Archivi categoria: LEGISLAZIONE – NORMATIVE

Western Union richiede il ritiro di una pubblicità comparativa con Bitcoin – Vox.com – 25/11/2014

Un sacco di gente  – me compreso –  vede Western Union come una delle società più vulnerabili alla rivoluzione dei Bitcoin. Western Union permette di inviare denaro in giro per il mondo, ma è lento e costoso. Gli entusiasti del  Bitcoin dicono che la loro tecnologia può fare la stessa cosa più veloce, e per una frazione del prezzo. Un appassionato di Bitcoin ha fatto un’immagine ( un “meme”) per illustrare il punto: Ora un altro appassionato di Bitcoin, Dave Aiello, riporta che quando ha inviato questa immagine alla sua pagina di Facebook, è stato colpito da un reclamo su copyright da Western Union.

Le leggi sul copyright obbligano siti come  Facebook  a rispettare queste richieste togliendo le immagini accusate, e secondo Aiello è esattamente ciò che è successo. Ma c’è anche l’argomento forte dove l’utilizzo in questo modo dell’annuncio di Western Union sia consentito nella dottrina del diritto d’autore. Questa dottrina consente l’utilizzo di immagini a scopo di commento e critica, e qui i sostenitori del Bitcoin stanno chiaramente criticando Western Union  e la sua reclame, sottolineando i vantaggi tecnici del Bitcoin. E questa è esattamente il tipo di situazione per cui l’eccezione su critica&commento è stata disegnata.

E’ anche utile notare che i vantaggi del Bitcoin su Western Union sono stati esagerati. E’ infatti vero che si possono trasferire fondi da un utilizzatore di Bitcoin ad un altro con commissioni bassissime. Comunque per il sistema che viene usato dalla gente comune, c’è bisogno ci sia una conversione dalle valute convenzionali al Bitcoin e viceversa. In questo momento, le commissioni per questo tipo servizio, spesso rendono i trasferimenti di denaro in Bitcoin costosi quanto e alle volte di più di W.U. ( dove??? questa affermazione è priva di riscontro reale!!). Ci sono buone ragioni per ritenere che esse caleranno nel  tempo, ma non saranno mai tanto basse quanto un penny.

Ad ogni buon conto, la richiesta di cancellazione dell’immagine incriminata e  la controversia che ne è sorta, non fanno altro che mettere in ulteriore luce l’immagine stessa , un fenomeno chiamato Streissand Effect. Alla gente piace leggere di queste controversie, così la discussione sulla cancellazione dell’immagine porterà la citata immagine ad essere vista da molte più persone di quante avrebbero potuto vederla  altrimenti.

Western Union non ha risposto alle mail di richiesta spiegazioni.

Bitcoin, il quadro normativo e tributario attuale

Tutti i segreti dei Bitcoin, la principale cryptomoneta

Bitcoin ma cosa sono? Si usano? Chi li usa?. Scopriamo quali sono gli aspetti tributari e legali che si celano dietro la moneta virtuale.

Il Dott. Stefano Capaccioli dello Studio Associato Capaccioli Pucci Guiducci di Arezzo ha presentato a Smau Milano il 23 ottobre un workshop sul tema. Ecco le slide proiettate durante l’intervento che riepilogano molto bene il quadro normativo dei Bitcoin.

Sella Educational

Banca del Futuro

 

I Bitcoin continuano a generare curiosità e chiacchiere, ma oltre al fascino che si genera per una tecnologia innovativa che può mettere in discussione le autorità centrali, provate con i video tutorial presenti sul sito ad approfondirne il funzionamento e le eventuali opportunità di business con me.

Gavrilo

No tips yet.
Be the first to tip!

Ti è piaciuto il mio articolo? Dimostralo lasciando una piccola mancia in bitcoin!

1QG9xrh26h4SgHtpLQR6a3jt2pJpLFGQCZ

Se questo post/articolo ti è piaciuto, fammelo sapere con una piccola mancia in bitcoin. If you enjoyed reading this post, please consider tipping me using Bitcoin. Each post gets its own unique Bitcoin address so by tipping you're not only making my continued efforts possible but telling me what you liked.

23 luglio 2014 – da Webnews Marco Viviani – Limitare i Bitcoin: Mozione in Parlamento

23 luglio 2014 – La notizia qui sotto riportata non è altro che il cappello parlamentare alla bieca operazione di screditamento del Bitcoin divulgata nei giorni scorsi da Bankitalia e amplificata dal PG di Roma Ciampoli.

