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In Italia il Bitcoin si ammazza con la burocrazia, come le imprese…

Non è una novità, già si sapeva, ma tutta questa fretta di monitorare e regolamentare ciò di cui nessuno sente il bisogno e che per giunta possiede già le sue regole scritte in un algoritmo matematico, non è solo inopportuna, ma anche sospetta. Quale bisogno ed urgenza infatti abbia il Ministero  dell’Economia e delle Finanze italiano   di indire   consultazione pubblica fino al 16 febbraio 2018 prima di emettere un decreto che , visto le elezioni incombenti nemmeno due settimane dopo e le tempistiche di insediamento di un nuovo governo che chissà, se e quando vedrà la luce ( e se sarà interessato a normare tale ambito), suscita molti dubbi ed alcune certezze.  Dubbi su opportunitò, tempistiche, utilità ed efficacia di un tale strumento normativo (per ora solo bozza di decreto), e la certezza che in Italia la burocrazia è il mostro vessatorio e liberticida che reprime il raggiungimento del legittimo benessere economico di imprese e cittadini. Mi piacerebbe infatti che i favolosi burocrati del Ministero spiegassero per quale motivo e quale vantaggio si dovrebbe avere ad autodenunciarsi come prestatori di servizi relativi all’utilizzo di valuta virtuale, far censire il fenomeno e far attuare eventuali indagini per casi di riciclaggio di denaro o altri illeciti, posto come detto e ripetuto che bitcoin e criptovalute, proprio per loro caratteristiche peculiari, non si prestano affatto ad essere comodi strumenti di riciclaggio o di finanziamento al terrorismo. Ma evidentemente e come spiegato più volte su questo blog normare serve a riportare nelle mani di pochi quel potere finanziario e valutario che il bitcoin ha distribuito liberamente nelle mani di tutti.

Per questo motivo già  il decreto legislativo numero 90 del 25 maggio 2017 e l’introduzione della figura del cambiavalute virtuale (già la definizione è di per se ridicola), soggetto primario e responsabile di controlli antiriciclaggio, di per sè va contro alle chiare parole espresse da Mario Draghi come presidente della Banca Centrale Europea in relazione alla possibilità che Stati aderenti alla moneta unica Euro possano legiferare su valute (virtuali, criptate e non) in mancanza di direttive europee specifiche sull’argomento.

Adesso, invece di occuparsi degli sprechi delle pubbliche amministrazioni e della sovrabbondanza deleteria e dispendiosa per le tasche dei cittadini italiani, di nullafacenti impiegati statali ( il Ministero delle Finanze è uno degli esempi più fulgidi e pregni), si vuole che il cittadino , collezionista di criptovalute o l’azienda che accetta pagamenti in Bitcoin , si autodenunciasse, comunicasse tali attività via PEC ( ma sono obbligato come privato cittadino ad averla??) e ci si iscrivesse in un apposito registro OAM allo scopo di favorire eventuali indagini della Guardia di Finanza e Polizia Postale  e domani sicuramente della Agenzia delle Entrate. Definire tutto ciò terrorismo fiscale degno delle migliori dittature stataliste è , secondo  parere diffuso,  persino banale.

Ancora non si vuole imparare copiando i migliori esempi, visto anche la difficoltà intrinseca che le criptovalute presentano ad essere associate effettivamente al loro proprietario, incentivando invece epiuttosto una pacifica emersione del fenomeno e quindi il suo sviluppo tecnologico e la sua diffusione. Basterebbe infatti assicurare gli operatori rispetto alla possibilità di  lavorare supportati dal sistema bancario, invece del contrario come succede oggi grazie anche a circolari emesse dalla Banca d’Italia negli anni precedenti. Le banche dovrebbero infatti essere obbligate da tale decreto a fornire strumenti adeguati agli operatori che svolgeranno il lavoro  al loro posto, quello dei controlli antiriciclaggio. Non solo ed invece di comunicazioni, registrazioni, utilizzo di PEC e perdite di tempo accessorie, molto banalmente basterebbe aggiungere un riquadro specifico nei moduli di dichiarazione dei redditi di privati e imprese per raggiungere il medesimo risultato che il legislatore si propone, quello di monitorare il fenomeno.  Tutto ciò e moltro altro si evince dall’articolo qui sotto di Cointelegraph che qui sotto vi riporto.

Come sempre, buona lettura!!

Seminario Criptovalute in CCIIAA a Udine e la strana voglia di regole

Venerdi pomeriggio scorso, 23 febbraio 2018,  c’è stato (finalmente) un seminario su criptovalute e Blockchain presso una sala, troppo piccola per l’occasione,  della sede della Camera di Commercio di Udine  . L’iniziativa è stata molto apprezzata dai partecipanti accorsi numerosi, come riportato dal comunicato stampa della CCIIAA qui sotto, e gli interventi dei relatori forse un po’ troppo tecnici per il pubblico variegato presente .  Non entro troppo nei particolari anche perchè potete seguire tutta l’iniziativa direttamente dal video youtube a fondo pagina e farvi la vostra opinione, e un doveroso ringraziamento va ai relatori, preparati e sufficientemente esaustivi per il contesto, ma ci terrei a sottolineare alcune cose che ho riscontrato e le riflessioni fatte, anche dopo aver letto oggi un interessante articolo su un blog .

Perchè anche durante questo seminario i professori e “gli esperti” hanno insistito sul pericolo di criminalità legata all’uso delle criptovalute e  sulla necessità di creare  leggi su qualcosa che ha già le regole infallibili  e necessarie  scritte in un algoritmo matematico?

