela. Ed infine i cryptolockerphishing locks, programmi che codificano l’hard disk  dei vostri computer bloccando tutti i file data che sono contenuti all’interno i quali verranno poi eventualmente rilasciati solo dietro pagamento di un riscatto in bitcoin. Già nel 2014, proprio con il sistema delle mail con richieste di pagamento fasulle, anche il popolare wallet digitale Coinbase è rimasto vittima di un phishing di massa perdendo importanti dati dei propri utenti. In luglio, a seguito della chiusura e scomparsa della società di bitcoin mining  HashOcean, con milioni di dollari di bitcoin degli utenti, i phisher hanno tentato di raggiungere le vittime sostenendo che potessero recuperare i loro bitcoin rubati. Nel tentativo di attirare vittime ignare hanno usato falsi siti web, pagine di Facebook, e-mail di phishing.

Cosa si può fare per evitare di diventare vittima di una truffa da phishing:  non cliccare su eventuali fonti/link  che non sono state prima verificate. Se qualcosa non vi torna, procedete sempre con cautela. Dopo tutto, è molto meglio essere cauti prima, piuttosto che scoprire dopo avere involontariamente perso tutti i tuoi soldi.

3. FALSI SITI WEB

Si ritiene che in un discorso scritto, si possa leggere compiutamente anche se il contenuto delle singole parole è stato cambiato, basta che la prima e l’ultima lettera siano al loro posto .

Allo stesso modo, quando si tratta di qualcuno che cerca di fare apparire un sito web falso come reale,  utilizza solo una parte dell ‘URL del vero sito web, cambiando invece una  o più lettere. Un esempio di questo tipo di truffa è stato rivelato all’inizio di quest’anno quando un utente di Reddit ha annunciato di aver perso dei bitcoin  dopo l’utilizzo di un sito web falso di cui non si era accorto. L’utente ha creduto di star usando l’exchanger di moneta digitale ShapeShift.io ; tuttavia, è stato solo dopo essersi accorto che i bitcoin scambiati non arrivavano sul suo wallet, che notò la mancanza di una ‘F’  nell’ URL del falso sito web shapeshift utilizzato. Lo stesso succede anche per un altro exchanger , localbitcoins.com, di cui mi sono accorto personalmente e per fortuna ho evitato di cascarci…

Non solo, ma l’exchanger di Hong Kong, Bitfinex, quest’anno ha dovuto avvisare i propri utenti dell’esistenza di  e-mail di phishing che stavano circolando con un indirizzo che sembrava essere uno dei suoi.

Cosa si può fare: evitare di fare clic su fonti che non sono state verificate. Anche se un sito appare legittimo, ricordarsi sempre di controllare l’ortografia corretta del URL prima di procedere.

4. SCHEMI PONZI
Un buon massima di vivere secondo è ‘se sembra troppo bello per essere vero, probabilmente lo è.’ Questo è certamente il caso di schemi Ponzi, truffe piramidali, altresì chiamate catene di Sant’Antonio. Nella maggior parte dei casi, è facile rilevare una truffa di questo genere, ma ci sono ancora persone che ci cadono dentro. Perché? Perché i truffatori sanno cosa dire per ottenere quello che vogliono: tirar dentro quanta più gente possibile con la promessa di un grande ritorno sugli investimenti (ROI) senza dover fare molto per realizzarlo. Gavin Andresen, un noto sviluppatore di bitcoin,  haaffermato e ribadito per esempio, che tutti i cloud-mining bitcoin sono schemi di Ponzi. Vi vendono infatti potenza mining di macchine che nel migliore dei casi sono esauste e non vi ripagheranno mai dei soldi spesi per affittarne la potenza di lavoro, o fanno guadagnare pochissimo solo se uno affitta e rivende allo stesso prezzo massimo un mese dopo, incassando la produzione di quel mese come guadagno sull’investimento (ben poca cosa, dunque!).

Nel 2014, Trendon Shavers è stato arrestato e successivamente condannato a 18 mesi di prigione, dopo il suo coinvolgimento in uno schema Ponzi correlato ai Bitcoin. I rapporti affermano che ha sottratto in tutto 146.000 BTC agli investitori, pari a circa 807.380 $ durante il periodo in cui ha operato.

Un altro schema di Ponzi, che da allora ha smesso era CryptoDouble. Nel 2015, ha cessato tutte le operazioni dopo aver promesso chepyramidscheme avrebbe raddoppiato i depositi dei propri utenti entro 100 ore. Pare sia fruttato circa 2.233 BTC, pari a circa 500.000 $, del momento,  lasciando migliaia di clienti in perdita.