I compagni comunisti di SEL, dimentichi del motto “Vietato vietare”, con la mozione che vede primo firmatario il poco onorevole Giovanni Paglia, vorrebbero addirittura limitarne la diffusione e l’uso finchè l’Europa delle banche non riuscirà ad ingabbiarlo (cioè mai). E la scusa è sempre la stessa, vecchia di due anni, senza uno straccio di fatti concreti a supporto e smentita da eminenti studi accademici tra cui quello di un paio di professori del Politecnico di Milano che sono riusciti a sviluppare un programma di forensics utilizzato per le indagini che hanno portato alla chiusura del “mercato delle droghe” Silk Road e all’arresto del suo fondatore già nell’ottobre dello scorso anno. Insomma, l’accusa e le paure che il bitcoin favorisca traffici illegali, reciclaggio di denaro sporco, terrorismo  e quanto di peggio, non si regge assolutamente in piedi ed invece, leggendo attentamente la mozione parlamentare firmata dal quel mezzemaniche bancario di G.Paglia, si trae solo la conclusione della sua ignoranza sul tema. Tanto che , in un accozzaglia di parole e frasi trite e ritrite, emerge solo l’impegno che vorrebbe dare al governo ” a porre in essere con urgenza ogni iniziativa di competenza finalizzata a limitare la diffusione del bitcoin sino a quando non siano state adottate tutte le opportune iniziative normative sia sul piano europeo (visto che l’Italia non ha più alcuna sovranità monetaria…ndr) sia sul piano nazionale tese a regolamentare in modo compiuto ed organico l’intera materia relativa all’utilizzo della suddetta tipologia di moneta virtuale e, più in generale delle crittovalute, con particolare riferimento al pieno assoggettamento alla normativa antiriciclaggio (quale?? in Italia praticamente non esiste..ndr) e alla tracciabilità e identificabilità delle operazioni; ( impossibile da realizzare per il Bitcoin, creato apposta per essere sempre e comunque tracciabile, ma non identificabile…ndr) ad assumere iniziative per rafforzare il sistema di monitoraggio delle transazioni che avvengono attraverso l’utilizzo del bitcoin. (da puro Stato di polizia nel quale già viviamo…ndr)

Un paio di cose credo vadano sottolineate:

1) Il partito di “Paglia”, il SEL, è il contrario di quello che vuole fare credere con i suoi slogan libertari e comunisti, aperturisti verso le libertà individuali se si tratta di quelle sessuali che fanno comodo al leader Vendola, ma nella realtà schierati e servi del regime e delle lobby massoniche mondialiste bancarie e finanziarie attraverso la figura di un bancario senza arte nè parte come l’on. G.Paglia, quando si parla di libertà del proprio denaro e del proprio benessere economico.

2) Nonostante l’on Paglia sia perfettamente consapevole della propria ignoranza in materia, come ammette nell’intervista quando dichiara apertamente che l’unico scopo è di far parlare di Bitcoin al governo (ma soprattutto di sè, temo), con questa mozione si è perso veramente l’occasione per fare l’unica cosa utile possibile per il Bitcoin: riconoscerlo per quello che effettivamente è: una valuta. A discesa ne sarebbe derivato tutto quel quadro normativo che già esiste ed è collegato all’ Euro (quella sì una falsa moneta!) del quale, la cosa più importante, è la tutela di chi opera nel settore. Ecco quindi che, senza alcuno sforzo di ulteriore fantasia legislativa, l’Italia si sarebbe posta all’avanguardia in questo campo proteggendo chi opera onestamente da truffe e da raggiri che non sono differenti da quelli perpetrati in euro, ma che avrebbero almeno la parvenza di perseguibilità in quello che rimane comunque il Paese di Pulcinella.

webnews logo

Limitare i Bitcoin: mozione in Parlamento

Presentata una mozione firmata SEL che impegna il governo a limitare l’uso dei Bitcoin prima di una sua regolamentazione.

, 23 luglio 2014, 12:32

Le monete virtuali richiedono un intervento del governo, per limitarle e monitorarle. Così sostiene una mozione presentata in Parlamento da alcuni deputati, primo firmatario Giovanni Paglia (Sel), che andrà ai voti dopo l’estate. Il testo è un riassunto di tutti gli aspetti e le notizie critiche sulla moneta elettronica e ha una conclusione che riprende i timori di Bankitalia.

La mozione 1-00535 dell’11 luglio presentata all’attenzione dell’assemblea è aggiornata agli ultimi eventi legati ai Bitcoin, come il segnale di pericolo lanciato dall’Unità di informazione finanziaria (Uif), della Banca d’Italia, e riprende parte della vulgata che vede le crittovalute come strumento non soltanto alternativo all’uso della moneta corrente, ma in grado – grazie ai bassi costi di transazione e il P2P – di produrre una serie di rischi, quali la frode o il finanziamento di attività illegali. Una visione fondamentalmente negativa della crittovaluta, che però si fa forza di fonti neutrali, alcune statistiche e cerca di sospendere il giudizio suggerendo una politica prudenziale: in attesa di capirne di più, sarebbe meglio, secondo i firmatari, monitare con attenzione e sbrigarsi a votare interventi normativi che mettano al riparo gli operatori. Un po’ come stanno cercando di fare a New York.

Alla luce di quanto precede appare non più procrastinabile l’intervento del Governo ad adottare precise e rigorose iniziative normative tese a contrastare una criminalità quasi sempre più attenta e veloce del legislatore a sfruttare ogni smagliatura o carenza del sistema. Pur essendo quello del Bitcoin, come pure sottolineato dal procuratore generale Ciampoli, un sistema che potrebbe anche comportare per la collettività nuove interessanti prospettive.

La richiesta al governo, il voto in autunno

La mozione impegna il governo a prendere questo tipo di iniziative, ma i termini adoperati dicono molto di più, il testo sembra destinato a far discutere la community Bitcoin italiana, che ha più volte respinto l’impianto concettuale di questi propositi negando che questi strumenti siano ideali per il terrorismo o il malaffare e denunciando si tratta di convinzioni senza il supporto di dati specifici. In effetti alcuni studi mostrano come la tracciabilità della moneta virtuale, il suo volume complessivo e il suo funzionamento sono piuttosto scomodi per la criminalità organizzata.

