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2 ragioni e tre modi per saltare gli exchanger bitcoins – Cointelegraph

2 Reasons and 3 Ways to Ditch Bitcoin Online Exchanges
Tratto e liberamente ampliato** dall’articolo di Joël Valenzuela – Cointelegraph.com – 01/03/2016

Gli exchanger o piattaforme di scambio criptovalute, hanno sicuramente avuto un ruolo importante nei primi giorni del Bitcoin, e continuano a tutt’oggi ad essere ampiamente utilizzati per il loro acquisto e la loro vendita . Tuttavia, essi non sono privi di inconvenienti, e alcuni utenti cercano metodi alternativi per ottenere  Bitcoin. Gli utenti cercano di evitare scambi per due motivi principali:

Privacy

Le piattaforme exchanger centralizzate chiedono agli utenti di rivelare la loro identità e presentare ulteriori dati personali. Secondo Josh Harvey, co-fondatore di Lamassu, ciò è sufficiente per dissuadere più di qualcuno dal servirsene.

“Gli exchanger on-line sono regolamentati e richiedono un processo di registrazione lungo che coinvolge un sacco di scartoffie e la presentazione di documenti privati ​​sensibili. Chiunque utilizzi tali servizi sa bene che queste informazioni sono al sicuro, ma accessibili al Governo.”

Transazioni istantanee

Le transazioni attraverso le piattaforme di exchanger online non sono per niente  istantanee. Oltre al processo di registrazione iniziale , le operazioni prendono  tempi aggiuntivi per elaborare i dati e dare l’approvazione. Per fare un esempio secondo Eric Grill di CoinOutlet, potrebbero volerci 5-7 giorni lavorativi per essere operativi con  Bitstamp, escluse le procedure iniziali di antiriciclaggio (AML / KYC).

Il dealer e operatore BTM Luca Dordolo sostiene che i tempi siano ancora più lunghi .

“ Considerando i tempi di registrazione e quelli di verifica e approvazione della conformità alle normative internazionali antiriciclaggio AML/KYC da effettuarsi, significa perdere almeno e nel migliore dei casi, una settimana/10 giorni lavorativi per essere pronti ad operare con un exchanger.”

Tre sono i metodi alternativi individuati per ottenere Bitcoin senza gli svantaggi delle piattaforme exchanger:

**Per quegli utenti che utilizzano i bitcoin in maniera estemporanea  per fare piccoli acquisti, scommesse, gioco  online od anche che acquistino importi più consistenti a scopo investimento e speculazione, diventa alla fine più veloce, immediato, sicuro e rispettoso della privacy, servirsi dei BTM, ove ve ne fossero nelle immediate vicinanze, o di un dealer fidato per scambi rapidi di persona od online.

BTM (Bitcoin Bancomat)

Secondo Dordolo, l’utilizzo di BTM come il suo Lamassu abilita “la possibilità di acquistare Bitcoins anonimamente e nella maniera più sicura e veloce.”     Grill considera la natura istantanea delle transazioni assere il più grande vantaggio dei BTM .

“Non devi fare bonifici oltreoceano o internazionali (che costano!) o collegare un tuo conto bancario a un exchanger, semplicemente ci metti le  banconote e ricevi i tuoi bitcoin istantaneamente.”

A parere di Grill, la maggior barriera all’uso dei BTM, quella di trovarne uno vicino, sta rapidamente scomparendo.

“Sta diventando sempre più facile. Coinatmradar.com, Airbitz e altri siti o directory li rendono  più facili da trovare, e siccome se ne stanno istallando sempre di più, sarà sempre più facile accedervi per la gente come già fanno con i bancomat tradizionali  (che la gente preferisce usare piuttosto dello sportello cassa in banca).”

Meetup locali

 Frequentare un meetup locale di appassionati di criptovaluta può essere agevole per trovare un acquirente o il venditore per un acquisto di Bitcoin di persona . Secondo Harvey, questo elimina le due principali preoccupazioni di utilizzare le piattaforme on line centralizzate.

“ Penso sia una questione di privacy e convenienza … I processi di accesso agli exchanger portano via tempo e i nuovi utenti  potrebbero dover aspettare giorni o settimane prima di poter comprare bitcoin. Con un meetup devi solo farti vedere con i soldi e cambiare al volo in bitcoin.”

Peer-to-peer exchangers

Un’ alternativa agli exchanger online centralizzati sono quelli peer-to-peer, che lavorano facilitando la connessione tra compratori e venditori  online in maniera semplificata che ricorda quella dei meetup locali . Robert Genito, CEO di Genitrust, dice che questo è un miglioramento rispetto agli scambi tradizionali, che sono sempre troppo complicati per l’utente medio e casuale .

“ La maggioranza dei clienti con cui ho parlato non riescono neanche a capire come utilizzare gli exchanger tradizionali. La maggior parte di loro non fanno trading giornaliero come hobby, e questi siti sono completamente diversi da ciò che si aspettano per comprare Bitcoin. La gente si aspetta semplicemente di dire quanta valuta a corso forzoso ( euro dollari sterline) sta cercando di spendere e poi vedere quali siano le opzioni -. Un po’ come lavorano Travelcity e Expedia”

Genito aggiunge che gli exchanger decentralizzati possono velocizzare il processo di acquisto di bitcoin on line .

“Il primo vantaggio nell’utilizzo di servizi come  Wall of Coins è la velocità e il costo. Ottieni i Bitcoin che hai ordinato immediatamente dopo che il pagamento è verificato e lo stesso per avere i soldi per i tuoi bitcoin. Con tutte le piattaforme exchanger devi aspettare minimo ore per avere i bitcoin. Con qualcuno di loro addirittura giorni. Per quanto velocemente la quotazione del Bitcoin si muove, nessuno ha tempo di aspettare così a lungo.”

** Gli ampliamenti e le considerazioni personali sono scritti in corsivo

I Bitcoin ATM divulgano la criptovaluta tra la gente comune

Intervista rilasciata a Joël Valenzuela per The Cointelegraph il 2015-12-23 03:13 PM

BTMs Bring Bitcoin to General Public

I BTM, o Bitcoin ATM, permettono un’ alternativa alle transazioni di cambio online o di persona nella compravendita di Bitcoin replicando l’uso dei bancomat nel tradizionale sistema bancario . Ciò li rende perfetti per attirare nuovi utilizzatori di Bitcoin.

Portare i Bitcoin in nuove aree

Luca Dordolo, l’operatore del primo BTM in Italia, li vede come un’opportunità per espandere l’uso dei bitcoin in aree altrimenti dimenticate .

“Il BTM  è uno strumento perfetto di diffusione delle bitcoin in nuove aree, in particolar modo dove il Bitcoin è pressochè sconosciuto. Lì il BTM può essere il testimonial perfetto per questa nuova valuta globale.”

