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In Italia il Bitcoin si ammazza con la burocrazia, come le imprese…

Non è una novità, già si sapeva, ma tutta questa fretta di monitorare e regolamentare ciò di cui nessuno sente il bisogno e che per giunta possiede già le sue regole scritte in un algoritmo matematico, non è solo inopportuna, ma anche sospetta. Quale bisogno ed urgenza infatti abbia il Ministero  dell’Economia e delle Finanze italiano   di indire   consultazione pubblica fino al 16 febbraio 2018 prima di emettere un decreto che , visto le elezioni incombenti nemmeno due settimane dopo e le tempistiche di insediamento di un nuovo governo che chissà, se e quando vedrà la luce ( e se sarà interessato a normare tale ambito), suscita molti dubbi ed alcune certezze.  Dubbi su opportunitò, tempistiche, utilità ed efficacia di un tale strumento normativo (per ora solo bozza di decreto), e la certezza che in Italia la burocrazia è il mostro vessatorio e liberticida che reprime il raggiungimento del legittimo benessere economico di imprese e cittadini. Mi piacerebbe infatti che i favolosi burocrati del Ministero spiegassero per quale motivo e quale vantaggio si dovrebbe avere ad autodenunciarsi come prestatori di servizi relativi all’utilizzo di valuta virtuale, far censire il fenomeno e far attuare eventuali indagini per casi di riciclaggio di denaro o altri illeciti, posto come detto e ripetuto che bitcoin e criptovalute, proprio per loro caratteristiche peculiari, non si prestano affatto ad essere comodi strumenti di riciclaggio o di finanziamento al terrorismo. Ma evidentemente e come spiegato più volte su questo blog normare serve a riportare nelle mani di pochi quel potere finanziario e valutario che il bitcoin ha distribuito liberamente nelle mani di tutti.

Per questo motivo già  il decreto legislativo numero 90 del 25 maggio 2017 e l’introduzione della figura del cambiavalute virtuale (già la definizione è di per se ridicola), soggetto primario e responsabile di controlli antiriciclaggio, di per sè va contro alle chiare parole espresse da Mario Draghi come presidente della Banca Centrale Europea in relazione alla possibilità che Stati aderenti alla moneta unica Euro possano legiferare su valute (virtuali, criptate e non) in mancanza di direttive europee specifiche sull’argomento.

Adesso, invece di occuparsi degli sprechi delle pubbliche amministrazioni e della sovrabbondanza deleteria e dispendiosa per le tasche dei cittadini italiani, di nullafacenti impiegati statali ( il Ministero delle Finanze è uno degli esempi più fulgidi e pregni), si vuole che il cittadino , collezionista di criptovalute o l’azienda che accetta pagamenti in Bitcoin , si autodenunciasse, comunicasse tali attività via PEC ( ma sono obbligato come privato cittadino ad averla??) e ci si iscrivesse in un apposito registro OAM allo scopo di favorire eventuali indagini della Guardia di Finanza e Polizia Postale  e domani sicuramente della Agenzia delle Entrate. Definire tutto ciò terrorismo fiscale degno delle migliori dittature stataliste è , secondo  parere diffuso,  persino banale.

Ancora non si vuole imparare copiando i migliori esempi, visto anche la difficoltà intrinseca che le criptovalute presentano ad essere associate effettivamente al loro proprietario, incentivando invece epiuttosto una pacifica emersione del fenomeno e quindi il suo sviluppo tecnologico e la sua diffusione. Basterebbe infatti assicurare gli operatori rispetto alla possibilità di  lavorare supportati dal sistema bancario, invece del contrario come succede oggi grazie anche a circolari emesse dalla Banca d’Italia negli anni precedenti. Le banche dovrebbero infatti essere obbligate da tale decreto a fornire strumenti adeguati agli operatori che svolgeranno il lavoro  al loro posto, quello dei controlli antiriciclaggio. Non solo ed invece di comunicazioni, registrazioni, utilizzo di PEC e perdite di tempo accessorie, molto banalmente basterebbe aggiungere un riquadro specifico nei moduli di dichiarazione dei redditi di privati e imprese per raggiungere il medesimo risultato che il legislatore si propone, quello di monitorare il fenomeno.  Tutto ciò e moltro altro si evince dall’articolo qui sotto di Cointelegraph che qui sotto vi riporto.

Come sempre, buona lettura!!

Cinque cose che ogni investitore dovrebbe sapere sui Bitcoin

Cinque cose che ogni investitore dovrebbe sapere sui  Bitcoin

Five Things Every Investor Should Know about Bitcoin

Tra instabilità economica globale e crisi finanziaria, gli investitori stanno diventando sempre più consapevoli dei vantaggi che il Bitcoin offre rispetto alle forme tradizionali di beni di rifugio e del denaro. Anche se molti investitori rimangono cauti  per via del prezzo fluttuante dei Bitcoin, ci sono cinque principali aspetti cui ogni investitore dovrebbe conoscere .

1. Elevata liquidità

Il Bitcoin ha una liquidità notevolmente elevata nelle regioni e nei paesi con infrastrutture consolidate e regolamentate sulle criptovalute. Paesi come la Corea del Sud, Taiwan e la Svizzera offrono una liquidità superiore a quella della maggior parte di assets e, a volte, anche delle carte di credito per la presenza di start-up che consentono l’accessibilità a negozi di prossimità e prodotti di largo uso quotidiano facilitando il commercio fiat-to-Bitcoin.