E’ ormai chiaro che a quasi 10 anni dalla loro invenzione ( il libro bianco di Satoshi Nakamoto viene pubblicato nell’ottobre del 2008) Bitcoin , Blockchain e 1500 criptovalute sul mercato oggi, con un valore complessivo pari a quello del PIL dell’Olanda, non possono essere più ignorate dalle istituzioni a qualsiasi livello e, visto che la gente comune se n’è accorta già da un po’ e sta cominciando ad utilizzarle  sempre di più , si cerca in qualche modo di correre ai ripari, anche se magari pochi si rendono conto che nulla sarà come prima e che ormai siamo entrati in una fase 3.0 di sviluppo tecnologico generale.  Si consideri quindi il Bitcoin come la prima manifestazione di questo nuovo sviluppo tecnologico con le  3 caratteristiche fondamentali:

  • E’ DECENTRALIZZATO
  • E’ FEDERATO
  • E’ IPER-RESILIENTE

Essendo decentralizzato, non ha e non richiede un potere centrale  che lo governi (una disintermediazione mortale per chi è abituato a trarre vantaggi enormi dal signoraggio e dalla sua posizione di regolatore) , ma necessita  di essere federato per sfruttare tutta l’enorme potenza di calcolo sommata dei dispositivi degli utenti che usano le nuove applicazioni e, come abbiamo notato in questi anni ,  soprattutto nell’ultima ondata speculativa dello scorso dicembre/gennaio, è iper resiliente . Significa che il numero di utenti detti “early users”, i quali non smetteranno MAI di prestare la loro opera per tenere in piedi la rete, e’ superiore a quello sufficiente per tenere in piedi la rete (nel caso di bitcoin il numero e’ sovrabbondante). I dark market sono piu’ che sufficienti, in termini di cash flow, per tenere in piedi sia il mining che il trading. Potete fare speculazioni e far andare su e giu’ il valore quanto volete, ma tanto la rete non cade.

“Chiaramente, della terza caratteristica “i maghi della finanza” non avevano idea, e ce l’hanno ora: ci hanno rimesso un sacco di soldi in questa ultima  speculazione (per la semplice ragione che nessun exchanger ufficiale aveva abbastanza cash da farli vendere Bitcoin al ritmo che si illudevano di tenere), per cui quando hanno causato il ribasso artificiale del valore, non sono riusciti a sbarazzarsene abbastanza in fretta: traders ed exchangers hanno dato forfait. Del resto, il gioco di questi signori e’ di fare scalping su un prezzo,essendo quelli che decidono il prezzo” E con il  Bitcoin  non possono, così gli è andata buca per l’ennesima volta!

Adesso ovviamente metteranno in scena tutti i trucchi del caso. Siccome possiedono i giornali e i media, inizieranno con la propaganda.

E quindi si ripete lo schema già usato per le BBS degli ultimi anni ottanta, per l’internet dei primi anni novanta ed anche per il web 2.0 (quello dei social network come facebook, twitter ecc): cercano di denigrare e infangare dicendo:

  • Che ci  sono i maniaci sessuali e i pedofili.
  • Che ci sono i mafiosi e i delinquenti.
  • Che ci sono i terroristi.
  • Che ci sono gli evasori fiscali.
  • Che fa male ai giovani.

Tra 5- 10 anni useremo tutti dei servizi decentralizzati e federati. Questo produrra’ la caduta di alcune grandi aziende e la nascita di altre star, cioe’ quelli che creano i servizi e riescono a farci i soldi con un modello di business legato al client, o legato alla criptomoneta, o legato alla mediazione, come capita su OpenBazaar, ove gli arbitri hanno una percentuale sulle transazioni (e un rischio nella mediazione dei conflitti). O magari nasceranno altri modelli di business, ma la cosa certa e’ che , come e’ sempre successo, non saranno le chiacchiere , la diffamazione ed il terrorismo mediatico a fermare una nuova onda di applicazioni “disruptive”.

Perche’ alla fine le criptomonete , che vi piaccia o meno, sono arrivate e resteranno.

Anche tutta questa voglia di regolarle (BEN PRESENTE AL SEMINARIO DI CUI STIAMO PARLANDO) non cambia niente, e non puo’ cambiare niente. Chi sta operando contro questa rivoluzione già in atto lo fa in modo da ottenerne la “regolazione”, cioe’ vuole che ci siano leggi ad hoc. Queste leggi, guarda caso, cercheranno di portare queste tecnologie nelle mani di pochi. Quindi tutti vogliono “regolare le criptomonete”: queste persone pero’ stanno fallendo nell’indicare le leggi, nel dire come dovrebbero essere queste leggi, per una semplice ragione:

in Germania ci sono circa 68 milioni di cellulari smart che hanno almeno una CPU con 4 core. Se domani per fermare una qualche applicazione diffusissima si dovesse fare una legge che obbliga a centralizzare, chi diavolo costruisce un data center con la potenza equivalente di 272 milioni di core, 136Exabyte di Ram, e 544Exabyte di storage? Tralasciamo la fattibilita’, ma chi paga per il mostro?

Se chi fa un software decentralizzato decide di essere stronzo e di usare perbene le risorse del cellulare, centralizzare una simile potenza di calcolo non e’ possibile. Certo, sicuramente questi software non useranno il 100% delle risorse dei cellulari. Ma anche usandone una frazione, le cifre in gioco sono cosi’ alte che nessuno potrebbe sostituire la potenza in gioco con un server centrale. Se oggi volessimo costruire un datacenter che assommi tutta la potenza a disposizione di Bitcoin solo contando thin clients, nodi e supernodi (e non voglio nominare i miners con macchine dedicate), saremmo nella top500 di sicuro, e forse nella top100 dei supercomputer. Chi paga?

Per questa ragione, tutti stanno invocando il regolatore, ma nessuno riesce a dire in che modo centralizzare questa roba per farci i soldi. Queste tecnologie non sono difficili da centralizzare per via del design (qualcuno si illude di poterle centralizzare facendo delle modifiche al software), ma sono difficili da centralizzare perche’ sfruttano la potenza dei client, che sono troppi. La potenza di calcolo oggi e’ sbilanciata verso gli utenti in maniera mostruosa: e contro questo fatto fisico c’e’ davvero poco che il programmatore possa farci. Chi sviluppa un’applicazione decentralizzata e federata ha a disposizione potenze di calcolo inarrivabili.

Questo vi spiega anche per quale ragione Facebook, Twitter , Amazon, e tutti quanti si siano uniti nella guerra contro bitcoin: di per se’ il Web 3.0 suona per loro la campana a morto.