Secondo Dordolo, la gente desidera un contatto fisico con i propri beni di valore, una connessione che si perde con l’uso del Bitcoin. I BTM permettono di sopperire a questa mancanza di contatto fisico e familiare delle transazioni Bitcoin e di conseguenza fa sentire molti nuovi clienti più sicuri.

“Il fatto è che la gente che usa i BTM non è interessata all’acquisto di bitcoins online. Penso non abbiano molta fiducia dei metodi online così preferiscono la vecchia maniera dei bancomat bitcoin.”

I BTM hanno clienti di diversa estrazione sociale

Dordolo ha osservato che c’è gente di tutti i tipi, età e provenienze che diventa cliente dei bancomat bitcoin, persino ultra settantenni o operai ancora in tuta da lavoro.

“Pensavo che i bitcoin fossero per i nerd o al massimo per operatori finanziari e di borsa, non per operai e contadini, ma i BTM sono popolari. E il bitcoin adatto ad ogni livello sociale.”

Istallare BTM ha portato il Bitcoin a una strana nuova demografia. Il costruttore di BTM Lamassu,  grazie a Luca Dordolo, ha persino tradotto l’interfaccia utente in friulano, una lingua minoritaria parlata approssimativamente da 800.000 persone nel NordEst italiano.

Luca Dordolo

I vantaggi nelle operazioni di cambio valuta

Dordolo nota che il processo di cambio da un BTM è molto meno complicato dell’utilizzo di quello online.

“… entri nell’ufficio dove è collocato [il BTM],  scegli la lingua, scansioni il QRcode del tuo wallet , metti le banconote nella macchina e in meno di 30 secondi sei di nuovo in strada in completa anonimità senza esporre dati di identità o per qual motivo tu abbia deciso di effettuare il cambio in Bitcoin.”

La miglior convenienza

Zach Harvey, cofondatore e CEO di Lamassu, punta  ai due principali vantaggi nell’utilizzo dei  BTM: efficienza e sicurezza.

“Quando usi un  BTM, l’operatore (il proprietario della macchina e fornitore del servizio di cambio), tiene il denaro per soli 4 secondi . Quello è il tempo che ci vuole per l’accettatore di banconote per validare i soldi ed inviare i bitcoin. Provate a compararlo con i giorni interi che ci vogliono per validare i bonifici e render disponibili i soldi per il cambio…gli operatori BTM non trattengono mai i soldi degli utenti e non c’è un server centrale da piratare o da buttar giù.”

Storia

Nell’ Ottobre del 2013, il  Bitcoin exchange canadese Bitcoiniacs associato alla startup di  Las Vegas Robocoin fece debuttare il primo Bitcoin ATM in Vancouver. Oggi, secondo Coin ATM Radar, ci sono oltre 500 BTM funzionanti al mondo. La maggior parte di questi sono concentrati in  Nord America e  in Europa Occidentale. Dordolo: “Perchè USA and Europe sono le zone più informatizzate al mondo.”

Dislocazione tipica

Dordolo dice che i BTM finiscono solitamente collocati in aree ad alto traffico pedonale come centri commerciali, stazioni di treni ed aereoporti.

“Se si parla di posti abituali dove trovarli, aggiungerei bar, pubs, caffetterie, negozi di elettronica e agenzie di viaggio.”

Secondo Neal Conner, Capo del Customer Service di Lamassu, esistono alcune eccezioni a questa regola generale.

Dislocazioni atipiche

“Uno dei posti dove non ti aspetteresti di trovare un  BTM  è una boutique di abiti femminili alla moda. Sebbene non fosse lo stereotipo della location adatta x BTM all’epoca, si è invece dimostrato molto apprezzato e popolare portando nuova clientela a scoprire il negozio per i loro acquisti.

Sfide

A parte lo sviluppo di conoscenza tecnologica di una data area, un altro significante ostacolo all’espansione dei BTM sono le diversità di regolamentazione tra i vari governi locali, benchè Dordolo ritenga che queste limitazioni affliggano il Bitcoin in generale.

“La  Cina ….ha limitato l’uso dei bitcoin già dal dicembre del 2013 e anche in India ci sono alcuni problemi tra il governo e le Bitcoin, anche se  non c’è nulla di ufficiale.”

Il futuro

Dordolo pensa che i BTM siano qui per restare e non li vede passare in secondo piano o dietro le quinte con l’aumento della scolarizzazione dei consumatori sulle criptovalute o sulla sicurezza delle transazioni online.

“Ci saranno sempre e comunque persone che vorranno comprare i loro bitcoin da un sicuro BTM che da una sconosciuta piattaforma exchanger online o da un dealer di bitcoin.”

CASE, il primo vero portafogli Bitcoin che si tocca. Il sogno si realizza

Caselogo

Sarà forse nella natura umana quel bisogno Case2di esprimere  il possesso fisico di un qualsiasi bene,  anche se questo è etereo e impalpabile quanto solo una criptomoneta può esserlo. Da parte mia ho sempre pensato e desiderato che se il Bitcoin per sua natura, è un bene digitale intangibile , almeno avrei potuto possedere e tenere in tasca il portafogli che li contiene. Ebbene il sogno si è finalmente avverato : sono arrivati alla fine di  novembre i 2 (due)   Bitcoin Hardware Wallet Case, ordinati e pagati in preordine già nel maggio scorso e agognati per sei mesi. Prodotto dalla Cryptolabs , startup di Rochester (New York) che ha ricevuto un totale di 3,75M di USD in finanziamenti da venture capitals come (2,5M usd) ed altre fonti simili, Case è veramente innovativo: unisce la sicurezza multisignature di altri wallet hardware come il Trezor a protezioni biometriche come la rilevazione e riconoscimento delle Case1impronte digitali, fino alla minuscola videocamera bianconero atta alla scansione dei qr-codes con il relativo software per ricevere, inviare, comprare e vendere bitcoin. Tutto contenuto in un minuscolo e piatto dispositivo del tutto simile ad una piccola e semplice calcolatrice. Ma a mio parere, la cosa che lo rende superiore a qualsiasi altro prodotto che pretenderebbe di essere considerato come harware bitcoin wallet, ma invece non possiede un collegamento autonomo e gratuito alla Rete mediante  un modulo gsm integrato come invece  il Case . Nessun bisogno quindi di ridicoli e poco sicuri collegamenti a smartphones via wi-fi o cavi usb-mini o microusb per sfruttare la rete fornita da altri dispositivi e validare le transazioni, qui l’invio e la ricezione dei bitcoin vengono effettuati con qr-code e telecamera b/n posteriore. In CASE Wallet, il cavo non serve, non si collega direttamente neppure per la ricarica, visto che con la nuova tecnologia induttiva basta appoggiarlo alla sua base  e con una ricarica di 3 ore resta poi operativo per settimane. Case3 Da quando è uscito ha già ricevuto un paio di updates al software interno, ma bisogna essere sinceri, un difettuccio lo abbiamo trovato, visto che pur facendo veramente tutto in modo indipendente, manca però della possibilità di visionare il saldo bitcoin dal proprio dispositivo. Per questo bisogna collegarsi on line al bitcoin wallet di Case sul sito proprietario https://choosecase.com, anche se i tecnici di sviluppo, interrogati dal sottoscritto, hanno ammesso  di averlo dovuto momentaneamente togliere per non compromettere la sicurezza del intera piattaforma software, ma che molto presto saranno in grado di ripristinarlo con un semplice aggiornamento del Case.  Abbiamo senz’altro fiducia che il tempo di attesa sarà breve e comunque questo non intacca quanto di buono possa rappresentare un prodotto innovativo come questo. soldoutConcludo dicendo che risulto essere il primo e unico a possedere i 2 Case in Italia e sono disposto a cederne 1 (uno), nuovo, mai usato, ancora in cellophan a 1,00 BTC.