Il testo della mozione, però, suggerisce di limitarne l’uso:

(si impegna il Governo a) Porre in essere con urgenza ogni iniziativa di competenza finalizzata a limitare la diffusione del Bitcoin sino a quando non siano state adottate tutte le opportune iniziative normative sia sul piano europeo sia sul piano nazionale tese a regolamentare in modo compiuto ed organico l’intera materia relativa all’utilizzo della suddetta tipologia di moneta virtuale e, più in generale delle crittovalute, con particolare riferimento al pieno assoggettamento alla normativa antiriciclaggio e alla tracciabilità e identificabilità delle operazioni; ad assumere iniziative per rafforzare il sistema di monitoraggio delle transazioni che avvengono attraverso l’utilizzo del Bitcoin.

Giovanni Paglia, 34 anni, laurea in scienze politiche e bancario, è il primo firmatario della mozione sui Bitcoin. Deputato di SEL dal 2013, è subentrato a Sergio Boccadutri (passato al PD) alla tesoreria del partito di Nichi Vendola. Giovanni Paglia, 34 anni, laurea in scienze politiche e bancario, è il primo firmatario della mozione sui Bitcoin. Deputato di SEL dal 2013, è subentrato a Sergio Boccadutri (passato al PD) alla tesoreria del partito di Nichi Vendola. Anche il suo predecessore aveva firmato una proposta di legge sui Bitcoin, poi ritirata.

L’on. Paglia è consapevole che la mozione rappresenta un testo della opposizione all’attuale governo, inoltre ci vorrà del tempo per arrivare al voto in aula, probabilmente dopo l’estate. Resta convinto però che sia importante discuterne e aver messo il tema di nuovo all’ordine del giorno:

La mozione è stata depositata, ma non ancora calendarizzata per la discussione. Quello che mi aspetto è che almeno il Parlamento sia costretto ad attivarsi sul tema, che per quanto marginale su macroscala, apre prospettive che non possono essere ignorate, né affrontate tardivamente.

12 luglio 2014 – Wired.it Carola Frediani – Bitcoin non è il paradiso dei terroristi e della criminalità organizzata

La Bitcoin Fundation Italia, unica autorità accreditata a parlare con cognizione di causa su criptovalute e Bitcoin, è stata bellamente ignorata da BankItalia e dalla magistratura che hanno preferito trarre le loro interessate e fuorvianti conclusioni per poi fare terrorismo mediatico a mezzo dei soliti pennivendoli prezzolati e di regime.

In realtà anche la BFI ha i suoi problemi, in quanto a parte il suo Presidente, è ancora composta da “quattro” ragazzotti profondi conoscitori sì della filosofia blockchain e dei suoi risvolti non solo valutari, ma pur sempre e solo di belle speranze e nessun costrutto, bravi a pigiare tasti davanti allo schermo ma, come ho potuto verificare anche recentemente, per niente avezzi alle cose pratiche e a quanto pare, con scarse entrature nei posti che contano. Non manca quindi l’Autorità in materia bitcoin in Italia, ma l’autorevolezza dei soggetti preposti. Un comunicato ufficiale che ribatte con argomentazioni fondate è stato comunque diramato puntualmente dall’associazione Bitcoin Fundation Italia ed è qui di seguito riportato, ma ancora più esplicativo ed approfondito è l’articolo di Carola Frediani per Wired (anche quello qui presente) che toglie tutti i dubbi su quale sia il pressapochismo di BankItalia e del PG di Roma nel lanciare allarmismi che non hanno alcun senso e costrutto per essere presi in considerazione.

 

Risposta al documento UIF di Banca D’Italia da parte di Bitcoin Foundation Italia

Facendo seguito alla “Presentazione del Rapporto sull’attività svolta nel 2013″ dell’Unità di Informazione Finanziaria per l’Italia, pubblicata dalla Banca d’Italia in data 9 Luglio 2014 (http://www.bancaditalia.it/UIF/interventi/InterventiUIF/rapp_uif_2013.pdf), l’Associazione Bitcoin Foundation Italia si dichiara sorpresa dalle dichiarazioni a pagina 12, in un paragrafo riguardante il Bitcoin e tutte le monete digitali.

Dal paragrafo si apprende quanto segue:
“L’interesse dell’Unità è stato pure rivolto al possibile uso per finalità illecite di monete virtuali: sono in corso approfondimenti sul potenziale di rischio di riciclaggio e finanziamento del terrorismo dei Bitcoin”.
Mentre quindi il resto del mondo è in corsa per creare sulle solide fondamenta matematiche di questo strumento nuove opportunità imprenditoriali e di lavoro, in Italia sembra venga adottata una linea di condotta vecchia almeno di due anni, già abbandonata da moltissime tra le altre istituzioni governative e finanziare mondiali.

L’associazione vuole quindi esprimersi sull’argomento in tre sintetici punti:

1 – questo tipo di dichiarazione rivela un grave ritardo nel dare attenzione al fenomeno, in quanto numerose istituzioni internazionali (finanziarie e non) hanno già analizzato gli usi illeciti del Bitcoin e altre criptovalute da almeno due anni. E mentre i mercati già sono pronti ad accogliere i primi strumenti finanziari basati sul Bitcoin, l’Italia non ha ancora letto nulla da Banca d’Italia all’infuori di questo paragrafo.