Per i traders di alto profilo, molti exchangers abilitano scambi fino a $100,000 al giorno e in paesi altamente regolamentati come Corea del Sud e USA i limiti di scambio giornaliero sono molto più alti ancora.  Tutto ciò mentre gli investitori tradizionali hanno a che fare con politiche estensive di KYC  (Know Your Customer) e gli assets tradizionali trattati dal sistema bancario richiedono ancora più complessi requisiti KYC/AML (Anti Money Laundering).

2. Abbassamento della volatilità

I commercianti e gli investitori spesso esprimono le loro preoccupazioni verso la forte volatilità del Bitcoin. Tuttavia, nel corso dell’ultimo anno, il tasso di volatilità dei Bitcoin è diminuito. Di fatto, la criptovaluta è diventata meno volatile di alcune valute tradizionali, tra cui la sterlina.

Il tasso decrescente di volatilità lo rende più vitale, facendogli così assumere caratteristiche di moneta globale, riserva di valore e investimento sicuro. Ancora più importante, il prezzo dei Bitcoin ha mantenuto una tendenza al rialzo per quasi sei mesi al pari passo di un numero crescente di individui e di imprese che cominciano a riconoscere il Bitcoin come rifugio contro l’instabilità economica.

Per esempio, lo scambio e la domanda di Bitcoin in paesi come l’India e la Cina hanno registrato un’impennata negli ultimi tre mesi a causa di pesanti controlli sui capitali  e dei regolamenti finanziari imposti dalle autorità locali.

3. Trasportabilita

Il Bitcoin è l’unico asset, valuta e riserva di valore nel mondo con cui gli investitori oggi possono regolare i pagamenti transfrontalieri con facilità. Altre forme di valute o beni come l’oro, che è stato a lungo considerato il bene rifugio sicuro globale, hanno trattazioni inefficienti di valore in quanto richiedono la presenza di un provider di servizi di terze parti o alcune infrastrutture per il trasporto.

Ancora più importante, diversi paesi attualmente hanno ancora norme severe e restrizioni sugli scambi e il trasporto di beni materiali come l’oro. Così come, governi e autorità, possono sempre e facilmente controllare o confiscare beni come l’oro, il Bitcoin invece non può essere controllato da alcun ente centralizzato.

Inoltre, le tasse per le transazioni Bitcoin sono indipendenti e non si basano suun numero di transazioni. Ciò significa che, qualsiasi importo un investitore pensa di inviare a un destinatario può farlo con una commissione media di $ 0,11. Questa tassa si applica a qualsiasi operazione di qualsiasi dimensione, indipendentemente dalla quantità di denaro che viene trattato.

Bitcoin average fees

– fonte: bitcoinfees.21.co

4. Natura decentralizzata

Bitcoin è decentrato per natura. La moneta digitale non è controllata né manipolata da un ente centralizzato. Così, individui ed enti terzi non possono assumere il controllo dei fondi in bitcoin dei clienti come succede con l’attuale sistema bancario.

A volte, gli investitori hanno difficoltà a fare uso dei propri assets o  del proprio denaro causa la bassa liquidità. Nella maggior parte dei casi invece, ciò e dovuto ad un eccessivo livello di controllo solo per dimostrare il che il soggetto centrale è responsabile della protezione dei beni degli utenti e degli investitori. Se un’entità perciò decide di tenere o congelare le attività degli investitori, magari su richiesta di applicazione della legge o del governo, gli investitori non saranno in grado di ritirare o liquidare i propri assets.

Il Bitcoin invece impedisce situazioni come queste, con portafogli non detentivi con cui gli investitori possiedono Bitcoin senza avere a che fare con fornitori di servizi di terze parti. Inoltre per assicuraresi che le piattaforme dei wallet Bitcoin o i fornitori di servizi online non accedano ai propri Bitcoin ci si può creare portafogli di carta o di stoccaggio (cold wallets) per salvare i propri assets offline.

5. Aumento dei valore basato sulla domanda

Il valore del Bitcoin si basa unicamente sulla domanda di mercato di questa valuta digitale. Non è influenzato da regolamenti o manovre governative, a differenza del denaro fiat o degli assets finanziari. Il prezzo del Bitcoin va su e giù a seconda del livello della domanda di Bitcoin durante un certo periodo di tempo.

Tuttavia, esiste una correlazione indiretta tra il prezzo Bitcoin e l’instabilità economica. Ogni volta che un governo entra in uno stato di instabilità economica e finanziaria e impone pesanti restrizioni di trasferimento di denaro, gli utenti e gli investitori in panico acquistano Bitcoin per garantire che la loro ricchezza rimanga protetta.

In questo caso, il valore del Bitcoin aumenta, la domanda di moneta digitale aumenta, ma il suo numero è stabile e noto. Gli investitori possono così sfruttare l’instabilità del mercato globale e le restrizioni normative sull’uso dei contanti da allocando i propri capitali in Bitcoin.

Libera traduzione dell’articolo del 18/12/2016 a cura di Joseph Young per  The CoinTelegraph