Ed infine i Ponzi su pseudo-criptovalute: Onecoin, Onelife, Swisscoin, Hubcoin sono tutti schemi Ponzi che sfruttano l’ignoranza e la curiosità di chi ha sentito parlare di   Bitcoin e dei favolosi guadagni che si possono ottenere (solo se ben investiti, però.) Fingendo di spiegarvi come funzionano le cryptovalute vi vendono il nulla , proiezioni di guadagno futuro in cambio di soldi reali, con pacchetti di acquisto di qualcosa che non corrisponde ai canoni di una criptovaluta. Ricordate sempre cosa è una criptovaluta e cosa la distingue da quello che questi truffatori cercano di vendervi o coinvolgervi: è una valuta come tutte le altre, nel senso che cambi quando vuoi e la quantità che vuoi (anche 1 solo euro), ma ha la particolarità di essere una moneta matematica, con sicurezze crittografiche (codificata), un sistema di registri delle transazioni (o blockchain) sempre visibili e trasparenti e soprattutto a controllo decentralizzato. Non c’è cioè un Ente Centrale, un governo o peggio, una società che ne controlla l’emissione, il valore e la distribuzione o le transazioni.

Cosa si può fare:  Come accennato prima, se sembra troppo bello per essere vero, allora probabilmente lo è. Evitare di investire in qualcosa che prometta più  guadagno di quanto il ROI possa garantire. Anche se una società Bitcoin ha ricevuto recensioni positive, non aderite subito. Diffidate e fate una vostra ricerca prima. Poi mi ringrazierete, se un investimento che credevate in origine per essere un affare vero si è poi rivelato essere uno schema Ponzi.

. – CONCLUSIONI

Purtroppo, finchè il mondo del bitcoin continua a crescere catturando l’attenzione delle persone che sono desiderose di investire in una nuova tecnologia che promette grandi cose, le truffe su e con i bitcoin rimarranno un fattore prevalente.

Tutto ciò non contribuisce a migliorare lo situazione anzi, è più probabile che ostacoli la sua crescita e che le  vittime di truffa rifuggano da ogni ulteriore investimento nella criptovaluta. Inoltre, la mancanza di regolamentazione significa anche che è più facile per i truffatori scovare le vittime giuste nello spazio  Bitcoin.

Come tale, è improbabile che le truffe che coinvolgono bitcoin si fermeranno in qualunque momento presto; tuttavia, essere a conoscenza dei diversi tipi di truffe rende più facile ad evitare di diventarne vittima e perdere potenzialmente migliaia di dollari, senza alcuna speranza di recupero.

Spunti da Hacked.com  di Rebecca Campbell del 30/10/2016 Aggiornato e corretto da gavriloBTC

 

PAYMEABIT, E IL BITCOIN DIVENTA SOCIAL

paymeabit

02/10/2016 – di Michele Tringali per gavrilobtc.it

La stagione estiva è ormai alle spalle e sebbene l’Halving 2016 non abbia mostrato ancora sostanziali cambiamenti nel mondo Bitcoin, per certo si nota una maggiore attenzione generale riguardo al mondo delle criptovalute ed alle possibilità che offrono. Ciò senza dubbio grazie anche alla diffusione massiccia di smartphones e tablets che avvicinano sempre di più il cittadino comune alle nuove tecnologie pur senza saperne più di tanto, con piattaforme come whatsapp, facebook, twitter, instagram ed in generale i social media che permettono di sentirsi collegato al resto del mondo e parte attiva di esso grazie alla condivisione di propri contenuti.
Cosa centrano, penserete voi, i social media che per molti ormai sono diventati parte della vita quotidiana, con una cosa considerata ancora elitaria e da smanettoni come il Bitcoin?
La risposta è Paymeabit.
L’ idea nuova di una società startup sarda che, seguendo il concetto dei social media, introduce l’idea di monetizzare la condivisione dei contenuti sostituendo i 4 miliardi di “mi piace” (like) quotidianamente cliccati nel mondo, con una piccolissima donazione in bitcoin del controvalore inferiore all’ eurocent.
Semplice e rivoluzionario.
Tutto nasce dalla passione dei suoi creatori per la criptomoneta ed i social networks, con lo sviluppo di una piattaforma basata su 3 regole:
1) Tutto ha valore in bits (una milionesima frazione di bitcoin)
2) E’ facile guadagnare bits
3) Chiunque ha bits (50bits sono circa un eurocent, per capirci…)
Se ne accorgono anche quelli di NexusLab, acceleratore di imprese svizzero che tra 260 Startup analizzate premia Paymeabit tra le prime 10, unica italiana nel settore dell’innovazione Fintech.
Incuriosito, anche io mi sono iscritto già a luglio e ammetto di aver provato intima soddisfazione a veder remunerato qualche recente articolo del mio blog con il sistema delle donazioni. Paymeabit è perciò senz’altro un ulteriore ed efficace strumento per diffondere l’utilizzo dei Bitcoin e la possibilità di aprire gruppi per argomenti specifici lo rende di facile consultazione rispetto ad una ricerca sulla timeline o per argomenti più tippati (più remunerati con mance/like).
Ma il fatto di poter pubblicare contenuti visibili solo a pagamento, apre ben altre prospettive .
Ho voluto perciò parlarne direttamente con Luigi Angotzi, ideatore e sviluppatore di Paymeabit.