2 – l’Associazione si chiede che tipo di verifiche sono state effettuate e quali metodi di giudizio sono stati applicati alle “alcune segnalazioni di operazioni sospette ricevute su anomale compravendite di tale strumento” in quanto, a più riprese nei mesi passati, c’è stato il tentativo di interpellare direttamente e indirettamente Banca d’Italia, per informare e condividere informazioni, senza ricevere alcuna risposta formale o informale.

3 – chi è un minimo informato sul funzionamento di questa tecnologia, sa bene che ogni singola transazione viene registrata sulla banca dati Blockchain, in maniera condivisa, pubblica e liberamente scaricabile su tutta la rete dei nodi. Ogni transazione (lecita o illecita che sia) rimane visionabile a costo zero e “per sempre” su questa banca dati; pertanto ogni operazione se analizzata con gli adeguati strumenti può essere facilmente tracciata e dimostrata nelle sedi competenti. A riguardo si cita la ricerca della Cornell University, scaricabile a questo indirizzo: http://arxiv.org/abs/1405.7418v3
Questa ricerca dimostra, in poche parole, che utilizzare il Bitcoin per scopi illeciti è perfino più rischioso di usare denaro elettronico o trasferimenti bancari.

L’Associazione Bitcoin Foundation Italia si impegna quotidianamente per la diffusione e la conoscenza di questa tecnologia, riunendo persone da tempo impegnate in questo campo. L’associazione offre alle varie istituzioni, in modo neutrale e disinteressato, quante più informazioni possibile per conoscere a fondo questa tecnologia/strumento. Il Bitcoin e tutte le monete matematiche riuniscono sia tematiche tecnologiche e funzionali (che provengono dal protocollo) sia tematiche legate all’utilizzo, che ad oggi sono ascrivibili a quello di un mezzo di pagamento simile ad una moneta. Ignorare uno o più di questi punti potrebbe condurre a conclusioni errate o superficiali, con ripercussioni per imprese e istituti che intendono operare in questo nuovo e promettente settore.

 

wired

Un simile allarme è sostanziato da fatti concreti? Da dati specifici? Poiché questi dati non ci sono, o almeno finora non sono emersi, proviamo a fare il punto della situazione

(Foto: Corbis Images)

Le sirene sono suonate ieri. “Allarme Bitcoin”; la moneta virtuale rischia di finanziare riciclaggio, mafia e terrorismo; le transazioni non sono tracciabili; “l’emergenza è già scattata”, titolavano molti media italiani, alcuni dei quali non avevano quasi mai trattato l’argomento prima di allora. Ma cosa era successo per scatenare un simile pandemonio? Siamo improvvisamente circondati da terroristi e cartelli internazionali della droga che si sono messi a smanettare con le criptovalute?

Il polverone nasce da due fatti. Il primo è la presentazione del rapporto annuale dell’Unità di informazione finanziaria (Uif) della Banca d’Italia in cui l’istituto, segnalando i rischi potenziali di una serie di soggetti e attività, dedica qualche riga a Bitcoin. “L’interesse dell’Unità è stato pure rivolto al possibile uso per finalità illecite di monete virtuali: sono in corso approfondimenti sul potenziale di rischio di riciclaggio e finanziamento del terrorismo dei Bitcoin, anche in considerazione di alcune segnalazioni di operazioni sospette ricevute su anomale compravendite di tale strumento e delle iniziative che si vanno definendo in sede internazionale”.

Righe che nel rapporto completo, uscito a maggio, citano anche il rischio della volatilità, e l’assenza di forme di controllo che tutelino i clienti. Osservazioni che si congiungono al parere emesso pochi giorni fa dalla European Banking Authority – un’autorità indipendente dell’Unione europea, che si occupa di assicurare un livello di regolamentazione e di vigilanza prudenziale sul settore bancario europeo – che aveva evidenziato una serie di pericoli e problemi legati a Bitcoin, molti dei quali connessi all’utilizzo da parte degli utenti: furto di identità, perdita di password, bancarotta dei siti di cambio e così via.

Il secondo fatto sono invece le dichiarazioni del procuratore generale di Roma, Luigi Ciampoli: “L’uso di Bitcoin per le transazioni online non offre chiarezza nella tracciabilità e può essere strumento per riciclaggio di denaro, finanziamento del terrorismo e delle mafie, e in generale, traffici illeciti”.

Da qui è partito dunque il tam tam Bitcoin-mafia-criminalità organizzata-terrorismo. Ma un simile allarme è sostanziato da fatti concreti? Da dati specifici? Poiché questi dati non ci sono, o almeno finora non sono emersi, proviamo a fare il punto sul problema allargando un po’ la visuale.

Bisogna partire però dalla replica al rapporto di Bankitalia arrivata dalla Bitcoin Foundation Italia (interessante notare che nessuno sui media si era premurato di sentirli malgrado siano il principale interlocutore del mondo della criptovaluta). L’associazione si mostra infatti molto sorpresa della segnalazione (divenuta allarme sui giornali) dell’istituto e si chiede a cosa faccia riferimento la frase del documento che parla di “alcune segnalazioni di operazioni sospette ricevute su anomale compravendite di tale strumento”, dal momento che in passato a più riprese “c’è stato il tentativo di interpellare direttamente e indirettamente Banca d’Italia, per informare e condividere informazioni, senza ricevere alcuna risposta formale o informale”.

