23 luglio 2014 – da Webnews Marco Viviani – Limitare i Bitcoin: Mozione in Parlamento

23 luglio 2014 – La notizia qui sotto riportata non è altro che il cappello parlamentare alla bieca operazione di screditamento del Bitcoin divulgata nei giorni scorsi da Bankitalia e amplificata dal PG di Roma Ciampoli.


I compagni comunisti di SEL, dimentichi del motto “Vietato vietare”, con la mozione che vede primo firmatario il poco onorevole Giovanni Paglia, vorrebbero addirittura limitarne la diffusione e l’uso finchè l’Europa delle banche non riuscirà ad ingabbiarlo (cioè mai). E la scusa è sempre la stessa, vecchia di due anni, senza uno straccio di fatti concreti a supporto e smentita da eminenti studi accademici tra cui quello di un paio di professori del Politecnico di Milano che sono riusciti a sviluppare un programma di forensics utilizzato per le indagini che hanno portato alla chiusura del “mercato delle droghe” Silk Road e all’arresto del suo fondatore già nell’ottobre dello scorso anno. Insomma, l’accusa e le paure che il bitcoin favorisca traffici illegali, reciclaggio di denaro sporco, terrorismo  e quanto di peggio, non si regge assolutamente in piedi ed invece, leggendo attentamente la mozione parlamentare firmata dal quel mezzemaniche bancario di G.Paglia, si trae solo la conclusione della sua ignoranza sul tema. Tanto che , in un accozzaglia di parole e frasi trite e ritrite, emerge solo l’impegno che vorrebbe dare al governo ” a porre in essere con urgenza ogni iniziativa di competenza finalizzata a limitare la diffusione del bitcoin sino a quando non siano state adottate tutte le opportune iniziative normative sia sul piano europeo (visto che l’Italia non ha più alcuna sovranità monetaria…ndr) sia sul piano nazionale tese a regolamentare in modo compiuto ed organico l’intera materia relativa all’utilizzo della suddetta tipologia di moneta virtuale e, più in generale delle crittovalute, con particolare riferimento al pieno assoggettamento alla normativa antiriciclaggio (quale?? in Italia praticamente non esiste..ndr) e alla tracciabilità e identificabilità delle operazioni; ( impossibile da realizzare per il Bitcoin, creato apposta per essere sempre e comunque tracciabile, ma non identificabile…ndr) ad assumere iniziative per rafforzare il sistema di monitoraggio delle transazioni che avvengono attraverso l’utilizzo del bitcoin. (da puro Stato di polizia nel quale già viviamo…ndr)

Un paio di cose credo vadano sottolineate:

1) Il partito di “Paglia”, il SEL, è il contrario di quello che vuole fare credere con i suoi slogan libertari e comunisti, aperturisti verso le libertà individuali se si tratta di quelle sessuali che fanno comodo al leader Vendola, ma nella realtà schierati e servi del regime e delle lobby massoniche mondialiste bancarie e finanziarie attraverso la figura di un bancario senza arte nè parte come l’on. G.Paglia, quando si parla di libertà del proprio denaro e del proprio benessere economico.

2) Nonostante l’on Paglia sia perfettamente consapevole della propria ignoranza in materia, come ammette nell’intervista quando dichiara apertamente che l’unico scopo è di far parlare di Bitcoin al governo (ma soprattutto di sè, temo), con questa mozione si è perso veramente l’occasione per fare l’unica cosa utile possibile per il Bitcoin: riconoscerlo per quello che effettivamente è: una valuta. A discesa ne sarebbe derivato tutto quel quadro normativo che già esiste ed è collegato all’ Euro (quella sì una falsa moneta!) del quale, la cosa più importante, è la tutela di chi opera nel settore. Ecco quindi che, senza alcuno sforzo di ulteriore fantasia legislativa, l’Italia si sarebbe posta all’avanguardia in questo campo proteggendo chi opera onestamente da truffe e da raggiri che non sono differenti da quelli perpetrati in euro, ma che avrebbero almeno la parvenza di perseguibilità in quello che rimane comunque il Paese di Pulcinella.

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Limitare i Bitcoin: mozione in Parlamento

Presentata una mozione firmata SEL che impegna il governo a limitare l’uso dei Bitcoin prima di una sua regolamentazione.