“Quale è il punto della situazione da quando avete pubblicato Paymabit?
Da metà giugno, periodo in cui è stata pubblicata la versione open-beta della piattaforma, le iscrizioni attive sono già migliaia e hanno generato un giro di qualche centinaio di migliaia di bits.-

Quali sono le nazionalità degli attuali iscritti e quando pensate di rilasciare la versione definitiva?
– La percentuale maggiore di iscritti sono utenti italiani, seguono i russi e ucraini insieme ad America latina e Paesi Europei . Le release sono in continuo sviluppo. Le features principali ci sono quasi tutte, ne aggiugeremo altre nelle prossime settimane. –

Qual è la filosofia del vostro progetto e quali possono essere gli sviluppi futuri di Paymeabit?
– La filosofia di base del progetto rispecchia quella del Bitcoin, ovvero la decentralizzazione e disintermediazione dei sistemi attuali. La vision è quella che gli utenti si possano scambiare bit per prodotti/servizi in modo semplice e senza l’intervento di una terza parte.-

Intendi dire che seguirà le tracce di facebook per diventare un efficace veicolo di marketing o la direzione che intravvedete è più complessa? E al di là delle vostre intenzioni, gli indicatori degli iscritti in questo momento puntano verso …??
– Assolutamente sì, è questa la visione che abbiamo. Ogni contenuto digitale avrà la possibilità di essere remunerato attraverso una tip (una donazione volontaria dell’utente) oppure di essere comprato/venduto.
Attualmente gli utenti iscritti inseriscono i propri contenuti all’interno della piattaforma come ad esempio tesi di laurea, libri, articoli, foto, video, recensioni, file, ecc. I contenuti sono molto eterogeni.

Si può affermare che Paymeabit è la decentralizzazione dell’informazione classica? Niente più editori e linee editoriali imposte, niente più censura….
– Hai centrato il punto! Paymeabit elimina il rapporto gerarchico tra chi scrive e chi sta sopra di lui e lo paga. Il content creator potrà sostentarsi vendendo i propri contenuti in modo autonomo. I contenuti possono essere tippati” (cioè ricevere una donazione esattamente come si lascia un like su facebook) oppure comprati.

Sulla censura, argomento delicatissimo, cosa dici? Prevedere la possibilità di creare gruppi chiusi e su invito per argomenti e contenuti censurabili può essere una soluzione che salvaguarda tutte le parti ? Quale è la vostra posizione di responsabilità verso i contenuti pubblicati?
– Sulla censura per adesso non mettiamo vincoli, a patto che si rispettino le linee guida della piattaforma (quindi no NSFW) e posso affermare che gli utenti sono molto corretti e finora non abbiamo mai avuto di che preoccuparci. Nel caso succedesse, il contenuto censurabile verrebbe eliminato e l’utente segnalato alle autorità. Sulle responsabilità noi rispettiamo le regole, se il legislatore di turno normerà ulteriormente la materia, ci adegueremo a questa. Per quanto riguarda la possibilità di creare gruppi chiusi con fee d’accesso è in sviluppo, debutterà nelle prossime settimane.

Bene per il momento è tutto .                                                                               Grazie per i chiarimenti e complimenti per l’iniziativa! “

Gli effetti dell’Halving sul valore e la diffusione del Bitcoin

11/07/2016Bitcoin Halving Party3

Un fatto rilevante per l’ambiente Bitcoin accaduto sabato scorso, mi da motivo per scrivere una piccola guida di cosa ci sia dietro al bitcoin  al protocollo che lo regola e quali prospettive esso generi.