(la parte in corsivo è tratta  da un articolo del  blog  Böse Büro  keinpfusch.net,  che invito tutti a leggere integralmente QUI)

BITCOIN REGULATION – LE LOBBY FINANZIARIE AFFILANO LE UNGHIE

Gli ultimi attacchi hacker e le ingenti perdite di criptovalute su mercati non regolamentati quali sono oggi le piattaforme exchanger, insieme all’aumento generale del valore di mercato di questo settore che dopo esser passato dagli oltre 800 miliardi di dollari di dicembre scorso ai 400 miliardi di controvalore attuali destando l’interesse non solo degli investitori a livello globale, ma anche quello dei regolatori mondiali che pare si siano fissati nell’indicare il 2018 come l’anno della regolamentazione per il mondo delle criptovalute. Insomma, la torta è veramente appetitosa e ci devono mettere le grinfie sopra a qualsiasi costo, anche se personalmente dubito, per la natura stessa delle criptovalute, che  ci riescano in modo efficace.

E’ in questo contesto che si inquadrano due freschi interventi a tal proposito. Il primo di cui vi riporto è di Christine Lagarde, capo del Fondo Monetario Internazionale, che ha dichiarato che l’azione normativa internazionale sulle criptovalute è “inevitabile”. Lagarde, che è l’amministratore delegato dell’organizzazione internazionale che mira a promuovere la stabilità finanziaria globale, ha affermato che le preoccupazioni del FMI sulle criptovalute derivano in gran parte dal loro potenziale uso in attività finanziarie illecite. In un’intervista rilasciata a CNNMoney l’11 febbraio, ha affermato: “Stiamo attivamente contrastando il riciclaggio di denaro e il finanziamento del terrorismo, e ciò rafforza la nostra determinazione a lavorare su queste due direzioni”. Lagarde ha inoltre spiegato che la direzione normativa dovrebbe essere basata sulle attività di scambio, concentrandosi su “chi sta facendo cosa, e se sono adeguatamente autorizzati e supervisionati”. Mentre i nuovi commenti sono in gran parte in linea con le già pubbliche vedute di Lagarde sulla criptovaluta, indicano che il FMI potrebbe muoversi per essere più attivamente coinvolto nella prevenzione dell’uso illecito della suddetta. In più occasioni, Lagarde ha precedentemente avvertito che le criptovalute dovrebbero essere prese sul serio e ha richiesto la cooperazione tra i regolatori di tutto il mondo. E lei non è la sola a esprimere preoccupazioni sull’uso della criptovaluta nei crimini finanziari transfrontalieri. Secondo un precedente rapporto di CoinDesk, durante il Forum economico mondiale di Davos a fine gennaio, diversi leader mondiali hanno condiviso lo stesso sentimento, tra cui il primo ministro britannico Theresa May, il presidente francese Emmanuel Macron e il segretario del Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti Steven Mnuchin. E, proprio la scorsa settimana, alti funzionari di Francia e Germania hanno chiesto al gruppo di nazioni del G20 di discutere di un’azione cooperativa sulle criptovalute in vista di un vertice il prossimo mese.

Il secondo intervento  proviene da tre regolatori europei con controllo su titoli,  banche e  pensioni che hanno emesso oggi un avvertimento congiunto ai residenti della UE intenzionati ad investire in criptovalute. Citando la volatilità dei mercati crittografici, la mancanza di regolamentazione e il potenziale di gravi perdite, l’Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati (ESMA), l’Autorità bancaria europea (EBA) e l’Autorità europea delle assicurazioni e delle pensioni aziendali e professionali (EIOPA) hanno scritto una breve nota agli investitori sugli “alti rischi di acquistare e / o detenere le cosiddette valute virtuali”. Collettivamente denominate (ESA), le autorità europee di vigilanza  affermano l’ esistenza di un “alto rischio” che gli investitori possano perdere tutti i loro fondi se scelgono di investire in criptovalute, specificando che esiste attualmente una bolla apparente nei mercati . Hanno continuato, scrivendo: “Le VC (valute virtuali) e gli exchanger in cui i consumatori possono effettuare scambi di criptovalute non sono regolamentati dal diritto comunitario, il che significa che i consumatori che acquistano VC non beneficiano di alcuna protezione associata ai servizi finanziari regolamentati. Essendo fuori dal mercato regolamentato, per  i consumatori a cui sono stati rubati i soldi perché il loro conto VC è stato soggetto ad un attacco informatico, non esiste una legge dell’UE che copra le loro perdite “. L’avvertimento menziona esplicitamente bitcoin, ethereum, litecoin e XRP, notando inoltre che altre criptovalute vengono spesso vendute senza alcuna informazione che spieghi il loro background o i rischi nell’acquisto. Parte del rischio, afferma l’ESA, deriva dalla difficoltà di acquistare o vendere criptovalute a causa di ritardi nelle transazioni. Gli utenti possono acquistare una certa quantità di criptovaluta a un prezzo specifico, ma la congestione della rete significa che potrebbero ricevere una quantità inferiore a un prezzo più alto. Per i residenti che vogliono ancora investire in criptovalute, la nota raccomanda di comprendere le caratteristiche del token venduto e di non investire più di quanto ci si possa permettere di perdere. Inoltre, gli utenti dovrebbero adottare misure per mantenere sicuri i loro portafogli digitali. L’avvertimento arriva dai crescenti rumors all’interno dell’UE sul mercato di criptovalute, i suoi rischi percepiti e la sua potenziale regolamentazione. L’ESMA ha dichiarato la scorsa settimana che le criptovalute saranno una delle sue massime priorità nel 2018, mentre un giorno dopo, alti funzionari di Francia e Germania hanno chiesto al gruppo di nazioni G20 di discutere l’azione cooperativa sulle criptovalute in vista di un vertice il prossimo mese. Allo stesso tempo, il membro del consiglio di amministrazione della Banca centrale europea (BCE) Yves Mersch ha espresso preoccupazione sull’apparente “corsa all’oro” nei mercati cripto, aggiungendo che una soluzione normativa potrebbe essere quella di forzare gli exchangers non regolamentati a segnalare le transazioni.