, 23 luglio 2014, 12:32

Le monete virtuali richiedono un intervento del governo, per limitarle e monitorarle. Così sostiene una mozione presentata in Parlamento da alcuni deputati, primo firmatario Giovanni Paglia (Sel), che andrà ai voti dopo l’estate. Il testo è un riassunto di tutti gli aspetti e le notizie critiche sulla moneta elettronica e ha una conclusione che riprende i timori di Bankitalia.

La mozione 1-00535 dell’11 luglio presentata all’attenzione dell’assemblea è aggiornata agli ultimi eventi legati ai Bitcoin, come il segnale di pericolo lanciato dall’Unità di informazione finanziaria (Uif), della Banca d’Italia, e riprende parte della vulgata che vede le crittovalute come strumento non soltanto alternativo all’uso della moneta corrente, ma in grado – grazie ai bassi costi di transazione e il P2P – di produrre una serie di rischi, quali la frode o il finanziamento di attività illegali. Una visione fondamentalmente negativa della crittovaluta, che però si fa forza di fonti neutrali, alcune statistiche e cerca di sospendere il giudizio suggerendo una politica prudenziale: in attesa di capirne di più, sarebbe meglio, secondo i firmatari, monitare con attenzione e sbrigarsi a votare interventi normativi che mettano al riparo gli operatori. Un po’ come stanno cercando di fare a New York.

Alla luce di quanto precede appare non più procrastinabile l’intervento del Governo ad adottare precise e rigorose iniziative normative tese a contrastare una criminalità quasi sempre più attenta e veloce del legislatore a sfruttare ogni smagliatura o carenza del sistema. Pur essendo quello del Bitcoin, come pure sottolineato dal procuratore generale Ciampoli, un sistema che potrebbe anche comportare per la collettività nuove interessanti prospettive.

La richiesta al governo, il voto in autunno

La mozione impegna il governo a prendere questo tipo di iniziative, ma i termini adoperati dicono molto di più, il testo sembra destinato a far discutere la community Bitcoin italiana, che ha più volte respinto l’impianto concettuale di questi propositi negando che questi strumenti siano ideali per il terrorismo o il malaffare e denunciando si tratta di convinzioni senza il supporto di dati specifici. In effetti alcuni studi mostrano come la tracciabilità della moneta virtuale, il suo volume complessivo e il suo funzionamento sono piuttosto scomodi per la criminalità organizzata.

Il testo della mozione, però, suggerisce di limitarne l’uso:

(si impegna il Governo a) Porre in essere con urgenza ogni iniziativa di competenza finalizzata a limitare la diffusione del Bitcoin sino a quando non siano state adottate tutte le opportune iniziative normative sia sul piano europeo sia sul piano nazionale tese a regolamentare in modo compiuto ed organico l’intera materia relativa all’utilizzo della suddetta tipologia di moneta virtuale e, più in generale delle crittovalute, con particolare riferimento al pieno assoggettamento alla normativa antiriciclaggio e alla tracciabilità e identificabilità delle operazioni; ad assumere iniziative per rafforzare il sistema di monitoraggio delle transazioni che avvengono attraverso l’utilizzo del Bitcoin.

Giovanni Paglia, 34 anni, laurea in scienze politiche e bancario, è il primo firmatario della mozione sui Bitcoin. Deputato di SEL dal 2013, è subentrato a Sergio Boccadutri (passato al PD) alla tesoreria del partito di Nichi Vendola. Giovanni Paglia, 34 anni, laurea in scienze politiche e bancario, è il primo firmatario della mozione sui Bitcoin. Deputato di SEL dal 2013, è subentrato a Sergio Boccadutri (passato al PD) alla tesoreria del partito di Nichi Vendola. Anche il suo predecessore aveva firmato una proposta di legge sui Bitcoin, poi ritirata.

L’on. Paglia è consapevole che la mozione rappresenta un testo della opposizione all’attuale governo, inoltre ci vorrà del tempo per arrivare al voto in aula, probabilmente dopo l’estate. Resta convinto però che sia importante discuterne e aver messo il tema di nuovo all’ordine del giorno:

La mozione è stata depositata, ma non ancora calendarizzata per la discussione. Quello che mi aspetto è che almeno il Parlamento sia costretto ad attivarsi sul tema, che per quanto marginale su macroscala, apre prospettive che non possono essere ignorate, né affrontate tardivamente.

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