Se vi sembra troppo caro rispetto ad ordinarlo on line, beh aspettatevi lunghi tempi di attesa e di dover pagare le tasse doganali contro la possibilità di acquistare ed usare un oggetto, questo sì pressochè unico, da subito e tenere finalmente al sicuro i propri bitcoin.

Gavrilo

Il boom del Bitcoin risveglia la provincia tranquilla – 03/08/2015

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Prima domenica di agosto. Udine è deserta, la gente è in spiaggia o a prendere un po’ di fresco in montagna. Una giornata tutt’altro che ideale per la povera cronista di turno in servizio di redazione al Messaggero Veneto di viale Palmanova . E’ quasi arrivata in sede del quotidiano locale pensando all’ennesima giornata persa alla tintarella e alla necessità di cavare un articolo per riempire le pagine del quotidiano che uscirà lunedi (oggi) .  Distrattamente, nota passando quella scritta arancione e nera : Bitcoin, your future now… In un anno e mezzo (dal 20 febbraio 2014) non se ne era mai accorta nonostante fosse estremamente visibile su una vetrina da 7×3 mt a poche centinaia di metri dalla redazione e ci fosse passata, lei come tutti i suoi colleghi, centinaia di volte davanti  ma,  ricordando un articolo su mercato nero-bitcoin solo del giorno prima, improvvisamente si accende la lampadina! Tempo di sedersi al pc, googolare un po’ per trovare le informazioni necessarie et voilà, l’articolo è fatto, anzi toh ! un’ intera pagina e senza neanche muoversi dalla sedia o usare il telefono (a che serve la verifica delle fonti, ormai c’è già tutto pronto in Rete!).

Il bello è che Luana ( si chiama così la cronista) non sbaglia un colpo, nessuno strafalcione, nessuna inesattezza o bufala come spesso il Messaggero Veneto è abituato a pubblicare e mai a smentire. Insomma una pagina intera del quotidiano con qualche foto, equilibrata, con le informazioni giuste e corrette i pro e i contro della criptovaluta, ma soprattutto abbastanza comprensibile per i lettori poco avezzi alla tecnologia. Tutto insomma da far mordere le dita di invidia a molti dei suoi colleghi qui, presso il piccolo quotidiano locale, come quelli più accreditati delle testate nazionali ed internazionali che di topiche dal 2009 in qua ne hanno prese non poche sull’argomento. Brava Luana! Ci è voluto un anno e mezzo per scoprire di avere la notizia sulla porta di casa, anche dopo vari articoli già scritti sull’argomento. Ma l’importante è dare la notizia, sollecitare e soddisfare la curiosità, fosse anche solo per riempire una pagina del quotidiano in una domenica d’estate in cui non succedeva nulla che valesse la pena di pubblicare…

 Di seguito l’articolo di Luana De Francisco per il Messaggero Veneto…

P.S.  La mia è una ricostruzione scherzosa e di fantasia di come possano essere nati gli articoli pubblicati oggi su MV e nulla vuole togliere alla professionalità della cronista o alla veridicità degli articoli riportati dal quotidiano del gruppo Espresso-La Repubblica

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Se il Friuli torna alla Lira, l’hacker si fa pagare in Bitcoin con il CryptoLocker- Messaggero Veneto 27/03/2015

CryptoLocker, l’hacker si fa pagare in Bitcoin

Sarebbe una notizia che rientra nella norma e passa pressochè inosservata, quella della titolare di un noto ristorante della zona di Udine che per sua sbadataggine, si fa infettare il computer dall’ormai conosciutissimo virus CryptoLocker, (ne parlarono anche a Striscia la Notizia alcuni mesi fa).

Il virus CryptoLocker è la derivazione di un  worm noto ormai da diversi anni ( 2008) il Gpcode.AK, che agisce criptando i dati della vittima e richiedendo poi un pagamento per la decriptazione. CryptoLocker generalmente si diffonde come allegato di posta elettronica apparentemente lecito e inoffensivo che sembra provenire da istituzioni legittime, si installa nella cartella Documents and Settings (o “Users”, nei sistemi operativi Windows più recenti) con un nome casuale e aggiunge una chiave al registro che lo mette in avvio automatico. Successivamente tenta di connettersi a uno dei server di comando e controllo, una volta connesso il server genera una chiave RSA a 2048 bit, manda la chiave pubblica al computer infetto.  Il malware quindi inizia a cifrare i file del disco rigido con la chiave pubblica, e salva ogni file cifrato in una chiave di registro. Il processo cifra solo dati con alcune estensioni, tra queste: Microsoft Office, Open document e altri documenti, immagini e file di Autocad. Il software quindi informa l’utente di aver cifrato i file e richiede un pagamento anonimo per decifrare i file. Il pagamento deve essere eseguito in 72 o 100 ore, o altrimenti la chiave privata viene cancellata definitivamente e “mai nessuno potrà ripristinare i file”. Il pagamento del riscatto consente all’utente di scaricare un software di decifratura con la chiave privata dell’utente già precaricata. (fonti Wikipedia).

Nulla di eccezionale quindi, se non fosse che l’hacker ha trovato nel Bitcoin, la miglior valuta per farsi pagare anonimamente il riscatto.

E’ questo il motivo per cui i titolari del noto ristorante udinese hanno fatto visita, come riporta l’articolo del giornale locale, al “centro Bitcoin” di viale Palmanova a Udine, sede del primo “bancomat” Bitcoin istallato in Italia (il terzo istallato in Europa a quei tempi…).Se i titolari abbiano o meno usufruito dei servizi di cambio-valute di quel “centro Bitcoin” in cui si sono recati ed abbiano poi pagato il riscatto contrariamente a quanto affermato nell’intervista, non sta certo a noi svelarlo, ma non si può non rilevare che il Friuli è tornato all’utilizzo della vecchia Lira abbandonando l’Euro. Il Messaggero Veneto infatti, nel suo articolo che riproponiamo in foto qui sotto, afferma che il riscatto per decrittare i dati del pc infetto ammonti a 0,8 BTC pari a 240 mila lire!!!