NANI E CRIPTOBALLERINE – STORIA DEL PRIMO EXCHANGER-CRACK ITALIANO

Nell’ultimo articolo da me pubblicato ho riportato un ingente furto avvenuto nemmeno 15 giorni fa sulla piattaforma giapponese Coincheck per un controvalore di  58 miliardi di yen (pari a 530 milioni di dollari), come una delle cause del calo di  quotazione del Bitcoin a cui abbiamo appena assistito. Queste situazioni non sono certo una rarità, anzi  sono per lo più comuni nel mondo delle criptovalute ed è una delle ragioni per cui molti preferiscono affidarsi a cambiavalute privati, ma affidabili, piuttosto che a piattaforme exchanger di cui non si sa nulla se non che i vostri denari non sono assolutamente assicurati e che questi mercati sul web non hanno alcun requisito che li accomuni a Banche, società finanziarie o Assicurazioni. Il mio consiglio è sempre quello di possedere un wallet proprietario dove conservare le criptovalute (vedi qui il tutorial su come scegliere quello giusto e sicuro) e di lasciare soldi e criptovalute il meno tempo possibile sulle piattaforme exchanger, qualora voleste usarle. Buona lettura

Da Il sole24ore – 10/02/2018

Un furto da 17 milioni di Nano (circa 195milioni di dollari) è stato denunciato dalla piattaforma di scambio italiana Bitgrail Srl. Un ammanco pesante, che pone ancora volta seri dubbi sull’intero mondo delle criptovalute. La notizia è stata diffusa proprio da Bitgrail, che con una nota sul suo sito postata alle 21.30 di sabato 9 febbraio, ha raccontato l’accaduto: «da controlli di verifica interna di congruità delle operazioni di prelievo – è scritto – sono emerse delle transazioni non autorizzate che hanno portato ad un ammanco di 17 milioni di Nano costituenti parte dei portafogli gestiti da Bitgrail S.r.l. Per l’attività fraudolenta di cui sopra, è stata presentata in data odierna regolare denuncia querela presso le autorità di polizia competente e le indagini di polizia sono in corso. Si informa che le altre valute depositate non sono state interessate dai prelievi non autorizzati».

Al momento del furto, la criptovaluta Nano valeva circa 11,5 dollari. Ma dopo la notizia dell’operazione fraudolenta, il valore è sceso fino a toccare 8,25 dollari. Dopo la denuncia, Bitgrail ha interrotto ogni operazione di scambio: «Per effettuare ulteriori accertamenti su quanto avvenuto, in via cautelativa ed a tutela degli utenti verranno temporaneamente sospese tutte le funzionalità del sito, ivi compresi i prelievi ed i depositi» è scritto nella nota della società.

Chi c’è dietro Bitgrail
BitGrail è una Srl con sede a Firenze che si occupa di Webcoin Solution. Una piattaforma di scambio per criptovalute come molte altre in giro per il mondo. L’amministratore della società è il trentunenne Francesco Firano, che nelle ultime ore è accusato da molti utenti su Reddit e su Bitcointalk per quanto successo con la criptovaluta Nano. Accuse alle quali Firano (il cui account è TheBomber9 su Reddit e TheBomber999 su Bitcointalk) ribatte colpo su colpo.

La posizione del team Nano
Intanto su Medium, una nota a firma di Nano Core Team, racconta l’accaduto: «L’8 febbraio 2018 il team Nano Core è stato informato da Francesco “The Bomber” Firano – proprietario e gestore della borsa BitGrail – di una perdita del portafoglio BitGrail. Il nostro team ha prontamente contattato le forze dell’ordine e stiamo collaborando pienamente su questo tema. Dalla nostra indagine preliminare non è emersa alcuna doppia spesa nel libro mastro e non abbiamo motivo di credere che la perdita sia dovuta a un problema nel protocollo Nano. I problemi sembrano essere legati al software di BitGrail». Quelli di Nano scrivono che prima dell’8 febbraio non avevano conoscenza dell’insolvenza di BitGrail. E aggiungono che nella conversazione, Firano ha chiesto loro di modificare il libro mastro per coprire le sue perdite: «una direzione che non avremmo mai perseguito».

«BitGrail – è scritto ancora nella nota – è un’azienda indipendente e Nano non è responsabile del modo in cui Firano o BitGrail conducono la loro attività. Non abbiamo alcuna visibilità nell’organizzazione BitGrail, né abbiamo il controllo sul loro funzionamento. Abbiamo ora sufficienti motivi per credere che Firano abbia ingannato il Nano Core Team e la comunità riguardo alla solvibilità dello scambio BitGrail per un significativo periodo di tempo. Non risponderemo alle accuse di Firano in merito a questa situazione. Stiamo preparando tutte le informazioni di cui disponiamo su questo tema per presentarle alle forze dell’ordine».

Cos’è Nano
Nano è una criptovaluta che allo stato attuale ha un marketcap da un miliardo e 89 milioni di euro. È al 23esimo posto per capitalizzazione di mercato nella classifica di Coinmarketcap (ma in passato è stata nella top venti). Ha un’architettura block-lattice, che consente a ciascun utente di avere la propria blockchain ed aggiornarla senza essere sincronizzata rispetto al resto della rete.

La difesa di Firano
Intanto Francesco Firano non ci sta, e si difende, spiegando al Sole24ORE la sua versione dei fatti: «Ci siamo resi conto dell’ammanco – racconta l’amministratore di BitGrail – durante uno degli spostamenti di coin che facciamo periodicamente. E subito dopo abbiamo contattato lo sviluppatore di Nano, facendo presente il problema e sottolineando – al tempo stesso – alcune incongruenze nel loro software che non ci aiutano a capire neanche quando è avvenuto il furto».

Firano spiega di aver chiesto personalmente «un’operazione di fork, con l’intento di risanare le perdite degli utenti, non per insabbiare l’accaduto come hanno scritto gli sviluppatori della moneta nel loro comunicato. Le loro accuse nei miei confronti sono pesanti. E devo dire che mi hanno messo in serio pericolo. In questa storia, del resto, ci sono persone che hanno perso molti soldi». Il trentunenne fiorentino racconta di come il suo account Twitter sia preso d’assalto da utenti di mezzo mondo: «È pieno di minacce di morte nei miei confronti, qualcuno ha pubblicato anche l’indirizzo di casa mia. È una situazione abbastanza paradossale, creata dal comunicato ufficiale diramato dagli sviluppatori di Nano». E adesso cosa succede? «Abbiamo presentato denuncia alla Polizia Postale, – aggiunge Firano – fornendo anche gli indirizzi (mail comprese) sui quali questi coin mancanti sono finiti. Adesso c’è un’indagine in corso e mi auguro che si faccia luce al più presto su quanto accaduto».

