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Il Parlamento Europeo vota la fine dell’anonimato per il Bitcoin

Tratto da ITALIA OGGI – 19/04/2018 14:24

Regolamentazione più rigida sulle monete virtuali come il Bitcoin per evitare che siano utilizzate per il riciclaggio di denaro e il finanziamento al terrorismo.

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In Italia il Bitcoin si ammazza con la burocrazia, come le imprese…

Non è una novità, già si sapeva, ma tutta questa fretta di monitorare e regolamentare ciò di cui nessuno sente il bisogno e che per giunta possiede già le sue regole scritte in un algoritmo matematico, non è solo inopportuna, ma anche sospetta. Quale bisogno ed urgenza infatti abbia il Ministero  dell’Economia e delle Finanze italiano   di indire   consultazione pubblica fino al 16 febbraio 2018 prima di emettere un decreto che , visto le elezioni incombenti nemmeno due settimane dopo e le tempistiche di insediamento di un nuovo governo che chissà, se e quando vedrà la luce ( e se sarà interessato a normare tale ambito), suscita molti dubbi ed alcune certezze.  Dubbi su opportunitò, tempistiche, utilità ed efficacia di un tale strumento normativo (per ora solo bozza di decreto), e la certezza che in Italia la burocrazia è il mostro vessatorio e liberticida che reprime il raggiungimento del legittimo benessere economico di imprese e cittadini. Mi piacerebbe infatti che i favolosi burocrati del Ministero spiegassero per quale motivo e quale vantaggio si dovrebbe avere ad autodenunciarsi come prestatori di servizi relativi all’utilizzo di valuta virtuale, far censire il fenomeno e far attuare eventuali indagini per casi di riciclaggio di denaro o altri illeciti, posto come detto e ripetuto che bitcoin e criptovalute, proprio per loro caratteristiche peculiari, non si prestano affatto ad essere comodi strumenti di riciclaggio o di finanziamento al terrorismo. Ma evidentemente e come spiegato più volte su questo blog normare serve a riportare nelle mani di pochi quel potere finanziario e valutario che il bitcoin ha distribuito liberamente nelle mani di tutti.
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BITCOIN: Giappone e Svizzera corrono, la UE è immobile, l’Italia inciampa

Mentre il Giappone  si è da poco dotato di una regolamentazione per quanto riguarda gli scambi di criptovalute considerando di fatto il Bitcoin e le sue sorelle minori alla stregua di strumenti di pagamento,  dall’altra parte del mondo anche  la Svizzera si è mossa da tempo considerando il bitcoin come valuta straniera e accettandolo comunemente per il pagamento di servizi pubblici locali , trasporti  ed altro. L’Unione Europea invece su questo come su altri temi importantissimi per la vita dei propri cittadini, soffre di un immobilismo preoccupante. A dimostrazione di un tanto, il presidente della Banca Centrale Europea (BCE), Mario Draghi, ha infatti dichiarato ieri che il bitcoin non rientra nelle competenze normative della BCE. La dichiarazione è stata presentata in risposta a una domanda della commissione per i problemi economici Bitcoin is Outside the Regulatory Jurisdiction of the European Central Banke monetari del Parlamento europeo.  “Non è in nostro potere  proibire o regolamentare (il Bitcoin)” – Ha dichiarato  Mario Draghi, presidente della Banca centrale europea . La commissione per i problemi economici e monetari del Parlamento europeo era intervenuta  in merito alla questione interpellando  la BCE se  intendesse sviluppare un’architettura  di regolamentazione relativa al bitcoin e quali fossero i rischi che i crittografi possano causare all’economia europea attraverso le criptovalute. Secondo una traduzione di Google di una storia pubblicata da Eunews.it, Draghi ha dichiarato che dopo aver considerato “la grandezza, l’accettazione dell’utente e l’impatto sull’economia reale (del Bitcoin) … sarebbe comunque molto prematuro considerarlo come strumento di pagamento per il futuro” (aspettiamo allora che sia così maturo da cadergli in testa!! ndr.) Il presidente della BCEBitcoin is Outside the Regulatory Jurisdiction of the European Central Bank ha dichiarato che la Banca Centrale Europea”non ha ancora discusso” sul tema, aggiungendo che “non sarebbe nel nostro potere  vietare o regolamentare (il Bitcoin)”. Draghi ha anche espresso l’intenzione della BCE di valutare i rischi informatici associati a bitcoin e cryptocurrencies. Le dichiarazioni di Draghi  in merito alla tecnologia Blockchain  sono state ribadite anche durante un evento al Trinity College di Dublino durante un evento di dialogo giovanile , dove ha risposto a una  domanda  se “le nuove tecnologie, in particolare la blockchain, avranno un ruolo nella  futura politica monetaria . Draghi ha risposto:” noi alla BCE stiamo esaminando questo aspetto e  lo stiamo esaminando da un po ‘di tempo. La conclusione è che, a questo punto, la tecnologia non è ancora abbastanza matura per essere considerata sia nella politica delle banche centrali, sia nel sistema dei pagamenti. Dobbiamo guardare prima e ancora a come progredirà questa tecnologia in futuro. ” In entrambi gli eventi, il presidente della BCE ha sottolineato inoltre la volontà della Banca centrale europea di valutare  invece i rischi informatici associati alle nuove tecnologie. Al Trinity College di Dublino, Draghi ha descritto “il rischio cyber” come dominante  nel regno della digitalizzazione”. Ha aggiunto che “qualsiasi innovazione, come la Blockchain, verrà sottoposta a screening dal punto di vista dell’ esposizione al rischio informatico  che si considera in crescita ogni qualvolta si presenta una nuova tecnologia “. Il presidente della BCE ha anche recentemente rifiutato i piani dell’Estonia per lanciare una valuta digitale crittografica (criptovaluta) a livello statale, affermando che secondo la legge dell’Unione europea” nessun Stato membro può introdurre propria valuta. La valuta dell’area euro è l’euro “. Precedentemente  sempre questa settimana, il vicepresidente della BCE, Vitor Constancio, ha paragonato il bitcoin alla” bolla dei tulipani”che ha attraversato i Paesi Bassi nel XVII secolo. Constancio ha anche respinto il suggerimento di vedere  il bitcoin  come una minaccia per il settore finanziario europeo, dichiarando che il bitcoin ” non è certamente una moneta e non lo vediamo come una minaccia alla politica della banca centrale”.
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