Come scritto nell’algoritmo di Satoshi (l’anonimo creatore del Bitcoin) il numero globale dei bitcoin che verranno prodotti dal sistema è finito : in totale ne potranno venir  “estratte” solo 21 milioni di queste monete digitali.  Una moneta (bitcoin) vede la luce per la prima volta quando un “minatore”  (operatori addetti alle verifiche delle transazioni bitcoin) risolve un blocco ( di verifiche).

Il protocollo Bitcoin  include un meccanismo che incoraggia le persone a diventare miners (minatori): ogni volta che costoro risolvono un blocco , il minatore che ci riesce, riceve una ricompensa finanziaria. Questa ricompensa è attualmente il principale incentivo economico  che i minatori hanno per  “minare” (estrarre) la criptovaluta e prende il nome di coinbase.  Allo stesso tempo la coinbase ha un’altra funzione: è l’unico modo con cui si possono generare nuovi bitcoin. Così, il minatore che risolve un blocco vince un quantitativo di bitcoin nuovi, appena “coniati”.  Fino a sabato sera scorso (09/07/2016), la ricompensa per ogni blocco minato era di 25 bitcoin. L’evento accaduto sabato chiamato halving, si riferisce perciò al dimezzamento della quantità di bitcoin usati come ricompensa per la creazione di un blocco e seguendo il protocollo stabilito dall’algoritmo di Satoshi, ogni 210.000 blocchi minati succede un halving (un dimezzamento).

Attualmente, di media, sei blocchi sono decriptati ogni ora perciò la generazione di 210.000 blocchi impiega approssimativamente 4 anni . Ciò significa che la ricompensa dei minatori è  passata da 25 a 12,5 bitcoin nell’halving occorso sabato 09 luglio scorso. La cifra finale dei 21 milioni di bitcoin generati sarà approssimativamente raggiunta quindi nell’anno 2140.business-163501_1280

Diversamente dalle valute Fiat che possono essere stampate a piacimento dalle banche centrali (come BCE e Federal) e dai governi , la fornitura totale dei bitcoin è invece fissa e fissata dal consenso degli standard del sistema (bitcoin). Per la sua natura deflattiva quindi (non può inflazionarsi) , la valuta digitale è spesso assimilata ai metalli preziosi come l’oro, anche loro soggetti a processi di creazione od estrazione i quali  utilizzano molte risorse. Anche il processo che mette in sicurezza matematica le transazioni in un blocco di stringhe di verifica chiamato bitcoin mining richiede una grande quantità di fornitura elettrica e di potenza computazionale.

Benchè si possa pensare che l’effetto dell’halving del bitcoin sia  prettamente negativo, tanto da ridurre a metà la ricompensa e che perciò  i minatori  non vogliano più estrarre bitcoin chiudendo progressivamente le loro macchine energivore e causando di conseguenza un processo di rallentamento del sistema fino ad una spiral death (spirale della morte), io sono fermamente convinto che non sia così. Infatti l’halving può risultare un fenomeno favorevole per il bitcoin, come successo in precedenza, non solo perchè i minatori principalmente continuano ad estrarre solamente se c’è un benefit, ma perchè significa che la gente deve usare e dare valore alla moneta digitale.  Pertanto, il dimezzamento della dimensione dei blocchi come dimostra il passato, significa che il Bitcoin è rilevante ed ha valore, e ciò rimasto tale per una notevole quantità di tempo (dal 2008 quando fu creato).

Il prezzo del Bitcoin al 28 novembre 2012, data nella quale cadde il primo halving, era di 12,39 dollari USA; due mesi prima, al 28 settembre 2012, aveva esattamente lo stesso prezzo; un mese dopo (28 dicembre 2012) era a 13,42 dollari e 6 mesi dopo (28 maggio 2013) valeva 129 dollari. Un anno dopo, al 28 novembre 2013,  il prezzo del Bitcoin era a  1.079,07 dollari. Senza dubbio una ascesa del prezzo spettacolare, questo Bitcoin!! Impossibile sapere con certezza se la principale causa di questa ascesa di valore sia stata causata dall’halving o da altri eventi accaduti in quel periodo (crisi di Cipro  del febbraio 2013 ad esempio), oppure una combinazione di tutto ciò. Comunque , il fatto che il valore ed il prezzo del  Bitcoin abbia raggiunto i suoi massimi un anno dopo il primo halving supporta la tesi e le speranze che questa crescita si possa ripetere anche adesso, dopo il suo secondo halving . Si può anche notare che in questo periodo il suo prezzo sia salito solo un po’ oltre la metà del suo storico picco massimo, il che dimostrerebbe ancor di più che l’importanza del Bitcoin ed il suo valore, contrariamente a quanto si pensava, sono stati mantenuti dopo il dimezzamento del 2012 con uno sviluppo ulteriore .halving party Milano