IN ITALIA LA BUFALA SI LEGGE SULL’ ANSA – BITCOIN FAKE NEWS

Per settimane istituzioni politiche e media ci hanno messo in guardia e ammonito chi pubblica false notizie (fake news)  su internet e sui social media per le conseguenze che poi hanno sulla popolazione ed hanno continuato a sproloquiare  sulla necessità di punire severamente chi le diffonda. Scopriamo invece che i primi a diffondere notizie false, tendenziose, fuorvianti, senza il minimo senso etico/professionale  di verifica delle fonti sono proprio le agenzie di stampa più accreditate, come ad esempio ANSA. Ciò è molto grave a mio parere, perchè non stiamo parlando di un blog qualsiasi come si potrebbe considerare il presente in cui le opinioni condivise sono sempre personali e non hanno la pretesa di Verità assoluta, ma di agenzie di stampa ufficiali che vengono riprese regolarmente dai media anche internazionali e poi diffuse a livello globale, provocando come in questo caso, come minimo reazioni di ilarità se non proprio di scherno da parte di chi, a ragione, considera (giustamente) l’Italia come il Paese di Pulcinella e ci permette di capire il perchè risultiamo agli ultimi posti al mondo per quanto riguarda la libertà di stampa e la correttezza delle informazioni. A questo punto ci si chiede a cosa servano le leggi sull’editoria che dovrebbero regolare tutto ciò e cosa si aspetti a prendere i famosi provvedimenti tanto auspicati dalle istituzioni contro le fake news.
Ciò premesso analizziamo la notizia Ansa di qualche giorno fa che si è talmente diffusa tra la popolazione da avere riscontri pressochè giornalieri da gente comune che di Bitcoin ne sa veramente molto poco e che rischia di creare opinioni errate e  false aspettative.
“In Italia la casa si paga in bitcoin”  
NEWS
Criptovaluta in atto notarile grazie a risoluzione Agenzia Entrate “

La prima cosa da puntualizzare leggendo  il sottotitolo, è che le criptovalute sono ufficialmente entrate negli atti notarili in Italia esattamente 2 anni fa , come si può facilmente riscontrare qui e quindi questa certamente non è una news (intesa come novità). Ben più grave, a mio parere, è invece affermare che questo sia avvenuto per merito di una risoluzione dell’ AdE (Agenzia delle Entrate) perchè è palesemente falso come scopriremo in seguito.  Vado quindi a riprendere e ad analizzare  le affermazioni evidentemente false del comunicato originale Ansa

LA BCE AMMONISCE L’UNIONE EUROPEA A NON PROMUOVERE BITCOIN

Liberi pensieri  e considerazioni di un neocinquantenne sull’articolo di Gautham  su  newsBTC.com  – 19/10/2016

european union, blockchain technology

L’ Europa della Brexit non riesce ormai più a nascondere le sue laceranti contraddizioni. Quanto durerà ancora prima di implodere? Riusciranno i suoi popoli,  le sue nazioni, le sue intelligenze, a cambiarla prima del tragico epilogo? Gautham non se lo chiede nel suo articolo , anche se non manca di sottolineare che  gli Stati europei  non possono fare a meno di accorgersi della rivoluzione in atto  sin dal suo arrivo e poi dalla sempre maggior diffusione del Bitcoin, sia dell’interesse che la nuova tecnologia che lo  sottintende (la blockchain) sta suscitando in quelle menti   europee che rappresentano il nuovo pensiero liberista e libertario , quello cioè che si ricollega alla sincera tradizione di progresso, prosperità e crescita democratica che il libero mercato  ha garantito all’Occidente negli ultimi 150 anni, quello che odia insomma la burocrazia ma di più il lobbismo mondialista oggi imperante in Europa con la costante attuazione del Piano Kalergi.
Cosa ci racconta invece Gautham che nessuna fonte di informazione italiana rivela?  Afferma dapprima ciò che già sappiamo e andiamo dicendo da qualche anno, cioè che il Bitcoin è probabilmente l’innovazione più dirompente di questo secolo. Ma ci rivela anche che mentre la criptovaluta decentrata continua a rivoluzionare il sistema finanziario globale, la Banca Centrale Europea ha cominciato a sentire il calore sotto le terga. In una recente dichiarazione, la BCE ha chiesto ai legislatori dell’Unione europea di dare un giro di vite  regolamentando  Bitcoin e tutte le altre valute digitali per salvare se stessa dalla perdita di controllo sul sistema finanziario. La dichiarazione della BCE su Bitcoin e valute virtuali faceva parte di un parere legale pubblicato giusto ieri (18/10/2016). Nel documento, la banca centrale ha messo in chiaro che non vuole istituzioni dell’UE a promuovere l’uso di valute virtuali che oggi non hanno uno status giuridico chiaro nel continente europeo. Tuttavia, tale dichiarazione sembra essere in contraddizione con varie sentenze della Corte di giustizia europea, che ha in molte occasioni esteso privilegi al Bitcoin simili a quelli di cui godono le valute fiat (vedi la non applicabilità dell’IVA nelle transazioni in criptovaluta).

Molte nazioni dell’UE hanno un atteggiamento favorevole nei confronti del Bitcoin e della tecnologia che sta  alla sua base. Nella crescente adozione di valute virtuali in questi giorni si trova la prova della crescente popolarità della moneta digitale nel continente europeo. Ma nella dichiarazione della BCE si legge, “La fiducia degli attori economici in unità monetarie virtuali, se notevolmente aumentata, in futuro potrebbe in linea di principio influire sul controllo delle banche centrali sulla fornitura di denaro fiat … Così (gli organi legislativi comunitari) non dovrebbero cercare in questo particolare contesto di promuovere un uso più ampio di valute virtuali. “