Sarà forse questo il motivo per cui l’hacker a preferito farsi pagare in Bitcoins??    lol 🙂

Al di là degli scherzi e delle “sviste valutarie”, notiamo anche come in pochissime righe, l’autore dell’articolo, il giornalista Renato D’Argenio, abbia saputo dare le informazioni minime e necessarie sul Bitcoin al largo pubblico dei lettori locali ancora ignari della rivoluzione delle criptovalute e di ciò gliene va senz’altro reso merito.

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Lamassu: I proprietari di Bitcoin ATM guadagnano fino a $36.000 l’anno. – CoinDesk – Pete Rizzo 21/11/2014

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Traduco e ripubblico un articolo interessante di CoinDesk sulla redditività dei BTM (Bitcoin bancomat) LAMASSU nel loro primo anno di attività. Io, per chi ancora non ne fosse a conoscenza, sono proprietario ed operatore del primo Bitcoin Bancomat ( BATM) istallato ed operante in Italia (dal 20 febbraio 2014), il terzo in Europa dopo quello di Helsinki (Fi) e Zurigo(Ch), ed è a marca Lamassu. Sebbene mesi fa fossi stato invitato da Lamassu a inviare i dati statistici della mia macchina, non ho voluto ottemperare in quanto ho ritenuto che non fossero ancora significativi.
In Italia la criptovaluta Bitcoin è in larga parte ancora sconosciuta e il servizio bancomat da me proposto è ancora considerarsi sperimentale. In questi mesi la frequenza di clienti presso il BTM Lamassu di viale Palmanova 420 a Udine è sicuramente aumentata di molto e sebbene ancora non sufficientemente rilevante, comincia a farsi interessante. Il ROI, ovvero l’ammortamento dei costi del mio BTM Lamassu, non è stato ancora raggiunto, ma conto che lo sia nell’arco breve dei prossimi mesi e mi giudico ampiamente soddisfatto della sua crescita. Voglio spezzare una lancia anche in favore di Lamassu, di Zach Harvey che ho conosciuto personalmente assieme a suo fratello alla conferenza mondiale sui Bitcoin di Amsterdam nello scorso maggio, e di Neal Conner, capo del servizio di supporto e assistenza di Lamassu con cui ho instaurato un’ottima collaborazione diventando pure un alpha tester. Mia è infatti la traduzione in italiano e friulano delle disposizioni che la macchina fornisce a video al cliente che intende effettuare il cambio in bitcoin. Non solo, ma devo dire di non esser stato mai lasciato solo quando la macchina ha presentato dei problemi, come può succedere per un servizio cosi nuovo e tecnologicamente avanzato come il bancomat da bitcoin, ed anche per quanto riguarda il problema del collegamento con Bistamp, abbiamo trovato la soluzione in un tempo ragionevole, sottolineando che questa funzione si è resa disponibile solo all’inizio dell’estate e che prima la macchina era perfettamete funzionante lo stesso anche se non salvaguardava dalla volatilità del Bitcoin. Concludo dicendo che quando ho acquistato il BTM sul mercato c’erano solo due costruttori, Robocoin e Lamassu, oggi a distanza di un anno sono più di trenta al mondo i costruttori di macchine distributrici di bitcoin, ma Lamassu resta secondo me di gran lunga la migliore, premiata come tale anche nella citata conferenza di Amsterdam. Essa, rispetto a tutte le altre, riassume le doti di semplicità e velocità nelle operazioni garantando quello che molti cercano ed hanno trovato nel bitcoin: l’anonimità nel possesso e nella spesa dal proprio denaro.
Buona lettura
Gavrilo

coindesk

(@pete_rizzo_) | Pubblicato il 21/11/2014 at 04:50 GMT

Il produttore di Bitcoin ATM Lamassu ha pubblicato nuovi dati con l’obiettivo di illustrare come il suo prodotto di punta si sta rivelando proficuo per i proprietari.

Lamassu ha riportato che i suoi gestori di bitcoin ATM elaborano una media di $ 20.000 di controvalore in bitcoin ogni mese, mentre le macchine collocate in posizione privilegiata e strategica eseguono transazioni fino a $ 40,000 – $ 60,000 al mese.

La pubblicazione dei dati esce dopo più di un anno dalla consegna della prima macchina bancomat in bitcoin costruita da Lamassu ed è il risultato di un sondaggio interno che chiedeva ai clienti operatori della società di riportare informazioni anonime sul volume e gli incassi fatti in questo periodo.

Intervistato da CoinDesk, l’amministratore delegato di Lamassu, Zach Harvey, è arrivato alla conclusione che , nonostante la recente battaglia tra bitcoin e dollaro americano, il consumatore medio rimane fortemente interessato alla criptovaluta digitale.

Harvey ha detto:

“Quello che la nostre macchine rappresentano è l’uomo della strada, la persona che è interessata per lo più a convertire dai 10 ai 200 dollari. Non sapevamo cosa aspettarci, c’è sempre un punto di domanda finchè non ti accorgi che i tuoi operatori sono attualmente in attivo e che questo è veramente un servizio che funziona. “

Il sondaggio di Lamassu ha rilevato che i suoi clienti operatori guadagnano tra i 1000 e i 3000 dollari  al mese su una commissione media applicata alle transazioni eseguita da ogni singola macchina del 5,5%. Il che equivale ad un guadagno annuale per ogni operatore tra i 12.000 e i 36.000 dollari a macchina.

Harvey ha definito “prime location” (località di primaria rilevanza) quelle dove il bitcoin bancomat è facilmente accessibile citando le unità istallate a New York City e ad Helsinki in Finlandia come esempi di prime locations.

La società sostiene di aver cominciato a richiedere dati agli operatori già dalla scorsa estate e che considera il quadro dipinto attualmente come una riproduzione piuttosto fedele dell’esperienza degli operatori.

“Questi sono i dati numerici che abbiamo ottenuto ritornandoci sopra e controllando più volte”  ha aggiunto Harvey.

Cosa dicono gli operatori

CoinDesk ha raggiunto un certo numero di proprietari/operatori di Lamassu BTM (Bitcoin Teller Machines/Bitcoin Bancomat) per verificare se il quadro offerto dalla società riflette veramente le attività sul campo.

Alcuni, come il co-fondatore di Liberty Teller Chris Yim, che opera con un certo numero di macchine nella area metropolitana di Boston , per esempio, trovano che i numeri dati siano estremamente accurati.

“Il volume mensile è simile a quello che vediamo dalle nostre macchine incrementali,” ha detto, prima di sottolineare che i guadagni effettivi dell’operatore dipendono dalle tariffe applicate dai proprietari.

Allo stesso modo, Adam O’Brien, presidente di Bitcoin Solutions, ha riferito che i numeri erano “a posto” per quanto riguarda gli introiti delle macchine succitate Comunque, egli ha sottolineato,  Bitcoin Solutions carica una commissione dell’ 8% sulle sue unità.

O’Brien ha proseguito suggerendo che i suoi volumi erano inferiori rispetto alla media presentata da Lamassu, aggiungendo: ” La nostra Lamassu di Edmonton ha avuto oltre $70.000 di volume lordo dal suo lancio in febbraio.”