La conclusione rimane quella evidente e sotto gli occhi di tutti. Il Bitcoin si dimostra essere una valuta affidabile pur ancora molto volatile ed un bene di rifugio a cui sempre di più gli investitori ricorrono per salvaguardarsi dai crolli delle borse mondiali, è un mezzo di pagamento straordinariamente immediato, sicuro, pressochè senza costi e l’algoritmo matematico su cui si regge funziona molto bene. Cosa aspetti quindi a usarlo anche tu ??

Criptolocker antivirus: la soluzione gratuita di Bitdefender Labs

Criptolocker : Bitdefender Labs svela la soluzione ai ransomware

Bitcoinist-Bitcoin Ransomware

I ransomware Bitcoin sono stati una spina nel fianco di molti appassionati di moneta digitale, e gli esperti di sicurezza hanno avuto un molte difficoltà trovare soluzioni. Nel corso degli anni, ci sono stati vari ceppi di ransomware, ognuno dei quali ha portato qualcosa di nuovo alla questione  rendendosi più difficile da rimuovere da un computer infetto. Ma l’ultima soluzione di Bitdefender può porre fine alla maggior parte di questa miseria.

Una soluzione per i ransomware Bitcoin?

Bitcoinist-Bitcoin Ransomware Bitdefender Labs

E’ difficile ignorare i danni causati dai Bitcoin ransomware nel corso degli ultimi anni, in quanto ci sono stati tanti attacchi contro singoli utenti, aziende, e anche le strutture sanitarie. I criminali informatici scelgono questa soluzione, perché è accessibile sul darknet e non ci sono soluzioni praticabili per contrastare la maggior parte dei ceppi di ransomware se non quella di pagare il riscatto in bitcoin.

I primi Bitcoin ransomware sono cominciati ad apparire più o meno cinque anni fa, e il modo in cui questo malware si sta diffondendo si  è evoluto nel corso degli anni. In principio, gli utenti dovevano scaricare un file e aprirlo sul proprio computer. Di solito, questo poteva esser fatto attraverso allegati di posta elettronica, come ad esempio documenti Word e file PDF infetti.

Ma in tempi più recenti, i bitcoin ransomware hanno cominciato a diffondersi pure attraverso altri mezzi. Alcune versioni non costringono più l’utente a scaricare un file , ma semplicemente visitando un determinato sito web infetto è sufficiente per avviare l’infezione. In altri casi, il malware si diffonde da reti pubblicitarie che pubblicano annunci infettati con il malware in questione.

Sembra però ci possa essere una soluzione all’orizzonte come ha rivelato Bitdefender Labs con un nuovo programma che dovrebbe proteggere i consumatori e le imprese da varie versioni di Bitcoin ransomware. Anche se questa soluzione software non sarà una sufficiente protezione contro le versioni più recenti di questo malware, CTB-Locker, Locky, e TeslaCrypt non dovrebbero più essere in grado di infettare i computer.

La minaccia principale dei Bitcoin ransomware è il modo in cui criptano i file e le cartelle presenti sul disco rigido di un computer. Una volta che l’utente è in realtà bloccato da questi programmi, tutto ciò che si può fare è pagare il riscatto o provare a ripristinare l’accesso ai file ripristinando un backup precedente. Tuttavia, quegli utenti che non fanno backup dei propri dati regolarmente, potrebbero perdere alcuni file e documenti importanti nel processo di ripristino.

Inoltre, non è sempre possibile recuperare i file da un backup direttamente, perchè alcune forme di ransomware eliminano tutte le copie shadow sul computer. Questo lascia agli utenti solo la possibilità di pagare o reistallare completamente sistema operativo e programmi sul pc infettato. Le imprese hanno reparti IT che possono eludere la maggior parte di questi problemi, ma per il consumatore medio, soluzioni come quella da BitDefender Labs sembrano essere l’unica opzione.

Cliccate qui per scaricare gratuitamente  il programmino che serve a livello di protezione e prevenzione, ma NON nel caso siate vittime del Criptolocker. (in quel caso non vi rimane che pagare)