Mentre la BCE continua a metterla giù dura con il Bitcoin, dall’altro lato la stessa banca centrale ha fatto propria l’intenzione di adottare la sua tecnologia di base. Un recente rapporto della BCE infatti, prende in considerazione varie applicazioni della blockchain, soprattutto per quanto riguarda le procedure contro il riciclaggio di denaro sporco. Il rapporto intitolato “Distributed Ledger Technologies nella sicurezza del post-trading – Rivoluzione o evoluzione?” elenca il potenziale impatto della tecnologia dei registri pubblici distribuiti (blockchains) su diversi livelli di post-trading (sui contratti e sui livelli di custodia ). Si accenna anche al potenziale impatto della tecnologia blockchain sull’ eGovernance e l’efficienza interna delle istituzioni. La visione della BCE su Bitcoin e sulla sua tecnologia di base non è nuova, molte banche centrali condividono infatti la stessa opinione. Sono tutti alla ricerca  di poter sfruttare i potenziali vantaggi della tecnologia blockchain ignorando i vantaggi offerti dal Bitcoin e dalle altre valute digitali, per timore di  dover rinunciare al loro controllo sul sistema monetario. Il problema è che non è così facile disgiungere Bitcoin o le altre criptovalute dalle loro blockchain. Se anche fosse possibile utilizzare i registri pubblici condivisi senza l’apporto valoriale della criptovaluta collegata , cosa che dubito possa essere realizzabile, assisteremmo sicuramente alla sostituzione della funzione notarile di molti servizi di garanzia forniti dallo Stato (contratti, identità, abilitazioni ecc.) a favore di tale servizio distribuito e decentralizzato con un notevole conseguente risparmio , ma l’ulteriore perdita di sovranità degli Stati Nazionali (ecco che si torna al piano Kalergi!). url

(La cancelliera tedesca Merkel durante la consegna del premio Kalergi)

Inoltre l’eventuale efficacia di queste blockchain non farebbe altro che valorizzare ancor di più il Bitcoin quale primo esperimento riuscito di tale tecnologia, cosa sicuramente non gradita alle lobbies finanziarie rappresentate dalla BCE. La strada per chi ha a cuore un’ Europa diversa da quella prefissata dai poteri forti del Nuovo Ordine Mondiale è dunque fortemente legata al successo ed alla sempre maggior diffusione del Bitcoin in quanto valore largamente riconosciuto e moneta decentralizzata capace di riconsegnare piena libertà economico-finanziaria e vero progresso sociale ai cittadini europei sempre più distanti dalle loro istituzioni e guide politiche.

Se La Brexit rottama l’UE chi ne gode è il Bitcoin

Pubblicato da   Joël Valenzuela  il 30/08/16 per cointelegraph logo
Brexit May Send the EU “Down the Drain”, Good For Bitcoin

Il vice Cancelliere tedesco ha affermato che il futuro dell’Unione Europea potrebbe essere in declino se la Brexit non verrà gestita in maniera appropriata.

Sigmar Gabriel ha  detto che, se l’uscita del Regno Unito dall’UE causasse un seguito ed un emulazione  anche per altri paesi ciò farebbe finire l’Unione ” giù per lo scarico”.  In una conferenza stampa ha poi aggiunto che la Brexit ha danneggiato la reputazione europea, dando l’idea così di essere un continente instabile .

Il Primo Ministro britannico Theresa May  sta attualmente soppesando le opzioni che il Paese ha con il voto di uscita ed il suo gabinetto dei ministri rimane diviso sull’opportunità di abbandono del singolo mercato.

Un’ultima chance per l’Europa di imparare dai propri errori.

Lee Gibson Grant del Drachmae Travel Club dice:

“ Dobbiamo chiederci cosa sia l’EU, e realmente cosa rappresenti prima di dar retta a ulteriori commenti che econo dalla Germania in rappresentanza dell’Europa davanti al resto del mondo. La Brexit avrebbe potuto esser gestita molto meglio come opportunità per evitarla . Essendo stata gestita molto male invece ci si aspetta ora che l’uscita sia auspicabile.”

flux

La debolezza dell’UE rappresenta un momento per imparare dagli errori del passato. Luca Dordolo, operatore italiano di BTM ed imprenditore nel campo delle criptovalute , spiega:

“La questione dovrebbe essere ribaltata: dove ha sbagliato l’Europa? Cosa può fare ora l’Europa per correggere e annullare la Brexit? E se non è possibile tornare indietro come può cambiare l’Europa perchè ciò non accada di nuovo in altre nazioni europee?”

Grant punta sul fatto che, mentre l’Europa continua a soffrire per la Brexit, il Regno Unito si avvantaggia dell’opportunità di crescita.

Egli infatti nota:

“Nel frattempo il Regno Unito ha l’opportunità di ricostruire il proprio commercio per esempio con le nazioni del Commonwealth , che sono oltre 50 stati and 2.1 miliardi della popolazione planetaria , con un PIL di oltre 14500 miliardi di dollari americani.”

Le turbolenze ed il collasso dell’UE possono favorire il Bitcoin

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I problemi politici ed economici in Europa possono  causare un aumento di interesse ed uso del Bitcoin.

Dordolo afferma:

“Potremo commerciare solo in Bitcoins, la perfetta valuta globale. Il fatto che questa valuta/ sistema di pagamento non sia legata a nessuna legge o regola istituzionale sul commercio permette finalmente un commercio libero dove in modo reale , l’unica regola maestra è quella della domanda e dell’offerta. Così, evitando le commissioni e le tasse locali, l’IVA e tutti quei tipi di tasse governative su beni e servizi,emergerà il vero valore  di ciò che si acquista. E quel valore non sarà certamente espresso in euro piuttosto che in sterline o viceversa, ma in Bitcoins. Perciò io penso che la Brexit farà aumentare la diffusione ed il valore  del Bitcoin stesso.”

*liberamente tradotto da gavriloBTC

Il nuovo MegaUpload avrà BITCOIN nel motore. Parola di Kim Dotcom

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Kim Dotcom, l’eclettico fondatore di Megaupload torna a far parlare di sé a seguito di alcuni tweet apparsi sul proprio account ufficiale. Dopo aver comunicato al mondo il ritorno della sua creatura Kim ha rivelato in queste ore ulteriori caratteristiche dell’atteso servizio di cloud storage che dovrebbe prevedere 100 GB di spazio gratuiti e un sofisticato sistema di cifratura che proteggerà i dati degli utenti.