Le sofferenze dei mercati emergenti

Benchè gli operatori dei mercati più sviluppati in bitcoin trovino che le statistiche siano accurate, i proprietari di BTM nelle regioni appena emergenti in questa tecnologia raccontano una storia diversa.

Pablo Gonzalez, amministratore delegato di Bitso, bitcoin exchanger con sede in Messico, ha sottolineato che la sua Lamassu processa solo $3000 al mese in transazioni e non sta generando alcun profitto.

Di più, Gonzalez riporta di essere soddisfatto della propria unità, che serve per aiutare a promuovere sia la sua attività principale, sia il Bitcoin alla comunità più ampia.

“Sapevamo che quando abbiamo acquistato il nostro BTM eravamo posizionati su un mercato nascente per il bitcoin ,” ha detto, prima di aggiungere che si aspetta che l’interesse cresca all’incrementarsi dell’adozione della criptovaluta.

L’operatore BTM con base in Slovacchia Marián Jančuška, per contro, indica che la sua macchina ha a lungo sofferto di frequenti interruzioni relative alla sua connessione con l’axchanger bitcoin Bitstamp.

” Ho dovuto disabilitare l’interfaccia per stabilizzare nuovamente la macchina. Ci son volute circa due settimane perchè la Lamassu mi inviasse un aggiornamento che lavorasse con l’interfaccia Bitstamp ,” ha spiegato Jančuška.

Jančuška ha dichiarato che a causa di questi problemi, La sua macchina processa appena 10.000 € al mese e che non è ancora redditizia.

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Bitcoin Bancomat in Italia secondo Repubblica.it – 22/10/2014

Nuovo articolo di Repubblica.it: con la scusa di fare un quadro della situazione dei Bitcoin ATM italiani si cerca di dipingere una situazione da Far West e spingere verso una legislazione che ostacolerebbe solo la diffusione delle criptovalute.

Non abbiamo bisogno di regole ed altre tasse grazie, ci basta l’algoritmo di Satoshi! Necessitiamo invece di una legge che protegga chi opera e usa le bitcoin da truffatori e ladri esattamente come operante nel Regno Unito che la giornalista non cita.

Gavrilo

da Repubblica.it

Cinque bancomat bitcoin in Italia: “Tanta curiosità,  poche transazioni, nessuna regola”

Quante persone li hanno già usati per cambiare i loro euro in criptovaluta virtuale?  Quali sono – se ci sono – le regole che seguono? Repubblica.it ha provato a capire la situazione parlando con tutti i proprietari di questi servizi presenti sul nostro territorio

di ROSITA RIJTANO – 20 ottobre 2014

La vita al tempo dei Bitcoin

 Cinque bancomat bitcoin in Italia: "Tanta curiosità,  poche transazioni, nessuna regola"

CI si può ormai pagare di tutto. Dal barbiere al caffè. Piano piano bitcoin, la criptovaluta virtuale creata da Satoshi Nakamoto, sta sgranocchiando sempre più fette di mercato reale. Si moltiplicano i negozi che l’accettano, per trovarli basta andare su CoinMap.org o scaricare l’androidiana QuiBitcoin, dedicata al nostro Paese. Così come i modi per acquistarla velocemente. Sono conosciuti come Bancomat, Atm, o vending machine. Sintetizzando: sono degli oggetti che scambiano euro, o altre valute, in bitcoin. Seguono dinamiche a volte diverse, ma hanno un obiettivo comune: diffondere la tecnologia. Usandoli, anche chi non ha particolari competenze informatiche, può ottenere moneta matematica. Basta scaricare un’app, a volte seguire un processo di autenticazione, inserire banconota et voilà, il gioco è fatto. Tutto in meno di dieci minuti. Senza dover seguire la trafila, spesso farraginosa, che impone la registrazione su una delle tante piattaforme di exchange presenti online. E che richiede tempi più o meno lunghi.

Il primo ha fatto la sua comparsa a Vancouver, in Canada, dentro a un coffee shop. Un negozio di dischi, nella stazione di Helsinki, in Finlandia, è stata la prima tappa europea. Nel mondo, al momento, se ne contano circa 200. Cinque le principali aziende che si spartiscono il grosso del mercato: Lamassu, Robocoin, Bitaccess, Skyhook e Genesis1. In Italia, invece, sono cinque le macchine del genere censite su Coinatmradar, la cartina consultabile sulla rete che permette di trovare questo tipo di Atm ovunque. Più una è in arrivo a Milano. Fino ad ora hanno suscitato grande curiosità. Ma quante persone le hanno già usate per scambiare i loro euro in bitcoin?  Quali sono – se ci sono – le regole che seguono? Repubblica. it ha provato a capire la situazione telefonando a tutti i proprietari di questi servizi di scambio presenti sul nostro territorio.

Poche transazioni: “Manca una mentalità high tech”. Si parte dall’Emilia Romagna, in un’attività commerciale che vende scarpe da tennis, skateboard e abbigliamento. Un negozio frequentato soprattutto da giovani che ha aderito al circuito Bitpay e accetta questa nuova forma di pagamento. Una volta entrati, quindi, è teoricamente possibile mettere giù le mani dal portafogli e impugnare lo smartphone. Lo usano? “Abbiamo fatto un paio di transazioni”, risponde il proprietario Claudio Avanzini, “c’è molta curiosità. La gente si ferma, chiede informazioni. Purtroppo, però, quando una cosa è nuova, e non si conosce, ci sono sempre dei timori: si ha paura di perdere i propri soldi”. Avanzini ha fatto di più: ha deciso di ospitare nei locali del suo punto vendita un marchingegno che converte euro in Bitcoin.

Inaugurato il sei settembre scorso, adesso è guasto, ma – assicurano – sarà riparato a breve. A gestirlo sono due ragazzi: Marco Argentieri e Fabio Guercio, di 19 e 22 anni. Un anno fa hanno dato vita a ReggioBit per promuovere la criptovaluta nel loro territorio. Prima scambiavano i bitcoin di persona, incontrando gli acquirenti, con cui prendevano appuntamento tramite il  loro sito. Poi, con il supporto di un’azienda londinese, Bitroad, sono riusciti ad aver in concessione uno Skyhook: una sorta di Atm portatile dal software open source. E ad automatizzare il processo. Racconta Argentieri: “Dal denaro scambiato tratteniamo il dieci per cento che ripartiamo con il negozio e Bitroad. Tutto ciò che posso dirti è che il primo giorno abbiamo superato le dieci operazioni, la stessa quantità che di persona facevamo in un anno. Un piccolo successo. Per noi è stata soprattutto un’operazione di marketing, vogliamo far conoscere la criptovaluta a livello locale. Abbiamo persino fatto una campagna di volantinaggio. Se fossimo in Silicon Valley sarebbe diverso, c’è una mentalità più orientata verso l’high tech. Qui se non fai comunità, se non informi, sarebbe un investimento quasi buttato all’aria. C’è poca domanda intrinseca. L’Italia è lentissima ad adottare le nuove tecnologie”.