Il mito della non tracciabilità
Ma soprattutto la Bitcoin Foundation Italia precisa una questione centrale, quella della presunta non tracciabilità della moneta virtuale. “Ogni singola transazione [di Bitcoin] viene registrata sulla banca dati Blockchain, in maniera condivisa, pubblica e liberamente scaricabile su tutta la rete dei nodi. Ogni transazione (lecita o illecita che sia) rimane visionabile a costo zero e “per sempre” su questa banca dati; pertanto ogni operazione se analizzata con gli adeguati strumenti può essere facilmente tracciata e dimostrata nelle sedi competenti. A riguardo si cita la ricerca della Cornell University, scaricabile a questo indirizzo. Questa ricerca dimostra, in poche parole, che utilizzare il Bitcoin per scopi illeciti è perfino più rischioso di usare denaro elettronico o trasferimenti bancari”.

Lo studio citato per altro non è l’unico al riguardo. Un’altra ricerca (leggibile qui) condotta da università americane sostiene che l’anonimato reale garantito dalla criptomoneta sarebbe di molto inferiore a quello teorico; inoltre afferma che per grosse transazioni illecite i Bitcoin non sarebbero affatto uno strumento così comodo.

E ancora: tre ricercatori del Politecnico di Milano (Michele Spagnuolo, Federico Maggi e Stefano Zanero) hanno sviluppato addirittura un software, BitIodine, che aiuta a tracciare le transazioni in Bitcoin (qui il paper). Attraverso questo strumento sono stati in grado di investigare su alcune attività che riguardavano le operazioni effettuate dal fondatore di Silk Road, il mercato della droga online sequestrato lo scorso ottobre dall’Fbi malgrado l’uso di Tor e di Bitcoin da parte dei suoi amministratori.

Bitcoin non è anonimo, ma pseudoanonimo”, spiega a Wired.it lo stesso Zanero. “Ciò vuol dire che non ho un nome e cognome dei suoi utenti ma ho a disposizione delle chiavi che sono trasmesse in flussi pubblici. Quindi attraverso un’attività investigativa posso associare una chiave a una persona e in quel caso avrò a disposizione molti più dati di quelli che avrei avuto se le transazioni fossero state in contanti o fossero avvenute anche attraverso i canali bancari. Certo, è un mezzo diverso, e le polizie dovranno farsi il loro periodo di formazione per investigarci sopra, non è come mandare una letterina a una banca”.

A ritenere improbabile l’idea che Bitcoin sia il nuovo paradiso di cartelli e grossi traffici illeciti è anche Ferdinando Ametrano, professore di Interest Rate Derivatives all’Università Milano-Bicocca e senior quantitative analyst alla Banca IMI (anche se qui, precisa, parla a titolo personale): “La Banca d’Italia nel suo documento ha espresso alcune legittime preoccupazioni su una serie di soggetti, ad esempio anche su intermediari come SIM e SGR, non solo sulle criptovalute, solo che in quest’ultimo caso le sue frasi sono lette subito in chiave polarizzante. Diciamo che il cartello colombiano della droga usa i dollari e non i Bitcoin, perché questi non hanno la liquidità sul mercato per consentirne un uso agevole alla grande criminalità. Poi certamente ci sarà la piccola e media criminalità che li utilizza come fa con il cash”.

Di che volumi parliamo?
Un’altra delle questioni trascurate dallo scenario allarmista, oltre al funzionamento stesso della criptomoneta, sono i volumi di traffico. Incomparabilmente inferiori a quelli mossi anche dalla sola economia criminale su euro, dollaro e le altre monete a corso legale. Le stime che circolano sui ricavi complessivi solo della nostra criminalità mafiosa oscillano tra i 27 e  i 138 miliardi di euro. Una forbice molto larga che ad ogni modo si colloca ben lontano dai volumi di transazioni Bitcoin.

Secondo il rapporto sul settore di CoinDesk, appena uscito, la capitalizzazione di mercato di Bitcoin (il numero dei Bitcoin in circolazione per il valore di un Bitcoin) nel giugno 2014 era di 8,3 miliardi di dollari. Il volume globale di transazioni al giorno (ricavato da Coinometrics) sarebbe intorno ai 44 milioni di dollari.

In quanto all’Italia, “il giro d’affari è attualmente molto basso rispetto ad altre nazioni”, spiega a Wired.it Franco Cimatti, presidente della Bitcoin Foundation Italia. “Le attività che cercano di pubblicizzarsi (visionabili su servizi come coinmap.org), sono giusto poco più di 300. Il principale motivo di questo rallentamento alla diffusione e all’uso del Bitcoin è data da una generale e sempre presente diffidenza per il pagamento elettronico”.

Alcuni provano a stimare il volume di transazioni giornaliero in Italia a partire dai numeri delle transazioni globali, e si arriva a cifre sui 346mila euro. Ma lo stesso Cimatti è molto scettico: “non sono affatto convinto che ci siano questi volumi in Italia, ma ben più bassi”.

Le preoccupazioni dell’uso di Bitcoin a livello criminale ci sono sempre state, e non è un mistero che la cybercriminalità ne faccia uso. La stessa Silk Road e altri mercati neri del deep web usavano e usano i Bitcoin. Ma la criptomoneta negli ultimi anni ha semmai imboccato un percorso inverso, dai meandri oscuri della Rete alla luce del sole (basta vedere l’interesse dei venture capitalists e il proliferare di attività commerciali legittime).