L’imprenditore – che ora vive in nuova Zelanda dove ha fondato il partito Internet Party – sta ancora combattendo la sua pluriennale battaglia legale contro la giustizia americana per svariati capi d’accusa – con l’intenzione dichiarata (che ha tutti i toni di una sfida) di rilanciare una nuova versione del popolarissimo sistema di web storage, chiuso nel 2012 con una media di 50 milioni di utenti giornalieri, fondamentalmente per violazione di copyright. Il nuovo progetto denominato MegaUpload 2.0, attualmente in fase di gestazione, è il terzo tentativo di Kim di creare una piattaforma di condivisione di file online sicura. Il primo, la versione originale di MegaUpload, fu lanciata più di dieci anni fa e si rivelò un’operazione di successo. La gloria e la popolarità durarono per oltre sei anni, prima che il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti, con una mossa controversa, fece chiudere il servizio. Il nuovo servizio dovrebbe ripristinare gli account di tutti gli ex utenti di Megaupload e secondo le indiscrezioni trapelate, incorporerà l’uso della moneta virtuale Bitcoin. Tuttavia non è chiaro se questa verrà utilizzata solo come sistema di pagamento – garantendo quindi maggiore affidabilità rispetto a taluni fornitori di servizi di pagamento convenzionali – o anche come un’opportunità per tenere traccia di ciò che gli utenti condivideranno attraverso il servizio.

La data ufficiale scelta per il lancio è il 20 gennaio 2017. La piattaforma di file-hosting e sharing includerà la funzione “white label” ovvero la possibilità di accreditarsi con qualsiasi dominio in modo gratuito per le esigenze di condivisione cloud.

La novità più eclatante è però Bitcache, un sistema di microtransazioni in Bitcoin che permetterà agli utenti di guadagnare dai download dei propri file.

«Ogni trasferimento di file su Megaupload 2.0 sarà collegato a una microtransazione Bitcoin. Preparatevi ad accogliere Bitcache» ha scritto Dotcom in un suo recente tweet, senza spiegare peraltro che cosa sia questo Bitcache.

Il legame tra Megaupload e Bitcache comporterà però il fatto che gli utenti dovranno dotarsi di un minimo quantitativo di Bitcoin. Non a caso, Dotcom suggerisce: «Comprate Bitcoin finché costano poco. Come adesso. Fidatevi. Bitcoin varrà $2000 nel 2017».

Decentrato, anonimo e crittografato in maniera impenetrabile: così sarà il nuovo Megaupload. In altre parole – per citare Kim Dotcom –«Un incubo per tutti quelli che vogliono censura e sorveglianza di massa».

Se l’UE collassa, può il Bitcoin diventare la moneta comune per l’Europa??

Autore Joël Valenzuela per The CoinTelegraph il 30/06/2016

If EU Collapses, May Bitcoin Become Europe’s Common Currency?

All’inizio di questo mese, la maggioranza dei cittadini del Regno Unito ha votato per uscire dall’Unione europea. Questa uscita, nota come “Brexit,” ha causato un crollo temporaneo del mercato globale, e ha spinto il miliardario americano George Soros ad avvertire che un crollo dell’Unione europea potrebbe essere a questo punto “praticamente irreversibile” .

Durante i sondaggi  che hanno portato al voto Brexit , oro e Bitcoin sono cresciuti man mano che il consenso per lasciare l’UE cresceva tra i votanti.   Luca Dordolo, imprenditore bitcoin ed operatore BTM italiano, vede che il Bitcoin è sempre più considerato  come l’oro, una protezione contro la debolezza dei mercati.

“Quello che sta succedendo alle quotazioni dell’oro in questi giorni di Brexit, con i mercati azionari che crollano e l’oro che prende valore, lo stesso accade per il Bitcoin. Quindi, nell’immaginario collettivo degli investitori, il Bitcoin è considerato come l’oro, un bene di rifugio quando i mercati calano troppo o collassano. E ciò a cui assistiamo è solo un inizio rispetto a quello che potrebbe accadere ”

Può il Bitcoin rimpiazzare l’euro in tempi brevi?

Julio Alejandro, fondatore e CEO dell’ Humanitarian Blockchain, non pensa ciò sia possibile in tempi brevi, cioè per il Bitcoin di rimpiazzare l’euro.

“E’ un’utopia irrazionale “suggerire che Bitcoin, o una qualsiasi delle 646 altcoins, tokens, o metodi alternativi di pagamento nel mercato delle criptovalute, potrebbe essere massicciamente adottata dall’utente europeo di tutti i giorni -anche se – il progetto europeo dell’Unione o la valuta comune (euro) crollasse nei prossimi mesi o anni “.

Robert Genito, CEO di Wall of Coins, pensa che il Bitcoin avrebbe il potenziale di rimpiazzare l’euro in caso che l’UE collassasse, ma gli manca la necessaria infrastruttura e adozione massiccia per poterlo fare ora e similarmente per ancora qualche anno.

“ La realtà è che il Bitcoin è già una valuta per ogni Paese ed ogni nazione: Come sostituto generale per rimpiazzare l’euro l’ecosistema Bitcoin ha ancora almeno 3-4 anni di maturazione per avere abbastanza opzioni e semplicità da diventarlo per la gente comune.Questa è una buona notizia, poter ancora essere un “early adopter” e fare un grande cambiamento per l’umanità, a livello globale “.

Brexit e Bitcoin emergono come atto d’accusa alla governance europea 

Per quanto riguarda la richiesta di uscita del Regno Unito dall’Unione europea, Dordolo la vede come un atto d’accusa alla governance dell’UE, e spera “in una profonda autocritica del sistema europeo, con il Bitcoin che potrebbe essere a capo del cambiamento”.

“Brexit non è un vero e proprio segnale di orgogliosa nazionalità contro l’Europa unita come alcuni dicono. E’ stupido e superficiale pensare così. Si tratta invece di un estremo avvertimento per cambiare questa Europa o crollerà definitivamente. Fermare l’eurocrazia non è tornare all’ Europa degli Stati nazionali, ma la premessa per l’Europa dei popoli e delle regioni, dove le persone possono condividere decisioni che non potranno più essere prese sopra le loro teste. “

Secondo Dordolo, il Bitcoin fornisce un valido strumento per limitare le politiche potenzialmente distruttive dei burocrati europei.

“E il Bitcoin nell’Europa d’oggi, della finanza e delle banche, delle lobby e delle decisioni sbagliate contro i popoli, potrebbe svolgere un ruolo primario. Che tipo di armi hanno le persone per difendersi dagli Euro burocrati? Voto e Bitcoin. L’alternativa a questi due strumenti democratici è, in un prossimo futuro veder scorrere il sangue  nelle strade del vecchio continente.”