LA VITA AL TEMPO DEI BITCOIN

Luca Dordolo, che dal 20 febbraio scorso ha attivato una Lamassu a Udine, punta il dito contro produttori di beni e servizi. “Fino a che usandolo non si potrà, ad esempio, pagare la luce è difficile che il bitcoin abbia una diffusione più ampia”. Per Dordolo il bancomat è solo uno strumento. “Parliamoci chiaro:  la criptovaluta non ha bisogno di un Atm, viaggia sul web. Si tratta di un modo per renderlo più user friendly, amico dell’utente, e avvicinarlo alla massa. La mia non è un’attività a scopo di lucro, ma sperimentale. Applico una commissione che varia. Dal 5 al 20 per cento: aumenta se si abbassa il valore del bitcoin e viceversa. Quante transazioni ho fatto fino ad ora? Circa un centinaio. Da quante euro ciascuno? Non posso dirglielo. C’è chi ha cambiato 5 o 20 euro, per provare. Chi cinquecento”.

“Non credo rientrerò mai nelle spese”, confessa Fausto Soriani, informatico, con la passione per l’economia, proprietario di un’altra Lamassu. Un investimento da oltre 5mila dollari, più Iva e spese di spedizione. L’installazione in un negozio di computer, a Pisa, il 25 giugno scorso. Risultati: fino ad ora il valore delle transazioni ammonta a poche migliaia di euro. “Che per me corrispondono solo a decine di euro riguardanti le commissioni”, precisa. Anche se non vuole rivelare la quantità esatta degli scambi effettuati né il tasso fisso che applica. A mancare per lui non è soltanto la cultura. Anche una qualche regolamentazione. Dice: “Oggi non si sa sotto quale fattispecie di leggi ricadano i bancomat bitcoin, o i bitcoin in generale. Se vadano applicate  le stesse regole usate per le valute, o i buoni acquisto. Credo che questo freni molto lo sviluppo dell’economia. Sono cose che farebbe piacere sapere prima. Potrebbero passare anni prima che si decida a legiferare in materia. Ma non sempre la tecnologia e gli investimenti possono aspettare”.

Deregulation. Certo, la mancanza di direttive non è solo un problema italiano. La criptovaluta virtuale è un fenomeno del tutto nuovo e, come tale, ha messo in crisi i legislatori del mondo. In Russia sono vietati. La Banca Centrale cinese ne ha bandito l’uso  all’interno delle istituzioni e nei sistemi bancari registrati, ma non tra privati. In Canada sono accettati e tassati, nello stato di New York è al vaglio un disegno di legge, la Germania li ha classificati come una moneta privata. Un vero far west. In Italia lo stato dell’arte ce lo sintetizza l’avvocato Lodovico Artoni, membro del board di CashlessWay, l’associazione nata per promuovere i pagamenti digitali. “Il governo”, riassume, “non sta facendo nulla. C’è un vero buco normativo. Il problema è a monte. Come possiamo classificare i bitcoin? È la prima domanda che dobbiamo porci. Se li consideriamo una valuta, gli Atm dovranno essere paragonati a dei cambia valute e sottostare a delle leggi particolari. Se li consideriamo un oggetto, invece, saranno equiparabili a delle semplici vending machine, cioè a quelle macchinette in cui inseriamo degli euro. Per, in cambio, ricevere bottiglie d’acqua. In questo caso, però, si tratterebbe di un’attività commerciale e andrebbe applicata l’Iva”.

Nel frattempo vige l’anarchia. O, meglio, ognuno si regolamenta come crede. Nessuno dei servizi da noi contatti ha ancora adottato delle misure fiscali. Alcuni identificano gli utenti, altri no. Mentre tutti non accettano transazioni in contanti superiori ai mille euro, nel rispetto della legge entrata in vigore dal 1 gennaio 2012 volta a contrastare il riciclaggio. Federico Pecoraro, con la sua Robocoin, la sola in grado di convertire euro in bitcoin ma anche bitcoin in euro, assicura di rispettare le direttive internazionali. La macchina propone un sistema di autenticazione basato su quattro step. Tra cui il riconoscimento della vena vascolare palmare che lui definisce “la password più sicura al mondo”. Posizionata a Roma, nella Stazione Termini, Robocoin Kiosk è l’Atm che lavora di più, stando alle stime che ha fornito Pecoraro: mille euro di criptovaluta scambiati al giorno, ma solo il 2 per cento di operazioni inverse. “Basta spacciatori di Bitcoin”, è il suo appello. “Serve una regolamentazione, ma ad hoc: i piani finanziari attuali non sono per nulla conformi a questa nuova tecnologia. Si dovrebbero riscrivere”.

Guido Baroncini Turricchia preferisce parlare di linee guida. E precisa: “La politica deve essere attenta se decide di legiferare perché con una regolamentazione troppo restrittiva si perderebbe totalmente il vantaggio competitivo  tecnologico del bitcoin”. Lui e Sebastiano Scròfina fanno parte di una società di consulenza dedicata al pianeta delle monete matematiche: CoinCapital. E hanno sviluppato hardware e software di una vending machine interamente progettata in Italia. Converte solo euro in bitcoin e non viceversa, ha all’attivo circa mille euro di transazioni, fatte per lo più durante la Maker Faire, ed è stata commissionata – per essere venduta in serie – da Stefano Mezzetti  di Bit- Wallet. Il primo olotipo si trova all’ingresso della sede romana di Working Capital, l’incubatore di startup di Telecom Italia. È l’unico sistema che abbiamo provato di persona, scambiando 20 euro. Funziona così: si crea un proprio wallet, cioè un portafogli digitale, installando un’app su smartphone o tablet. Poi si fa vedere alla macchina il codice QR fornito, che corrisponde al nostro Iban, si inserisce in banconote il denaro che si vuole convertire e si hanno i bitcoin.

Ma in futuro la distribuzione di criptovalute passerà attraverso i bancomat? Secondo Franco (nickname in rete HostFat) Cimatti, presidente della Bitcoin Foundation Italia, quello degli Atm ad hoc non è business molto proficuo. Commenta: “Mi aspetto che altri servizi già presenti sul mercato con dei propri bancomat facciano un semplice aggiornamento software e accettino bitcoin. Come è accaduto in Romania, dove ora ci sono più di 800 sportelli abilitati”. D’altra parte, secondo Cimatti, le piattaforme di scambio online sono più convenienti. “Hanno offerte migliori, perché si trovano in un regime di libera concorrenza, regolate  solo dalla legge della domanda e dell’offerta. E se qualcuno non deve pagare una grossa quantità di bitcoin, potrà avere dei vantaggi, pagherà giusto la commissione del servizio di cambio. Che in genere non supera  mai l’1 per cento”.