Terrorismo?
Paradossalmente sono proprio il suo successo e la sua “normalizzazione” a procurare l’allarme. E tuttavia bisogna notare che ancora recentemente lo stesso governo americano, per bocca di David S. Cohen, sottosegretario al terrorismo e all’intelligence finanziaria del Dipartimento del Tesoro, affermava, di non vedere prove di un vasto utilizzo di Bitcoin e delle monete virtuali per finanziare il terrorismo o per evadere le sanzioni internazionali. “I terroristi in genere hanno bisogno di moneta reale, non virtuale, per pagarsi le spese – salari, mazzette, viaggi, coperture..”, ha detto Cohen.

La questione terrorismo è stata evocata più di recente anche da alcune notizie che riguardano l’Isis in Iraq e la sua perizia nell’uso di social media e internet. Tuttavia anche qui, a parte un post su un blog dalla ambigua attribuzione, non sembra che ci siano finora dati significativi.

Come spiega a Wired.it Evan Jendruck, analista del IHS Jane’s Terrorism and Insurgency Centre, autorevole centro internazionale di studi sul terrorismo, “è molto difficile valutare se gruppi terroristici stanno usando Bitcoin. Ad ogni modo si tratta di un fenomeno ancora piuttosto nuovo, e se ci sono gruppi terroristici che lo stanno usando (il che sembra finora poco plausibile) probabilmente lo fanno su scala molto ridotta”.

Allo stato attuale quindi sembra di poter dire che l’allarme su Bitcoin è più un fenomeno mediatico che una notizia nata da elementi concreti. E se l’attenzione e la discussione sulle criptomonete (non prive di rischi, sia chiaro, specie per i loro utenti) sono certamente salutari, forse si possono spegnere le sirene. Almeno fino alla comparsa di fatti precisi.

Bitcoin: le mafie bancarie europee battono un colpo, la servile magistratura italiana risponde.

Sabato 12 luglio 2014 – Perfetta sincronia tra le mafie bancarie europee, terrorizzate dal potenziale di libertà che il Bitcoin è in grado di restituire ai cittadini del vecchio continente, e la servile magistratura italiana.

E’ di pochi giorni fa l’allarme lanciato dall’EBA, l’authority bancaria europea, che si è inventata 70 fattori di rischio collegati al Bitcoin per frenarne la diffusione e subito il Procuratore Generale di Roma risponde in linea con le lobby del denaro invocando ciò che non può che far sorridere chi conosce veramente la natura della criptomoneta più scambiata del globo: “regole, leggi, tasse e balzelli e persino il fantasma della Mafia e del Terrorismo pur di frenare la diffusione del Bitcoin in Italia. Il tutto ovviamente senza il benchè minimo straccio di  fatti che comprovino il collegamento tra Bitcoin, riciclaggio, mafia e terrorismo, solo per impaurire e rendere ancor più diffidente chi volesse finalmente rendersi conto della libertà e delle opportunità di sviluppo e di lavoro che il Bitcoin offre. Vietato quindi ridare ai cittadini la proprietà del proprio denaro e delle proprie ricchezze, la libertà di condividere idee e conoscenze per un migliore sviluppo sociale, l’opportunità di creare nuova occupazione e posti di lavoro. Meglio piuttosto schiattare di tasse, viva i suicidi di Stato, si alla tassa sulle copie private, il prossimo balzello su tutto ciò che può servire per registrare, dai computer alle chiavette usb, dai dvd agli smartphones…la pagherà anche chi intercetta e registra le nostre comunicazioni? Macchè… “siete schiavi e guai ad alzare la testa” sembra dire Ciampoli nella sua ignoranza riguardo all’impossibilità di regolamentare qualcosa che è stata creata per distruggere le regole stesse che governano la finanza mondialista, quella che ci ha regalato gli ultimi 6 anni di crisi economica globale, per capirci… Un ultimo dubbio mi sorge:  un servitore dello Stato pagato da tutti noi cittadini si può arrogare il diritto di pontificare attraverso i media su un argomento che tra l’altro neanche gli compete? Quali sono le prove giudiziarie che ha in mano per affermare tutto ciò??

Ansa.it

Bitcoin, strumento riciclaggio soldi

Così procuratore generale Roma, non da’ chiarezza tracciabilità

Il procuratore generale di Roma, Luigi Ciampoli, lancia l’allarme: attenzione al bitcoin, la moneta virtuale utilizzata per transazioni online: “non offre chiarezza nella tracciabilità – dice – e può essere strumento per riciclaggio di denaro, finanziamento del terrorismo e delle mafie e per traffici illeciti”.

“In caso di trasferimento di bitcoin – aggiunge il pg di Roma – non vi è garanzia di poter individuare l’identità reale delle persone coinvolte nelle operazioni e, in particolare, del nuovo proprietario, identificato da un codice numerico”.

“Il sistema, dunque – dice ancora Ciampoli – potrebbe anche comportare per la collettività nuove interessanti prospettive, la cui legittimità, però, sembra sollecitare adeguati interventi normativi che mettano al riparo gli operatori da forme di incertezza e scarsa visibilità, che troppo spesso non sono solo fenomeni di scarsa attenzione o trascuratezza, ma di sapiente orchestrazione criminale”.