Una doppia-valuta in Europa con il Bitcoin che controlla l’euro

Fino a quando l’Unione europea, e l’euro, rimarrà in piedi, Dordolo prevede un modello di doppia-valuta, con il  Bitcoin e l’ euro utilizzati a seconda della convenienza, come leva di controllo sulle manovre degli eurocrati sulla divisa europea .

“In un sistema monetario duale , utilizzerò per paghare la valuta più conveniente per me. Così, se in quel momento il valore del Bitcoin è più alto di quando io l’ho cambiato, certamente lo userò per pagare. Altrimenti , in caso fosse più basso, utilizzerei gli euro. Ma il fatto importante è che in questo modo gli Euro-burocrati non potranno più decidere se inflazionare o deflazionare ad libitum (a loro convenienza) l’euro. Dovranno perciò mantenere la linea retta o il Bitcoin prenderà il sopravvento spostando il valore che propriamente sia attribuirebbe a una banconota a suo favore. Così il Bitcoin non diventa solo una valuta globale che sorpassa tutti i confini, ma un concorrente diretto all’interno dell Europa mantenendo un’altra promessa: quella di essere moneta di Libertà.”

Bitcoin’s long-term viability in Europe

Sui lunghi termini, le prospettive rimangono differenti per la valuta europea. Genito pensa che, nel tempo, Bitcoin sarà competitivo con le valute fiat, euro incluso.

“ Le valute imposte o Fiat sta perdendo tempo mentre Bitcoin continua a stringere la sua presa. E’ solo una questione di tempo fino a quando le valute fiat iniziano a boccheggiare nella disperazione e a provare a cambiare per adattarsi alla domanda pubblica, mentre l’ecosistema Bitcoin avrà già dimostrato di servire la domanda pubblica, spietato e inflessibile verso  l’ over-gonfiato ego delle valute fiat. Genitrust sarà pronta quando arriverà quel momento. “

Bitcoins: Ultimi trend e previsioni future – NewsBTC

Newsbtclogo

di Sarah Jenn,  08/12/2016

Le proiezioni sul prezzo del Bitcoin per il 2016 riflettono una nuova, fresca comprensione di questa valuta digitale e richiamano l’attenzione sul fatto che il Bitcoin certamente svolgerà un ruolo importante nel sistema finanziario mondiale nei prossimi anni. 
bitcoins will soar. newsbtc

L’industria bitcoin è ancora ai suoi primi vagìti, ciò significa che c’è un sacco da aspettarsi nel futuro. Nel 2016, il futuro del settore bitcoin sarà luminoso, il che non è molto sorprendente, visto che il prezzo del bitcoin è rapidamente salito alle stelle nell’ultimo periodo. Nel 2015, il prezzo del bitcoin è salito da $ 230 della fine settembre a più di $ 480 dei primi di novembre. Sono numeri piuttosto impressionanti e ciò fa ritenere che potrebbero essere la tendenza durante tutto il 2016. E’ sicuramente una notizia molto gradita, dopo un inizio abbastanza duro come quello che stiamo vivendo. La crescita improvvisa del prezzo del bitcoin ha sicuramente attirato di nuovo l’attenzione su questa moneta digitale e su ciò che il futuro ha in serbo per essa.

Infatti le proiezioni sul prezzo del Bitcoin per il 2016 riflettono una nuova, fresca comprensione di questa valuta digitale e richiamano l’attenzione sul fatto che il Bitcoin certamente svolgerà un ruolo importante nel sistema finanziario mondiale nei prossimi anni.

Un Rischio del 50%

La predizione sul prezzo del Bitcoin da una crescita da  $400 a  $600 nel periodo dei 12 mesi dell’anno 2016. La ragione di questo aumento nel prezzo si basa sulle proiezioni riguardanti l’adozione del  Bitcoin fino all’anno 2025. Si stima che nelle principali quattro categorie che impattano l’industria bancaria  – i pagamenti online, l’invio di denaro all’estero, le micro transazioni e il cosiddetto  “banking” for the unbanked, i servizi bancari per quelle zone dove non c’è presenza di sportelli – il bitcoin godrà di una fetta di mercato tra il 10  il 20 per cento.

Attualmente l’uso del bitcoin è limitato, il che significa che avrebbe bisogno di un valore attorno solamente ai  $24 al giorno . In altre parole , dato che il valore attuale è attorno ai  $380, il bitcoin è di $356 più alto di quanto oggi non necessiti essere, il che è sicuramente un bel guardare.

Quanto può variare il valore del Bitcoin

Alcuni esperti predicono che il valore del bitcoin scalerà di oltre $53 nel 2016. Nel 2017, si stima che raggiungerà i $123 e nel 2018, salirà di circa $269. E se queste proiezioni non vi impressionano, allora tenete a freno i cavalli perchè sarete completamente storditi dalle predizioni future.

Per il 2019, il suggerimento è che il valore del Bitcoin salirà di oltre $600. Nel 2020, il prezzo potrebbe raggiungere i $1,400 e poi nel 2021, il valore salirà ancora fino vicino ai $3,000. Tale crescita ci si aspetta raggiunga i sui massimi mai toccati nel 2025,quando si stima che il valore del Bitcoin possa raggiungere approssimativamente i $17,500.

I modi più comuni di scambiare Bitcoins

Se queste predizioni ti intrigano, ti starai certamente chiedendo come puoi entrare nel business dello scambio Bitcoins. Per aver successo devi innanzitutto avere una ben chiara e ben definita strategia di trading. Questo coinvolge la scelta di una piattaforma di scambio in cui tu possa operare in maniera adeguata. una volta scelta la piattaforma di scambio , potrai piazzare gli ordini e settare i prezzit bid and ask .

* In tutti  casi ti consiglio di contattarmi direttamente per una consulenza usando le reperibilità e i numeri di telefono che trovi su questo blog. Il bitcoin resta sempre e comunque un investimento ad alto rischio, perciò il mio consiglio è di non metterci mai di più di quanto saresti disposto a perdere. *(nota del blogger Gavrilo)

Date le proiezioni e non solo per il 2016, ma per tutti i prossimi 10 anni, ci sono veramente tutte le potenzialità per fare veramente una valanga di soldi.

CATENA FIDE DIGNORUM AD NIHILUM CONEXA .