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I migliori 5 Paesi europei per Bitcoin Bancomat – CoinDesk 14 settembre 2014

Attualmente i produttori di BATM al mondo sono circa una ventina. In sè stesso il Bancomat da Bitcoin  non avrebbe alcuna utilità, visto che le Bitcoin si possono vendere ed acquistare semplicemente utilizzando lo smartphone o il tablet, ma è uno strumento formidabile per avvicinare le grandi masse alla criptovaluta bitcoin.

Inoltre, visto come un’attività di operatore,  seppur richiedendo un certo investimento che non ha un ROI (ritorno, ammortamento) immediato, ma dipende dalla diffusione e dalla conoscenza del pubblico sul BTC nel territorio di istallazione del BATM, comunque a medio e lungo termine promette interessanti ritorni economici.

In questo ed in altri articoli che troverete nella sezione BATM – BITCOIN ATM BANCOMAT intendo informare sullo stato dell’arte in questo campo, vista la mia posizione di proprietario ed operatore del terzo BATM installato in Europa dopo quello di Helsinki e di Zurigo (primo in Italia), attualmente operante a Udine (vedi articolo qui) e delle conoscenze acquisite in questo settore specifico. Chiunque necessiti di ulteriori informazioni o fosse interessato ad acquistarne o istallarne uno presso la proprià attività, mi contatti liberamente.

Buona lettura.

Gavrilo

P.S. alcuni articoli rimangono in lingua originale, altri che reputerò, saranno tradotti in italiano

coindesk

Europe’s Top 5 Countries per Bitcoin ATM

(@tom_sharkey) | Pubblicato il 14 settembre, 2014 at 17:45 BST

popular european countries for bitcoin

Con il crescere dell’interesse nelle valute digitali, i Bitcoin  ATM hanno dimostrato di essere essenziali per accorciare le distanze tra gli interessati occasionali ed i detentori attivi di bitcoin.

Per identificare le aree dove i B-ATM sono particolarmente popolari, abbiamo analizzato i dati di CoinDesk riportati sul  bitcoin ATM map e calcolato quali fossero i Paesi in Europa con il maggior numero di macchine di questo tipo pro capite.

Naturalmente il termine ‘popolare’ è un termine soggettivo per natura e ci sono infinite maniere per esprimerlo, ma per il proposito di questo articolo, la popolarità è definita dal numero di Bitcoin bancomat pro capite in ogni Paese europeo.

Analisi dei dati

I nostri dati per l’Europa  raccolgono un totale di 64 Bitcoin ATM distribuiti su 20 nazioni. Il Regno Unito e i Paesi Bassi detengono più del 30% dei Bitcoin bancomats europei con 10 macchine per ogni Paese.

Ma quando aggiustiamo il tiro basandoci sulla popolazione di ogni Paese, il Regno Unito risulta solo undicesimo in classifica per ciò che riguarda le macchine di valuta digitale più popolari in Europa. Altre nazioni con più B-ATMs che hanno perso la posizione di migliori 5 includono la Repubblica Ceca, classificata sesta con 6 ATM; Svizzera classificata settima con 3 ATM e l’Italia classificata quattordicesima con 4 ATM.

Ecco le migliori 5 nazioni europee per popolarità del Bitcoin classificate attraverso il numero di Bitcoin ATM pro capite :

1. Isola di Man

Isle of man

Un bitcoin ATM ogni 87.000 persone

Non sarà il luogo più grande o popoloso d’Europa, ma l’Isola di Man sta certamente conducendo da leader la via di quelli che adottano il Bitcoin. Una conferenza dedicata al boom economico della criptovaluta digitale sull’isola   sta avendo luogo tra il 17 e il 18 settembre (2014).

2. Slovenia

slovenia

Un bitcoin ATM ogni 687.000 persone

Patria del popolare exchange Bitstamp, la Slovenia ha dato il benvenuto al business  in bitcoin – inclusi gli ATM – a braccia aperte. Nonostante una popolazione di solo due milioni di persone, il Paese registra 3 bitcoin ATM.

3. Finlandia

finland

Un bitcoin ATM ogni 777.000 persone

La Finlandia ospita  il primo Bitcoin ATM in Europa, istallato ad Helsinki nel dicembre dello scorso anno. Da allora, sono arrivate altre 6 macchine, mostrando quale sia la domanda finnica di criptovaluta.

4. Irlanda

ireland

Un bitcoin ATM ogni 1,55 milioni di persone

Il Bitcoin havisto una calda accoglienza in Irlanda. Il primo bitcoin ATM fu acceso a Dublino in Marzo, ed una delle preminenti figure della Banca Centrale d’Irlanda si è espressa a favore di un futuro del Paese con i bitcoin.

5. Paesi Bassi

netherlands

Un bitcoin ATM ogni 1,68 milioni persone

I Paesi Bassi, assieme al Regno Unito, sono la sede del maggior numero di bitcoin ATMs in Europa con 10 macchine. Il primo Bitcoin Boulevard al mondo è stato aperto in Olanda quest’anno ed ha attirato entusiasti della criptovaluta digitale da ogni dove.

CoinOutlet e il Bitcoin Bancomat diventa Low Cost

CoinOutlet Enters Bitcoin ATM Market With Low-Cost, Two-Way Model

coindesk

| Published on September 4, 2014 at 01:50 BST

Eric Grill and Kiosk at Cryptolina

Robocoin, Lamassu, BitAccess, Genesis Coin, BitXatm – the global bitcoin ATM market is already being served by a number of emerging manufacturers. However, that isn’t stopping new entrants from attacking the space.

With its late-August launch, CoinOutlet is hoping to make inroads in this burgeoning sector of the industry, investing now while interest in bitcoin ATM offerings remains high and new locations for bitcoin ATMs are still being discovered.

Following the announcement, CoinDesk spoke with CoinOutlet founder and CEO Eric Grill to discuss why he feels his company can succeed in the bitcoin ATM space given the challenges his company will face in the form of both competition and regulation.

Grill explained that his company’s advantage is in the buying process, saying:

“It’s pretty simple and straightforward. You get them right away, you don’t have to wait, you don’t have to give us your bank account information. I think these kiosks will become more than just kiosks as regulation becomes more clear.”

The anti-money laundering (AML) and know-your-customer (KYC) compliant, two-way machines are now available for purchase around the globe. 10 units are already being prepared for shipment.

Priced to sell

Notably, each CoinOutlet bitcoin ATM machine retails for $8,000 and features both local currency and digital currency support.

The pricing means CoinOutlet offers a middle-ground option in the market. By comparison, Robocoin’s two-way physical bitcoin bank branches and Genesis Coin’s two-way ATM model retail for $15,000 and $14,500, respectively, while Lamassu’s one-way bitcoin vending machines sell for $6,500.

Lamassu’s bitcoin vending machines can be equipped for two-way functionality, however, this requires operators to purchase a companion stand, which retails for $5,500.

However, CoinOutlet does have competitors in its price range. BitXatm offers its two-way models for €3,900, or roughly $5,100, though it recently inked an exclusive agreement to sell its US units to one operator.