—-O—-

Bitcoin: rischio riciclaggio e terrorismo secondo il Pg di Roma

Secondo il procuratore generale di Roma il bitcoin, la moneta virtuale impiegata per le transazioni online, “Non offre chiarezza nella tracciabilità e può essere strumento per riciclaggio di denaro, finanziamento del terrorismo e delle mafie e per traffici illeciti“. Luigi Ciampoli ha sottolineato il rischio che il bitcoin venga usato come strumento per lavare denaro o finanziare varie forme di criminalità, terrorismo internazionale compreso.

Bitcoin può essere strumento per riciclaggio di denaro, terrorismo e mafie

Di conseguenza, il Procuratore generale auspica interventi normativi che garantiscano certezza di tracciabilità e chiarezza di identificazione di tutti colori coinvolti in operazioni di trasferimento di bitcoin. “Già sette mesi fa – ha spiegato Ciampoli – in occasione della inaugurazione dell’anno giudiziario 2014, avevo segnalato il fenomeno bitcoin rappresentandone i rischi, che continuano a persistere.

“Il sistema ha sicuramente un suo fascino, – continua il Pg di Roma – che riceve dalla facilità di cambio e dalla generale semplicità di tutte le operazioni il migliore consenso. Ma a mio avviso è proprio la immediata diffusione del fenomeno ad impensierire. La generale indeterminatezza e la generica individuazione di sicuri punti o valori di riferimento economico e commerciale suggeriscono, infatti, adeguata prudenza e specifica normativa“.

La cybervaluta bitcoin, nata in Giappone qualche anno fa, è un sistema di pagamento elettronico libero dal controllo di banche e governi. La recente bancarotta della piattaforma giapponese bitcoin Mt.Gox dimostra però che scommettere su questo sistema sia altamente speculativo, potendo condurre, nei peggiori dei casi, alla perdita totale dei propri investimenti.

In effetti, continua il Procuratore generale, “il sistema meccanicistico di valutazione e di incremento dei vari conti su cui si fonda il sistema bitcoin non offre ampia chiarezza nella tracciabilità dei percorsi sia nella identificazione dei soggetti, sia nelle conseguenti ulteriori operazioni, e si offre come mezzo per riciclaggio di denaro, finanziamento del terrorismo e delle varie mafie, traffici illeciti“.

D’altronde, “le disposizioni di sicurezza previste in caso di trasferimento di bitcoin non possono realmente offrire quelle garanzie di certezza e trasparenza che invece sono richieste reiteratamente dagli organismi internazionali“. Nello specifco, “la registrazione, in caso di trasferimento di bitcoin, da parte di tutti gli utenti, della firma digitale del nuovo proprietario, identificato da un codice numerico, non garantisce come ciascun utente possa individuare l’identità reale e non invece solo un mero numero riconducibile alle più svariate ipotesi“.

Luigi Ciampoli ha chiesto l’elaborazione di norme “precise e rigorose” capaci di contrastare una criminalità “quasi sempre più attenta e veloce del legislatore a sfruttare ogni smagliatura o carenza del sistema“.

Il Procuratore generale conclude affermando che il bitcoin potrebbe portare alla comunità “nuove interessanti prospettive, la cui legittimità però sembra sollecitare adeguati interventi normativi che mettano al riparo gli operatori da forme di incertezza e scarsa visibilità, che troppo spesso non sono solo fenomeni di scarsa attenzione o trascuratezza, ma di sapiente orchestrazione criminale“.

—-O—-

Ecco quello che scrivono all’estero…

Italian Authorities Issue Bitcoin Warnings, Urge Regulation

| Published on July 11, 2014 at 11:09 BST

Three Italian institutions have issued new bitcoin warnings in recent days, calling for new legislation to eliminate loopholes and regulatory ambiguity.

The warnings come just weeks after Italian lawmakers met with a group of bitcoin advocates in a fact-finding session. Soon after that, on 1st July, the successful ‘No Cash Day’ event also saw bitcoin representatives advocating for the digital currency in parliament.

Bitcoin regulation urged

Speaking in an interview with Ansa.it, Attorney General of Rome, Luigi Ciampoli, warned that bitcoin could be abused by criminals engaged in money laundering, financing of terrorism, or mafia activities. He urged for regulation that would allow authorities to trace and identify all persons involved in digital currency transactions.

However, Ciampoli also made some relatively positive comments about bitcoin, saying that the system “has its own charm” and has the potential to simplify transactions.

Ciampoli stressed that the current legislative framework is vague and that the problem should be addressed by new, specific legislation.

He argued that the bitcoin system “does not provide ample clarity” and that it is difficult to identify subjects involved in bitcoin transactions, meaning the currency has potential be misused for illicit purposes. Ciampoli pointed out that bitcoin’s public ledger does not guarantee that each user can be identified, as new owners are identified by a numerical code, which is not a real identity.

The court, he said, would like to see “precise and rigorous” rules to counter crimes involving digital currencies. Furthermore, bitcoin offers an “interesting new perspective, the legitimacy of which seems to solicit appropriate legislation to shelter operators from uncertainty and poor visibility”.

Money laundering a concern

In a recent report on the Italian financial information system (FIU), the Bank of Italy also warned that bitcoin poses a potential risk and that it can be employed to circumvent money laundering regulations or funnel funds to terrorist organisations.

The FIU is currently examining bitcoin’s potential for illicit activities and looking at complaints involving suspect bitcoin transactions. Like Ciampoli, the bank warns that “bitcoin transactions, while recorded in an online database, do not identify the parties involved in the transaction”.