The future of kiosks

Looking ahead, Grill said that the ATM space is still very much in its early stages and that the units could serve as the basis for new types of financial and wealth management.

For example, Grill suggested that a restaurant could offer a bitcoin ATM as both a teller machine for digital currency as well as a point of sale (POS) to facilitate bitcoin acceptance.

Grill explained:

“Any merchant that has this in their store can also use their ATM as a POS system. If someone wants to pay in bitcoin, they can ring it up on here. There’s no chargebacks – that’s one way we can get in the door with a lot of merchants is offering a free POS system.”

He added that on an international level, ATMs can be utilized as physical exchange points for commodities, precious metals and whatever else a user wants to trade.

However, Grill noted that given the regulatory uncertainty in the US, it’s unlikely that this type of functionality will hit the market soon.

As the technology is still in its infancy, it’s possible that the bitcoin ATMs we know today could be radically different tomorrow.

Regulatory hurdles

When asked about his experiences working with financial regulators, Grill said that nearly all the conversations he has held in the past year have been constructive and informative.

While some have expressed a lack of understanding regarding both the purpose and the underlying technology of a bitcoin ATM, regulators – particularly state-based agencies – have been open to the concept.

Grill said that overall, many federal and state-level contacts simply want to learn more about digital currency. He also suggested that regulators don’t view bitcoin negatively, saying that they are more enthusiastic than many community members suggest.

He told CoinDesk:

“I don’t want to call them friendly, but I don’t think they’re looking to impose these harsh rules on us. They want to protect people.”

That being said, Grill believes that the regulatory environment remains very fluid. He cited a recent decision by financial regulators in North Carolina to utilize existing legal frameworks to oversee bitcoin rather than adopting an approach akin to New York’s BitLicense proposal.

Grill added:

“We can’t comply with [the BitLicense] as a company. We could do it technically, but the burden – that expense is humongous. That’s gonna keep us out of New York.”

Bitcoin: Bancomat e distributori automatici, oltre 200 nel mondo, 4 in Italia – 31 agosto 2014 – Bitcoinquotidiano.com

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Pubblicato il 31 agosto 2014 | di bitquotidiano

Bitcoin: Bancomat e distributori automatici, oltre 200 nel mondo, 4 in Italia

I prototipi si erano visti già nel 2012, ma ora bancomat e distributori automatici iniziano una concreta diffusione nel mondo; consentono di spendere bitcoin, o scambiarli con banconote.

Gli Atm (Automated Teller Machine, come vengono chiamati i bancomat oltreoceano), di bitcoin sono oltre 200 nel mondo; per raggiungere le cento unità ci sono voluti sette mesi, per i secondi cento, solo tre mesi.
Sono cinque aziende al momento a spartirsi il grosso del mercato; la prima Lamassu, con il 38% di vendite; poi Robocoin (17%), Bitaccess (14%) , Skyhook (12%), and Genesis1 (7%)

I Lamassu sono le prime unità ad aver raggiunto il mercato; consentono di comprare bitcoin inserendo banconote ma non viceversa. Piuttosto compatte 50x40x40 cm e del peso di 52 chili (otto volte meno del Robocoin) permettono in poche mosse, 15 secondi in tutto, di comprare bitcoin.
I Robocoin sono più evoluti e consentono anche di “trasformare” i bitcoin in banconote.

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In Italia al momento ne sono stati installati quattro.

Il primo a Udine, collocato nei locali di una azienda artigianale (viale Palmanova 420) è un Lamassu. E’ presente un dispositivo, chiamato Piper, che consente a chi non ha uno smartphone o tablet o notebook di tenere i bitcoin in un portafoglio cartaceo

Il Robocoin Kiosk Bitcoin ATM machine a Roma al Luiss EnLabs dentro la Stazione Termini è il primo in Italia che consente di vendere e comprare bitcoin.

Il Working Capital Accelerator a Roma (Santa Maria in Via, 6) ospita una Bit-Wallet Bitcoin ATM machine, prodotta dall’italiana CoinCapital, si tratta dell’unico esemplare installato. 20 kg di peso, come il Lamassu consente solo di comprare bitcoin.

Un altro Lamassu è collocato a Pisa, nel Computer Shop Snc (in Via Guidiccioni, 2 Ghezzano)

Altre macchine stanno invadendo il mondo Bitcoin; oltre i bancomat: i distributori automatici. Benzina, marijuana, lavatrici a gettoni e flipper.

Aeguena

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L’aziende londinese Aeguena ha presentato un distributore automatico che supporta diversi metodi di pagamento tra cui bitcoin; la loro macchina è molto compatta, poco più grande di un computer, pesante 38kg: utilizza schede prepagate, contactless chip e ovviamente bitcoin ma non banconote.

American Green ZaZZZ – Marijuana in Colorado con bitcoin

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American Green ha deciso di integrare il supporto bitcoin ai sui distributori automatici di Marijuana. Quello che lo distingue dagli altri è che distribuisce marijuana oltre che bevande e caramelle. Il primo modello è stato installato ad aprile in Colorado

Bitcoin Kinetics BitWasher – la BitLavatrice

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L’azienda californiana Bitcoin Kinetics sta sviluppando una serie di macchine che accettano bitcoin. Tra quelle già in vendita la BitWasher; una lavatrice a gettoni che funziona solo con bitcoin; costa 1950 dollari. La lavatrice è basata su un modello Samsung integrata con una scheda Intel Edison. Kitcoin Kinetics produce anche parchimetri, bancomat, biglietterie automatiche.

Bitcoin Kinetics BitSwitch

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BitSwitch consente di trasformare qualsiasi distributore esistente che accetta banconote in uno che accetta anche bitcoin. Disponibile per Arduino, Raspberry Pi e Intel Edison ha ogni tipo di connessione possibile, Gsm, Ethernet, Bluetooth, Nfc, Rf e Wifi; il kit base con Arduino costa 55 dollari

Liberty Games – Flipper Pirata dei Caraibi

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L’inglese Liberty Games propone macchine automatiche come tavoli da biliardo, videogiochi arcade e flipper; modificate per accettare bitcoin al posto delle monetine

BitPumper, un distributore automatico di benzina

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Da quest’anno è possibile trovare in giro per il mondo, dal Colorado alla Malesia, stazioni di rifornimento che permettono di usare bitcoin come pagamento; si tratta di distributori adattati. Bitcoin Kinetics ne ha in sviluppo una dedicata ai bitcoin.

Link:
http://coinatmradar.com/blog/200-bitcoin-atms-data-infographics/
http://www.coindesk.com/6-cool-machines-accept-bitcoin/
http://vending.aeguana.com/
http://www.americangreen.com/
http://www.libertygames.co.uk/
http://kinetics.cc/

– See more at: http://www.bitcoinquotidiano.com/bitcoin-bancomat-e-distributori-automatici/#sthash.rab1r7ZR.dpuf