Anonymity blamed

This sentiment is shared by Colonel Albert Reda of the Guardia di Finanza, Italy’s financial police authority, which is currently the only institution in Italy with the authority and resources to deal with bitcoin.

Reda told Italian daily La Repubblica that bitcoin’s volatility poses a risk for investors and that its anonymity allows Italian residents to hold and transfer wealth anonymously. Reda said the Guardia di Finanza is involved in an ongoing investigation, but he said he cannot disclose any information.

He said that the absence of any form of regulation makes bitcoin a “potentially powerful tool for money laundering, drug trafficking and arms trafficking.”

Furthermore, the Tor network can be employed to obscure online identities of persons involved in bitcoin transactions, while the bitcoin public ledger does not include information such as names, addresses or beneficiaries, as bitcoin addresses are “simply numeric codes”.

 

04/07/2014 – da Ansa.it – EBA a banche, per ora evitate Bitcoin. Un motivo in più per averli

Una notizia che non sarebbe neanche da pubblicare, tanto scontati sono gli interessi mafiosi e lobbistici che sottintendono le dichiarazioni dell’Autorità Bancaria Europea sul bitcoin, uniti a un autentico terrore che traspare evidente per il destino segnato per questa “istituzione” e  per gli accoliti che la sorreggono. La diffusione del Bitcoin significa infatti per tutti costoro la fine di un potere che ritenevano invincibile: quello di gestire e dirigere la ricchezza individuale attraverso il controllo della valuta. 

In altri Paesi più illuminati (Regno Unito e Australia solo per fare esempi recenti) dopo un’indagine scrupolosa effettuata dalle rispettive Agenzia delle Entrate (quella delle tasse governative), hanno deciso di rinunciare a legiferare su qualcosa che è impossibile da  controllare evitando almeno di essere ridicolizzati dall’evidenza (vedi immagine). BTCbannatiUn riconoscimento alla  genialità di chi, sotto lo pseudonimo di Satoshi Nakamoto, ha formulato il concetto di criptovaluta fondata su algoritmo matematico che ha come fine ultimo quello di ridare sovranità monetaria a chi la detiene salvaguardando nel contempo  privacy personale ed autenticità (non è falsificabile),  salvandola da signoraggio, inflazione e quindi dagli sporchi giochi finanziari di chi ha causato l’ultima crisi economica mondiale ed in sostanza perciò da chi controlla enti come l’EBA e BCE europee o la Federal Reserve americana. Solo che negli USA si sono accorti da tempo che ci si deve alleare con il nemico che non puoi sconfiggere e, dopo il tentativo di assoggettarlo alle stesse regole che valgono per i prodotti finanziari, adesso si comincia a riconoscere il Bitcoin anche come valuta a corso legale  (vedi le decisioni del governatore della California proprio in questi giorni). In Italia invece, nonostante qualche “illuminato” legislatore abbia tentato di introdurre il concetto di Bitcoin per decreto (l’emendamento dell’on. Boccadutri al decreto Destinazione Italia nel gennaio scorso) la risposta è stata disinformazione, terrorismo mediatico o al massimo l’ammissione che il BelPaese non ha più sovranità monetaria demandando quindi qualsiasi decisione all’Europa delle banche e delle lobby finanziarie. E’ naturale perciò che la stampa di regime ( leggi Gruppo Espresso) per salvaguardare il concetto cattocomunista ” se non ci son poveri, bisogna crearli” si getti sulla pseudonotizia amplificandola il più possibile anche nelle sue propaggini artrofiche locali come ad es. il Messaggero Veneto del 05/07/14 (leggi articolo qui sotto).EBABTCMV

Nonostante il ben più importante Repubblica, suo riferimento principale su tutto ciò che non sia locale, da tempo pubblichi ormai notizie sull’argomento, questo è il  primo articolo su Bitcoin che il Messaggero Veneto fa uscire. Eppure dal 20 febbraio 2014 hanno il primo bitcoin bancomat installato in Italia a nemmeno un kilometro di distanza dalla redazione qui a Udine, ma nulla è trapelato sui bitcoin finchè una televisione locale ha messo in onda un servizio una decina di giorni fa… “A pensar male si fa peccato – diceva Giulio Andreotti – ma ci si azzecca sempre”… Sarà un caso o potrebbe sembrare tendenzioso visto che parliamo di un quotidiano di orientamento politico esattamente opposto a quelli del gruppo Espresso, ma l’opportunità scelta solo qualche giorno fa dal Giornale di accettare il pagamento  degli abbonamenti in bitcoin va invece proprio nel senso opposto a quanto predicato da EBA e vecchiume della finanza vario…chi avrà ragione?…. Qui sotto pubblico l’agenzia Ansa sulla pseudo-notizia che non cambia comunque nemmeno di una virgola quanto sopra esposto.

Ansa.itEba a banche, per ora evitate Bitcoin

Propone regime regolatorio, prima di quello sconsiglia utilizzo

(ANSA) – ROMA, 4 LUG – Gli istituti finanziari “non dovrebbero acquistare, detenere o vendere” le monete virtuali, prima che entri in vigore un regime regolatorio proposto dall’Eba. E’ quanto si legge in una nota dell’Autorità bancaria europea, che identifica più di 70 categorie di rischio dalle monete virtuali, fra cui il Bitcoin è la più famosa. Fra i profili di rischio, quelli per gli utenti e per la sicurezza finanziaria, fra cui il potenziale riciclaggio del denaro sporco.